Roma, torture e violenze sui pazienti: incubo in un Cem gestito dalla Croce Rossa

16 luglio 2024 | 11:36
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Roma, torture e violenze sui pazienti: incubo in un Cem gestito dalla Croce Rossa

Sono 10 in tutto gli operatori sociosanitari del centro di educazione motoria arrestati

Roma, 16 luglio 2024 – Incubo in un centro di educazione motoria (Cem), dove venivano messe in atto torture, maltrattamenti e violenze. Il centro gestito dalla Croce rossa italiana. I carabinieri del Nucleo investigativo della Capitale hanno eseguito un’ordinanza di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di dieci operatori sociosanitari, cinque dei quali gravemente indiziati del reato di tortura e gli altri cinque gravemente indiziati del reato di maltrattamenti nei confronti di persone a loro affidate per ragioni di cura, vigilanza e custodia, reati aggravati dalla qualifica di incaricati di pubblico servizio. Per uno degli indagati è stato inoltre ipotizzato il reato di violenza sessuale in quanto in una circostanza è gravemente indiziato di avere palpeggiato un paziente. (Fonte: Adnkronos)

Il commento di Rocca

«Apprendo con dolore e sconcerto dell’operazione portata avanti dall’Arma dei Carabinieri che ha condotto all’arresto di 10 operatori sociosanitari che prestavano servizio al Centro di Educazione Motoria gestito dalla Croce Rossa Italiana e di Roma. Gli indizi di reato configurano condotte odiose e ripugnanti, emerse proprio a seguito delle denunce e dalle segnalazioni da parte del Comitato della Croce Rossa di Roma, che ringrazio per questo. Ho massima fiducia nelle forze dell’ordine e nei tantissimi volontari che operano quotidianamente per alleviare le sofferenze dei più fragili. Così come esprimo fiducia nei vertici della Croce Rossa Italiana e di Roma che sapranno porre in essere tutte le misure necessarie per ripristinare la dignità violata degli ospiti del CEM. La condotta orribile di alcuni dipendenti, se confermata, non potrà macchiare lo straordinario lavoro dei tantissimi volontari che quotidianamente si spendono nelle loro comunità. Auspico che la giustizia faccia il suo corso nel più breve tempo possibile e che coloro che dovessero essersi macchiati di reati così gravi, vengano puniti con il massimo rigore. A nome mio e della Giunta della Regione Lazio esprimo la vicinanza e la solidarietà alle vittime e alle loro famiglie. È nostro dovere garantire che strutture destinate alla cura e alla riabilitazione siano luoghi di rispetto, sicurezza e dignità. Episodi del genere non devono più ripetersi. La tutela dei più fragili è un principio fondamentale della società e deve essere difeso».

Lo ha dichiarato il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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