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Presunta corruzione in Liguria, il governatore Toti si dimette

26 luglio 2024 | 11:25
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Presunta corruzione in Liguria, il governatore Toti si dimette

Il presidente della Regione getta la spugna dopo 3 mesi ai domiciliari: “E’ necessario che i cittadini tornino ad esprimersi”

Genova, 26 luglio 2024 – “Dopo tre mesi dall’inizio dei miei arresti domiciliari e la conseguente sospensione dall’ incarico che gli elettori mi hanno affidato per ben due volte, ho deciso sia giunto il momento di rassegnare le mie irrevocabili dimissioni da presidente della Giunta regionale della Liguria”. Inizia così la lettera che l’ex governatore ligure, ai domiciliari per corruzione dallo scorso 7 maggio, ha inviato ai vertici regionali dopo sue dimissioni.

Giovanni Toti agli arresti domiciliari: è accusato di corruzione

“Oggi sento come necessario che i cittadini tornino ad esprimersi per ridare alla politica, al più presto, quella forza, quella autorevolezza, quello slancio, indispensabili ad affrontare le moltissime sfide che la Regione ha di fronte per continuare nel percorso di modernizzazione e crescita economica” aggiunge Toti. “Lascio una Regione in ordine. Ho atteso fino ad oggi per rassegnare le mie dimissioni per consentire al Consiglio regionale di approvare l’assestamento di bilancio e il rendiconto, fondamentali per la gestione dell’ente” conclude. (fonte: Adnkronos)

Presunta corruzione in Liguria, Toti resta ai domiciliari: “E’ pericoloso”

La Lega: “L’arresto è un tentativo di sovvertire il voto”

“In Liguria siamo di fronte all’ennesimo tentativo di sovvertire il voto popolare usando inchieste e arresti. La Lega non si fa intimidire e i cittadini sapranno rispondere democraticamente riconfermando il centrodestra che ha rilanciato la Regione da tutti i punti di vista”. Così una nota della Lega, dopo la notizia delle dimissioni del governatore.

Calenda: “Indegno in uno stato di diritto”

Toti è un nostro avversario. La valutazione sulla sua gestione è negativa. I profili di conflitto di interessi sono quanto di più estraneo alla prassi di Azione si possa immaginare. Ma forzare le dimissioni di un Governatore attraverso l’imposizione di misure cautelari a pioggia è indegno di uno Stato di diritto. Così come indegno è usare le inchieste come fondamento di un confronto politico. Non è stata un bella pagina per la democrazia italiana”. Così Carlo Calenda su X.

Bonelli: “Un atto dovuto”

“Le dimissioni di Toti erano un atto politicamente dovuto per il fallimento delle sue politiche che hanno portato la sua Regione a vedere compromessi diritti e prestazioni essenziali: dalla sanità pubblica al trasporto con una forte aggressione all’ambiente. Ora rimaniamo uniti per vincere le elezioni e per costruire una Liguria rispettosa del territorio, dell’ambiente della partecipazione e della democrazia. Una delle regioni più cementificate che deve invece pensare a tutelare la sanità pubblica, il trasporto pubblico, difendere e potenziare le aree protette e rilanciare l’economia guardando alle grandi sfide della transizione verde che deve essere sostenibile dal punto di vista sociale ed economico per le imprese.” Cosí in una nota Angelo Bonelli, deputato di Verdi e Sinistra.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio

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