In carriera ha vinto di tutto, tranne l’Oro olimpico. La carta d’identità recita 37 anni, ai prossimi Giochi ne avrà 41. Djokovic all’ultima chiamata
Parigi, 4 agosto 2024 – Le lancette dell’orologio vanno avanti anche per chi sembra immortale. L’inesorabile scorrere del tempo è ciò che ci rende tutti uguali: è quanto di più democratico esista, anche se non piace a nessuno. Ma tant’è, questa è la realtà. Nello sport, poi, quelle lancette corrono al triplo della velocità, si diventa “vecchi” molto prima. Prendete Novak Djokovic, ad esempio. A tratti sembra terminator, ma la sua carta d’identità recita 37 anni. Giovane, forse giovanissimo per la vita quotidiana. Ma non per la dura legge del tennis.
Nole, tra poche ore, scenderà in campo sul campo centrale del Roland Garros contro Carlos Alcaraz: in palio c’è la medaglia d’Oro olimpica. Ovvero l’unico titolo che il fenomeno serbo non ha ancora affisso in bacheca. Quello a cui tiene di più, essendo un patriottico. Si ricorda dei bombardamenti Nato su Belgrado del 1999, ha visto con i suoi occhi la guerra civile in Jugoslavia. Nella sua visione, vuole regalare una gioia al popolo serbo, oltre che a se stesso. E’ il suo appuntamento con la storia. E la Serbia conta su di lui per cercare di arricchire il proprio medagliere, che al momento recita solo una medaglia d’Oro, poi nient’altro.
Djokovic all’ultima chiamata olimpica
Alle prossime Olimpiadi, che si terranno a Los Angeles, Djokovic avrà 41 anni. Sta talmente in forma che potrebbe anche giocarle, chi lo sa. Gli acciacchi dovuti all’età (sportiva), non si fanno sentire, salvo il problema che ha avuto al ginocchio nelle scorse settimane per cui si è anche dovuto operare. Sembrava l’inizio di un incubo: si diceva che avrebbe dovuto saltare Wimbledon e, soprattutto, i Giochi Olimpici. Una pallottola gli avrebbe fatto meno male. Ma Djokovic, quest’ipotesi, non l’ha neanche mai presa in considerazione. Sarebbe sceso in campo anche con una gamba sola, e lo ha fatto. A Londra come a Parigi, Nole deve fare i conti con una vistosa ginocchiera alla gamba destra. Ha accusato qualche dolore prima del match con Musetti, ma ha pubblicamente dichiarato che avrebbe giocato pure se i medici glielo avessero sconsigliato. Forse, se avesse avuto 20 anni, avrebbe fatto scelte diverse, con 3-4 Olimpiadi davanti. Ma questo lusso non può permetterselo neanche lui. Alcuni treni non ripassano più: ora o mai più. Anzi, Oro o mai più. Ma sulla sua strada c’è Carlos Alcaraz che, insieme a Jannik Sinner, si contenderà il trono del tennis per i prossimi 10 anni.
Il personaggio
Novak, in vita sua, ha vinto di tutto. Oltre ai 24 Slam vinti, detiene il record di 7 trionfi alle Atp Finals (record), di cui 4 consecutive (record), e 40 Masters 1000 (record). È l’unico tennista della storia ad aver trionfato in tre decenni diversi (2000-2009, 2010-2019 e 2020-2029) in tutte le categorie di tornei in singolare…escluse le Olimpiadi. Difficile dire se sia il più forte di sempre, i paragoni sono complicati ed ogni fase storica ha sue caratteristiche proprie. Come si fa a paragonare Djokovic (o chiunque altro dell’epoca moderna) a John McEnroe e Bjorn Borg, che utilizzavano le racchette di legno? Ma, certamente, è il più completo della sua epoca, appunto. Intendiamoci: Federer era il tennis fatto persona. Ma non si era mai visto un tennista che, a 37 anni, stesse ancora pienamente al top, affamato come un 18enne. E’ questo che fa la differenza.
Eppure, nonostante ciò, non è mai stato amato come forse avrebbe voluto. Anzi, qualcuno lo odia. Una serie di fattori hanno sempre giocato contro di lui, anche sugli spalti. Djokovic, per alcuni, è “colpevole” di essere nato nell’epoca sbagliata, quella di Federer e Nadal, beniamini del pubblico. Lui si è infilato dopo, si è intromesso di prepotenza senza chiedere il permesso a nessuno, spezzando il loro dominio. Anche nell’ultimo match con Rafa, proprio alle Olimpiadi di Parigi – dove il maiorchino è crollato di fronte allo strapotere del serbo – il pubblico era tutto per lo spagnolo. E per Djokovic andava bene così: i fischi ed il tifo avverso si trasformano in adrenalina. E spesso e volentieri è lui a cercare lo scontro con il pubblico, come quando fa il classico gesto dell’orecchio, molto più calcistico che tennistico.
Insomma, Djokovic è così. E’ uno divisivo, come dimostra il suo rifiuto di farsi il vaccino anti-Covid, un diniego che gli costò la partecipazione all’Australian Open 2022. Le autorità australiane lo rispedirono in Serbia, dato che non era permesso ai non vaccinati di entrare nel Paese. In più il Governo temette che, essendo molto popolare, la sua scelta di non vaccinarsi potesse essere emulata dagli australiani. Dunque, dopo una lunga telenovela, Djokovic venne dunque messo sul primo aereo utile. La vicenda divenne un vero proprio caso diplomatico tra Canberra e Belgrado, anche perchè venne messo in isolamento vari giorni. Per lo stesso motivo, ovvero la mancata vaccinazione, fu costretto a saltare anche gli Us Open.
Insomma, Nole è così. Ma adesso il passato non conta più. In palio c’è solo una cosa: l’Oro. Anche l’Argento, certo, ma di “arrivare secondo” non vuole nemmeno sentir parlare. Obiettivo: entrare nell’Olimpo. Perchè, molto probabilmente, dopo questa finale la porta si chiuderà, forse definitivamente. (Foto: Instagram @djokernole)
ilfaroonline.it è su GOOGLE NEWS. Per essere sempre aggiornato sulle nostre notizie, clicca su questo linke seleziona la stellina in alto a destra per seguire la fonte.