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Parigi 2024, il match di pugilato Carini-Khleif diventa un caso: l’intervento del Coni e della politica italiana

31 luglio 2024 | 15:14
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Parigi 2024, il match di pugilato Carini-Khleif diventa un caso: l’intervento del Coni e della politica italiana

L’incontro è in programma domani. Abodi: “Non è equo”

Parigi, 31 luglio 2024 – Si accende il dibattito alla vigilia del match di boxe tra Angela Carini e l’algerina Imane Khelif in programma domani alle Olimpiadi di Parigi 2024. L’atleta africana è sotto i riflettori per il suo status: è stata esclusa dagli ultimi Mondiali per i livelli elevati di testosterone e – secondo l’International Boxing Association che ha organizzato la rassegna iridata – per la presenza di cromosomi del sesso biologico maschile nel test Dna. Ai Giochi di Parigi, il Cio – che non riconosce l’Iba come ente legittimo – ha reso noto che l’atleta algerina è ammessa a partecipare perché soddisfa tutti i requisiti.

La posizione del Coni e di Abodi

La sua presenza nel torneo femminile non convince tutti. “Il Coni si è attivato col Comitato Olimpico Internazionale affinché i diritti di tutti gli atleti e le atlete siano conformi alla Carta Olimpica e ai regolamenti sanitari“, si legge sul sito del Coni.

Sul tema intanto si esprime anche il ministro dello Sport, Andrea Abodi. “Trovo poco comprensibile che non ci sia un allineamento nei parametri dei valori minimi ormonali a livello internazionale, che includa quindi europei, mondiali e Olimpiadi. Nell’evento che rappresenta i più alti valori dello sport si devono poter garantire la sicurezza di atleti e atlete, e il rispetto dell’equa competizione dal punto di vista agonistico. Domani, per Angela Carini non sarà così”, dice il ministro.

“Quello delle atlete e degli atleti transgender è un tema che va ricondotto alla categoria del rispetto in tutte le sue forme, ma dobbiamo distinguere la pratica sportiva dall’agonismo che deve poter consentire di competere ad armi pari, in piena sicurezza. È del tutto evidente che la dimensione dell’identità di genere in ambito agonistico pone il problema delle pari opportunità o delle stesse opportunità; non a caso, tante discipline sportive hanno posto dei vincoli per le atlete e atleti transgender necessari per poter permettere di gareggiare alle stesse condizioni. In questo caso assistiamo a un’interpretazione del concetto di inclusività che non tiene conto di fattori primari e irrinunciabili”, aggiunge.

L’intervento della politica

Sull’argomento interviene via social il presidente del Senato, Ignazio La Russa. “Boxe: un transgender algerino contro una donna italiana ai Giochi olimpici…È politicamente scorretto dire che tifo per la donna?”, scrive.

Ieri, si è espresso il leader della Lega, Matteo Salvini. “Pugile trans dell’Algeria – bandito dai mondiali di boxe – può partecipare alle Olimpiadi e affronterà la nostra Angela Carini. Un’atleta messicana che l’aveva affrontata ha dichiarato ‘i suoi colpi mi hanno fatto molto male, non credo di essermi mai sentita così nei miei 13 anni da pugile, nemmeno combattendo contro sparring partner uomini’. Uno schiaffo all’etica dello sport e alla credibilità delle Olimpiadi. Basta con le follie dell’ideologia ‘woke’!”.

Pro Vita e Famiglia: “Il Coni pretenda il rispetto dei valori della Carta Olimpica”

“Chiediamo al Coni e al presidente Giovanni Malagò di intervenire con una protesta formale a tutela delle atlete italiane in gara alle Olimpiadi di Parigi: è profondamente scorretto che il Comitato Olimpico Internazionale costringa la pugile italiana Angela Carini a battersi contro l’atleta trans Imane Khelif, biologicamente uomo. Il Coni deve pretendere il rispetto dei valori della Carta Olimpica di fratellanza, solidarietà e soprattutto fair-play: autorizzare uomini trans ‘che si sentono donne’, come Imane Khelif o il taiwanese Lin Yu-ting, a gareggiare contro atlete realmente donne è una scelta antisportiva e un insulto alla dignità femminile, dato il palese sbilanciamento tra le due costituzioni fisiche. Proprio a causa degli alti livelli di testosterone Imane Khelif era stato escluso dagli ultimi mondiali di boxe dall’International Boxing Association, che organizza i mondiali della categoria, mentre il CIO usa criteri più incerti e meno restrittivi, e questo è assurdo. Si moltiplicano in tutto il mondo vicende di atleti trans biologicamente maschi che stravincono le gare femminili stracciando le avversarie donne, come nel caso dell’atleta paralimpica italiana Valentina Petrillo, discreto atleta nella categoria maschile diventato clamorosamente vincente dopo la transizione di genere e l’ammissione alle competizioni riservate alle donne». Così Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia

Foto Federazione Pugilistica Italiana – Facebook

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