Il fatto

Cronache estive di un pendolare della Roma-Lido

16 luglio 2024 | 18:50
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Cronache estive di un pendolare della Roma-Lido
Cronache estive di un pendolare della Roma-Lido
Cronache estive di un pendolare della Roma-Lido
Cronache estive di un pendolare della Roma-Lido

Cosa succede sulla Roma-Lido in piena estate? Viaggiare verso Ostia diventa una prova di coraggio

Ostia, 16 luglio 2024- Essere un pendolare è sempre difficile; ma essere un pendolare della Roma-Lido, tra le più complesse tratte ferroviarie italiane, è difficilissimo. Se, a questa situazione non del tutto rosea, si aggiunge la consapevolezza che s’è fatto ormai metà luglio, lo scenario assume inquietanti bagliori catastrofici.

Un martedì estivo, esterno giorno. Com’è usuale, la banchina della freccia mare è gremita di gente. Qualcuno porta sotto braccio l’ombrellone da piantare nelle affollate e agognate spiagge ostiensi. Quel che il turista non sa è che ad Ostia potrebbe non arrivare. Lo sa benissimo, invece, lo sventurato pendolare – o coraggioso?- che è avvezzo ai disservizi della tratta. Arrivare a casa è una questione di statistica. La probabilità di rientrare è la maggioranza, ma non è assoluta.

Stavolta, 15 luglio 2024, il treno parte puntuale, poco dopo le tredici. Qualcuno riesce a sedersi, qualcun altro resta in piedi. Ma anche a questo il pendolare è abituato: le persone che vogliono raggiungere i lidi sono sempre tante; guai a dire, invece, che sono i treni ad esser pochi. La prima sorpresa è che l’aria condizionata è così bassa che potrebbe anche esser spenta, non farebbe differenza. I più previdenti – è qui che si vede l’esperienza del mezzo – si sono muniti di ventaglio. Agli altri toccheranno quaranta minuti di sofferenza, il tempo di percorrere la tratta. O no?

Stavolta il nostro trenino se la prende comoda, procedendo quasi a passo d’uomo per le prime fermate. Cammina così piano che ad un punto si ferma: rimane immobile in mezzo al niente, sotto il sole, con le porte chiuse. L’aria condizionata? Rimane bassa. L’aria si fa bollente e anche gli animi non sono da meno. Qualcuno pronuncia l’immancabile battuta sulla sauna. Poi, quando il treno si ferma per una seconda volta, passa anche la voglia di scherzare. Ancora caldo, ancora porte chiuse, ancora poca aria condizionata.

Con grande stento, si arriva ad Acilia. E qui il treno esala l’ultimo respiro – i pendolari invece di respiro ne hanno poco – e si ferma. La voce metallica dell’altoparlante annuncia che i giochi son finiti, bisogna scendere. Per arrivare ad Ostia, ci sono le provvidenziali linee Atac – una sola in realtà, lo 04 – e le navette, che non si son viste. La fiumana di pendolari accaldati e, a dirla tutta, un poco nervosi, si precipita fuori dalla stazione e, dall’altra parte della strada, raggiunge la fermata. La gente è così tanta da finire in strada, intralciando il percorso delle macchine. La banchina ha una misera pensilina, troppo poco per coprire dal sole al suo apice. Qualcuno approfitta del nasone in piazza, sognando refrigerio. Qualcuno, arresosi all’inefficienza del trasporto pubblico, chiama un taxi.

Passa lo 04: ora a vincere è il più forte, il più veloce, quello che sgomita meglio. E’ la legge della giungla però applicata ai mezzi Atac: chi rimane a terra – perché non è stato abbastanza rapido – inveisce contro l’autista. Qualcun altro prova a chiedere informazioni su quale mezzo passerà successivamente – leggi anche: ma le navette esistono davvero?- . Poco dopo, da qualche dove giunge notizia che la linea è ripristinata.

Pieno di fiducia, il pendolare – assieme a molti altri pendolari – ritorna verso la stazione, ormai sudatissimo, bollente, a rischio malore. La prossima volta porterà un ventaglio e una bottiglia d’acqua in più. Il treno arriva: speriamo sia la volta buona. L’aria condizionata stavolta c’è, probabilmente è un segnale di pace: non è vero. Come prima, più di prima, il convoglio va lentissimo verso Ostia, impiegandoci il doppio del tempo. Il pendolare sa che la sua è stata una prova di coraggio che dovrà ripetere, malaugurata sorte, il giorno dopo.

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