Olimpiadi di Parigi 2024: lo sport italiano decolla, il calcio tracolla. Com’è possibile?
Gli Azzurri olimpici conquistano medaglie su medaglie, di ogni metallo, mentre la Nazionale di calcio ci fa ingoiare bocconi amari da 15 anni. Sembra un paradosso, ma non lo è
Parigi, 31 luglio 2024 – Quanto durerà l’effetto Olimpiadi? Ora tutti si trovano attaccati al televisore alla radio, mentre i più audaci, appassionati o benestanti sono volati a Parigi per seguirle dal vivo. In fondo cantare l’Inno di Mameli nelle arene francesi è un po’ un sogno sportivo di tutti gli italiani, con buona pace dei nostri cugini. E, come in un sogno di mezz’estate, i veleni del calcio sono stati messi da parte. Non solo perchè la nostra Nazionale non partecipa ai Giochi Olimpici (in cui, a proposito di calcio, vigono regole proprie) ma, fondamentalmente, perchè adesso non interessa a nessuno. Calciomercato permettendo, ovviamente.
Lo sport italiano decolla, il calcio tracolla
Ci sarà tempo per pensarci dato che dal 17 agosto, data in cui inizierà il campionato di Serie A 2023-2024, quasi tutti torneremo a litigare sul Var che non funziona, sul rigore o non rigore, tra qualche insulto e l’altro. Insomma, tornerà tutto alla normalità. Tanto vale godersi queste Olimpiadi che, al netto delle polemiche politiche che interessano solo a chi le tira fuori (anzi, probabilmente neanche a loro) rappresentano una meravigliosa anormalità. Uno strano senso di patriottismo, quello vero, che sale quando i nostri Azzurri mettono piede in pedana, sul ring, nel rettangolo, in vasca. E chi più ne ha, più ne metta. Si tratta di 2 settimane in cui chiunque di noi ha l’opportunità di vedere più da vicino sport che, purtroppo, non godono della stessa attenzione mediatica di cui gode il calcio. Di cui, spesso e volentieri, non si conoscono gli atleti più importanti e le loro storie: fatti fuori appassionati ed intenditori, chi conosceva Nicolò Martinenghi, Thomas Ceccon o Angela Andreoli? Ma in fondo chi è senza peccato, scagli la prima pietra. Non c’è nulla di male: le Olimpiadi servono anche a questo. Ad aprire nuovi mondi, sportivi e non solo.
Fior di medaglie a Parigi
Già, perchè da Parigi stanno fioccando le medaglie Azzurre, un po’ dappertutto: nuoto, canoa, scherma e addirittura nella ginnastica artistica femminile, dove le Fate sono riuscite a portare a casa un Argento che mancava dalle Olimpiadi di Amsterdam 1928, quasi un secolo fa. E molte altre ne arriveranno: aspettiamo con ansia Gimbo Tamberi e Marcel Jacobs, tanto per dire. E dal medagliere virtuale aggiungiamo quelle potenziali che avrebbe potuto portare a casa Jannik Sinner, fermato dalla tonsillite. E tanti altri ancora.
Lo sport italiano è decollato, e non lo scopriamo con i Giochi Olimpici in corso, ma bensì rappresenta un’ulteriore conferma. Eppure, nel periodo di massimo splendore per le discipline sportive nostrane, il calcio tracolla. Con l’entusiasmo con cui gli Azzurri olimpionici stanno contagiando l’Italia, ci siamo già dimenticati che poche settimane fa siamo stati umiliati agli Europei di Germania 2021. L’ennesimo boccone amaro, umiliante, che siamo costretti a mandare giù dal 2010 a questa parte (ormai è assodato che il trionfo di Wembley è stato un bell’incidente della storia). Ma è un paradosso: com’è possibile che il calcio, sport popolare per eccellenza in Italia, si trovi in un pozzo senza fondo, proprio mentre il resto delle discipline vive il suo momento d’oro? Credo che le motivazioni siano sostanzialmente 2.
Il calcio come sport popolare
La prima è che il calcio è uno sport popolare, appunto. Ma il termine “popolare” non è una parola messa lì a caso, un eufemismo giornalistico o storico a cui tutti ci siamo abituati. Ha un suo perchè. Significa che “nasce” per strada, tra i ceti medio-bassi, in alcuni casi tra coloro che, come dice il proverbio, non hanno nemmeno i soldi per piangere (a differenza di altri sport, come più tardi vedremo). E allora i bambini, che spesso senza troppi stimoli o possibilità, ripiegano su un semplice pallone, che può possedere anche chi non è abbiente. Giocare a calcio per strada o nei prati, con le piante a fare da porte, non costa nulla. Si affina la tecnica senza nemmeno volerlo. Ma, soprattutto, ci si diverte. Ecco: bisogna ricordarsi che nello sport, come in ogni passione che ci muove, ciò che conta è il divertimento, il lasciarsi andare al proprio estro, l’uscire fuori dagli schemi. E una volta in Italia era così.
Ma oggi le cose sono cambiate. I ragazzi vengono mandati nelle scuole calcio in cui t’insegnano come fare la diagonale (appassionante per un bimbo di 7-8 anni…), t’insegnano a “menare” se non sei particolarmente dotato tecnicamente, a molti allenatori interessa più insegnare il 3-5-2 o 4-3-3 piuttosto che permettere a quei ragazzini liberi di esprimersi, sognare, imitare le gesta dei loro campioni preferiti e scoprire il loro talento nascosto. Già, questo non conta. L’obiettivo (degli adulti) è semplice: vincere la partita del sabato o della domenica.
Qual è il risultato di questa politica chiusa e ristretta? Non tiriamo fuori un campione da almeno 20 anni. Tranne Donnarumma, che però è un portiere. Ma dei vari Totti, Del Piero, Baggio e chi volete, non si vede nemmeno l’ombra. Chissà se anche a loro gli allenatori hanno insegnato, come prima cosa da bambini, le diagonali o il 3-5-2.
L’Italia decadente
Oltre al motivo strettamente tecnico e legato alle scuole calcio, di cui abbiamo già parlato una volta, credo che ci sia anche un’altra motivazione. L’eccessiva quantita di denaro che gira nell’industria calcio crea un’inevitabile spaccatura tra club-Nazionali, giocatori e tifosi, con quest’ultimi che iniziano a sentirsi molto più clienti che appunto, tifosi appassionati. Stiamo parlando di miliardi e miliardi di euro, che gli altri sport si sognano. Nell’ottica delle aziende (le squadre) questo va anche bene, dato che conta il guadagno ed il ritorno dagli investimenti. Ma da un punto di vista prettamente sociale e lungimirante, rischia di rappresentarne la pietra tombale.
Giocatori che ogni anno giurano amore e baciano gli stemmi, per poi scappare alla prima offerta più ricca, anche a rischio di giocarsi dalla carriera. Pensiamo a coloro che sono nel fiore degli anni e decidono di andare a giocare in Arabia Saudita, piuttosto che rimanere a giocare in campionati competitivi. Ciò dimostra come, quasi sempre, il denaro conti più della carriera Quest’ultima non è più il fine, ma il mezzo per arrivare ai macchinoni alle mega-ville con piscina da 10 stanze. E’ tutto figlio della nostra epica, una sorta di neo-decadentismo in cui conta l’apparire, non l’essere. Contano foto su Facebook e storie su Instagram, piuttosto che la realtà dei fatti (che spesso e volentieri, è l’opposto di quella che si vuol mostrare).
Questa non è retorica, attenzione. I calciatori non sono mai stati dei poveracci e non devono nemmeno esserlo, dato che intrattengono milioni di persone in tutto il mondo (o anche solo in Italia). Il discorso è ben più ampio: salvo rarissimi casi, non ci sono più giocatori che trascinano, che fanno sognare i più piccoli, i potenziali campioni del futuro. A differenza di quanto sta accadendo in molti altri sport in cui girano molto meno soldi, che spesso sono frutto delle loro vittorie (guadagnano in base a quanto vincono, non hanno stipendi fissi essendo “lavoratori in proprio” ed il grosso arriva dagli sponsor, ma anch’essi sono attratti solo da chi vince). Ostentano molto meno, preferendo concentrarsi sul duro lavoro. Si pongono meglio, anche davanti alle telecamere, rispetto ai colleghi calciatori. Non si sentono divinità in terra. Un mix di cose grazie al quale chi li guarda sogna di essere come loro, non avere ciò che hanno loro.
L’augurio è che anche il calcio torni a splendere: è inaccettabile che lo sport popolare abbia raggiunto i livelli mediocri a cui ci stiamo abituando. La speranza è che quanto avvenuto ad Euro 2021, e soprattutto ciò che sta succedendo alle Olimpiadi di Parigi, possa far riflettere chi di dovere. A cominciare da noi tutti. (Le foto degli atleti Azzurri alle Olimpiadi sono state prese dal profilo Instagram @italiateam, mentre quelle della Nazionale di calcio dal Sito web Federazione Italiana Giuoco Calcio).