Choc a Roma, sgozza un cane in pieno giorno. Ma non va in carcere, solo domiciliari

31 luglio 2024 | 15:34
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Choc a Roma, sgozza un cane in pieno giorno. Ma non va in carcere, solo domiciliari

Dopo averlo decapitato, l’uomo ha lanciato il cadavere del povero cagnolino verso i poliziotti. LNDC Animal Protection sul piede di guerra

Roma, 31 luglio 2024 – A Roma, in zona Rocca Cencia, un uomo avrebbe assistito a una scena agghiacciante: il suo vicino stava sgozzando un cane nel proprio giardino, in pieno giorno. L’uomo ha quindi chiamato immediatamente la Polizia che, al suo arrivo, ha potuto soltanto constatare che il povero animale era già morto. Vedendo gli agenti, l’assassino ha prima lanciato contro di loro il corpo senza vita del cane e poi ha cercato di barricarsi in casa lottando contro i poliziotti. Alla fine, però, sono riusciti ad arrestarlo per lesioni e minaccia a pubblico ufficiale.

LNDC Animal Protection sporge denuncia per l’uccisione del cane ai sensi dell’art. 544-bis del Codice Penale e si costituirà parte civile nel processo a carico dell’uomo, che attualmente si trova ai domiciliari.

“Mi auguro che questa persona, che si trova nuovamente a casa sua, venga monitorata con la dovuta attenzione affinché non faccia di nuovo qualcosa di così terribile. Tra l’altro non è ancora chiaro se il povero cane fosse suo o meno. In quest’ultimo caso, questa persona dovrebbe essere tenuta costantemente sotto controllo per scongiurare che trovi altri animali da torturare in questo modo. Personalmente, trovo particolarmente grave che l’arresto sia avvenuto per le lesioni all’agente di Polizia – a cui va la mia solidarietà – e non per l’uccisione dell’animale. Ad oggi, però, questo è ciò che prevedono le nostre leggi e perciò torniamo ancora a chiedere che vengano cambiate, anche alla luce della frequenza sempre più inquietante delle violenze efferate che vengono perpetrate nei confronti degli animali”, commenta Piera Rosati – Presidente LNDC Animal Protection.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio

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