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Il Mossad e gli omicidi mirati, una storia che si ripete: intervista a Maurizio Piccirilli

1 agosto 2024 | 22:00
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Il Mossad e gli omicidi mirati, una storia che si ripete: intervista a Maurizio Piccirilli

L’assassinio in Iran di Ismail Haniyeh, leader di Hamas, riaccende i riflettori sulle operazioni del Mossad. Un’intervista esclusiva con Maurizio Piccirilli ripercorre le passate azioni in Italia.

Un attacco aereo mirato compiuto dalle forze armate israeliane (in accordo col Mossad, l’agenzia di intelligence e servizio segreto dello Stato d’Israele) ha colpito nei giorni scorsi Teheran, uccidendo Ismail Haniyeh, capo del Politburo di Hamas, l’organo decisionale più importante dell’organizzazione (leggi qui). L’attacco è stato eseguito con un missile guidato che ha colpito il luogo in cui Haniyeh risiedeva nella capitale iraniana, poco dopo la sua partecipazione all’insediamento del nuovo presidente iraniano.

Hamas ha confermato la notizia con un comunicato, dichiarando: “Il fratello, leader, mujahid Ismail Haniyeh, capo del movimento, è morto in un attacco sionista al suo quartier generale a Teheran”. L’uccisione di Haniyeh rappresenta un colpo significativo per il gruppo radicale palestinese, che lo considerava una delle figure più importanti all’interno del movimento.

Haniyeh, in qualità di capo del Politburo, era responsabile della formulazione delle strategie politiche e delle decisioni operative di Hamas, con un’influenza che si estendeva ben oltre i confini di Gaza, raggiungendo il Qatar, dove il Politburo ha la sua sede ufficiale.

Si è parlato molto dell’omicidio del capo di Hamas in Iran, attribuito al Mossad. Ma non è certo la prima volta che Israele utilizza questi metodi per eliminare i suoi nemici. Anche Roma, per un periodo, fu terra di scontro, aspro e sanguinoso.

Ne parliamo con Maurizio Piccirilli, giornalista, capo della redazione della Cronaca di Roma del quotidiano Il Tempo negli anni ’80.

Puoi raccontarci come il Mossad ha operato in passato, specialmente in Italia?
“Negli anni ’80, Roma è stata teatro di una serie di omicidi mirati compiuti dal Mossad, l’agenzia di intelligence israeliana. Non c’era ancora Hamas, ma questi delitti avevano un obiettivo chiaro: eliminare i responsabili dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) che operavano in Europa.

Un esempio è l’omicidio di Naim Khader, un diplomatico palestinese, ucciso a Bruxelles nel 1981, che fa parte di una serie di operazioni simili. A Roma, nel giugno del 1982, fu ucciso Wael Zuaiter, un intellettuale e rappresentante dell’OLP in Italia, assassinato sotto casa sua a Monte Sacro da due uomini armati”.

Ci sono stati altri episodi simili in quel periodo?
“Sì, diversi. Un altro caso emblematico è quello avvenuto la mattina del 17 giugno 1982, sull’Appia, vicino all’incrocio con via Cave. Una macchina esplose alla fine di una rampa, uccidendo Husni Abdel Hadi, rappresentante di Yasser Arafat in Italia.

La bomba era innescata da un dispositivo al mercurio, una tecnica sofisticata utilizzata dal Mossad per far brillare esplosivi quando il veicolo cambia assetto”.

Questa tecnica era già stata usata in precedenza?
“Esatto. L’anno prima, all’ex Hotel Flora di via Veneto – la via della Dolce vita -, un’altra bomba al mercurio esplose nella camera da letto di Majed Abu Sharar, responsabile culturale dell’OLP.

Anche in questo caso, l’obiettivo era chiaro: eliminare un esponente di spicco dell’OLP. Questo tipo di attacchi, mirati e letali, erano un marchio di fabbrica del Mossad in quegli anni”.

In che contesto si inseriscono questi omicidi?
“Erano anni di grande tensione tra Israele e i gruppi palestinesi. L’OLP, che all’epoca rappresentava la principale organizzazione palestinese, aveva diverse rappresentanze in Italia, composte anche da intellettuali e studenti. Il Mossad aveva identificato queste persone come obiettivi prioritari, ritenendo che eliminare questi individui potesse indebolire l’OLP e ridurre la sua capacità operativa in Europa”.

Come rispondevano i palestinesi a questi attacchi?
“In risposta agli omicidi mirati, l’organizzazione palestinese Abu Nidal attaccò la sinagoga di Roma nell’ottobre del 1982, causando la morte di un bambino e ferendo decine di persone.

Fu una rappresaglia diretta contro la comunità ebraica italiana, segno di quanto fosse alta la tensione in quegli anni. Questa spirale di violenza colpì anche l’Italia, dimostrando come la guerra tra Israele e i gruppi palestinesi avesse conseguenze ben oltre il Medio Oriente”.

In quegli anni ci fu anche la strage del 1985 all’aeroporto di Fiumicino…
“La strage di Fiumicino del 1985, in cui un commando palestinese attaccò l’aeroporto uccidendo 13 persone, è un altro episodio di quella lunga stagione di violenze tra Israele e i gruppi palestinesi.

Anche se non direttamente collegata agli omicidi mirati del Mossad, questa strage dimostra come l’Italia fosse un campo di battaglia importante nella guerra ombra tra Israele e i palestinesi. Gli attacchi a obiettivi ebraici o israeliani in Europa erano una risposta diretta alle operazioni del Mossad”.

In conclusione, Maurizio, pensi che questi omicidi mirati abbiano avuto un impatto significativo sulla situazione in Medio Oriente?
“Sicuramente hanno avuto un impatto. Hanno contribuito a indebolire l’OLP e a mantenere alta la pressione su gruppi che Israele considerava una minaccia esistenziale.

Tuttavia, questi omicidi hanno anche alimentato un ciclo di violenza che, in molti casi, ha avuto conseguenze devastanti non solo in Medio Oriente, ma anche in Europa. Gli eventi di quegli anni, inclusi gli omicidi mirati e le rappresaglie palestinesi, hanno lasciato un’eredità di tensioni e conflitti che ancora oggi influenzano la politica internazionale”.

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