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Parigi 2024, Odette Giuffrida: “L’obiettivo è vincere. Sarò me stessa, poi tutto sarà conseguenza”

15 luglio 2024 | 15:17
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Parigi 2024, Odette Giuffrida: “L’obiettivo è vincere. Sarò me stessa, poi tutto sarà conseguenza”

L’Azzurra punta al terzo successo personale a cinque cerchi, dopo l’argento di Rio e il bronzo di Tokyo

Ostia – Due Olimpiadi in carriera e due medaglie a cinque cerchi in bacheca. L’argento di Rio 2016 e il bronzo di Tokyo 2020 brillano, accanto alle molteplici medaglie vinte (tra di esse un oro mondiale) in un viaggio straordinario sul tatami del judo. Odette Giuffrida è una delle atlete più importanti di una nutrita Nazionale che punta al podio olimpico di Parigi 2024. Si prepara ad affrontare la sua terza esperienza olimpica, che sogna di vivere al meglio.

L’Azzurra sogna in grande e crede in se stessa, allenandosi quotidianamente insieme agli altri Azzurri, al Centro Olimpico Fijlkam Matteo Pellicone di Ostia. Lo racconta nell’intervista rilasciata alla Fijlkam (fijlkam.it) e pochi giorni dall’inizio dei Giochi di Parigi.

Di seguito la sua intervista – Fonte Fijlkam (fijlkam.it)

Buongiorno Odette! Iniziamo con una domanda facile facile… chi vincerà l’Olimpiade nella categoria -52 kg?

“Io… hahaha… questa era facile! Alza un po’ il livello”.

Ok, ma intanto presentati: nome cognome categoria di peso e risultati sportivi di maggiore rilievo… vai!

“Sono Odette Giuffrida, ho 29 anni ed i miei risultati più importanti sono le due medaglie olimpiche, argento a Rio e bronzo a Tokyo 2021, poco fa ho vinto un Mondiale, l’anno scorso ho fatto terza al Mondiale, varie medaglie nei vari Grand Slam ed agli Europei”.

Qual è il tuo primo ricordo dell’Olimpiade, che riesci a mettere a fuoco e qual è la sensazione che provi oggi pensando all’Olimpiade?

“Il mio primo ricordo se penso all’Olimpiade, proprio il primissimo che affiora alla mente è quando ho vinto la semifinale a Rio, che finalmente avevo realizzato quello che continuamente vivevo nella mia testa prima che arrivasse quel giorno; e poi girarmi e vedere la mia famiglia piangere di orgoglio e felicità sugli spalti… sicuramente questi sono i momenti che maggiormente mi salgono alla mente se penso alle Olimpiadi”.

Quello che provo adesso invece, è il pensiero dell’intero percorso che mi ha portato ad essere qui oggi, la persona che sono e quanto io sia veramente migliorata e non solo come atleta, perché l’Olimpiade è sì, una questione di sport, ma anche personale”.

Hai già due esperienze olimpiche alle spalle e quella a Tokyo è stata indubbiamente particolare, ma come immagini possa essere questa a Parigi?

“Sicuramente Parigi sarà differente dall’Olimpiade a Tokyo, nonostante io non sia un’atleta che sente molto il pubblico, sono abbastanza concentrata su me stessa quando combatto, però la differenza la farà sicuramente la mia famiglia, che finalmente potrò avere sugli spalti con me, che è una cosa che mi è mancata molto a Tokyo e, viceversa, ho vissuto pienamente a Rio. Ricordo infatti, che la prima cosa che ho fatto dopo aver vinto la medaglia a Tokyo ho preso il telefonino e ho videochiamato la mia famiglia. A Parigi potrò vivere felicemente l’esperienza assieme a loro”.

Prova a chiudere gli occhi ed immagina di vivere la giornata della tua gara, come la affronti, quali le abitudini, i riti, se ce ne sono?

“Io credo che l’Olimpiade sia una gara come le altre; quindi, la mia routine sarà quella di sempre: mi sveglio e come faccio tutti i giorni prego e ringrazio per l’opportunità di avere un’altra giornata, successivamente mi attiverò un po’, farò la colazione, una doccia fredda, poi si va a dare tutto, a combattere e a divertirsi.

L’obiettivo di queste Olimpiadi è vincere, è ovvio. Penso che chiunque salga sul tatami abbia l’obiettivo di vincere. E se quello è l’obiettivo io mi auguro di scendere dal tatami orgogliosa e felice di me stessa. Spero di dare tutto quanto e di essere Odette! Essere me stessa. E la vittoria poi, sarà una conseguenza”.

C’è un pensiero che vuoi condividere con noi da rivolgere a chi, in questo percorso, ha avuto un ruolo particolare?

“Vorrei ringraziare tanto tutte le persone che mi sono state accanto, la mia famiglia che sicuramente è stata la mia motivazione più forte, cercare di ripagarli per tutto quello che hanno fatto per me, i miei amici, le mie amiche che sono sempre state presenti nei momenti più difficili ed anche in quelli in cui bisogna festeggiare. Voglio ringraziare il Gruppo Sportivo dell’Esercito, è stato la mia seconda famiglia, mi ha supportato e sopportato sempre, da quando avevo 17 anni, sono stati i primi a credere in me. Poi ovviamente il mio primo allenatore, il Maestro Gregorio, il mio primo club, un piccolo club, il Talenti Sporting Club. Ovviamente Dario (Romano, ndr) che è stato il mio primo coach in nazionale, nonché un mio secondo padre. E Francesco, Antonio, tutti i preparatori che mi hanno aiutata ad essere l’atleta che sono oggi. Il mio mental coach Laura Pasqua, che mi ha veramente fatto fare un grande cambiamento. Se posso, vorrei approfittare di questo momento per consigliare di farsi seguire da un mental coach, perché in Italia è ancora un argomento tabù ed io credo che sia veramente importante. Vorrei davvero ringraziare tutti quanti, la FIJLKAM e tutti quanti hanno fatto parte di questo bellissimo viaggio”.

Foto Fijlkam

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