IL COMMENTO |
Sport
/

Parigi 2024, Italia e quarti posti. Elogio alla medaglia di legno

11 agosto 2024 | 13:13
Share0
Parigi 2024, Italia e quarti posti. Elogio alla medaglia di legno

Il bottino Azzurro attualmente conta 40 medaglie all’attivo, come Tokyo. Il medagliere sarebbe potuto essere ancor più ricco, se non avessimo collezionato ben 24 quarti posti. I quali, però, vanno osannati ed esaltati

Parigi, 11 agosto 2024 – Alla chiusura delle Olimpiadi di Parigi 2024 manca ancora qualche ora, ma le somme possiamo tirarle già adesso. E, per quanto riguarda l’Italia, sono ben 2 i record da riportare. Gli Azzurri concluderanno i Giochi Olimpici con almeno 40 medaglie (è in corso la finale dell’Italvolley femminile), come Tokyo, impresa che sembrava impossibile. L’altro dato di fatto è che ad essere aumentate, nello specifico, sono le medaglie d’Oro: se in Giappone non eravamo andati oltre quota 10, quando ci fu il boom italiano nell’atletica, in Francia già stiamo a quota 11. E potrebbero diventare 12, se l’Italvolley dovesse battere gli Stati Uniti. Tra le mille polemiche e difficoltà, l’Italia ha fatto il suo, come sempre del resto. Il medagliere sarebbe potuto essere ancor più succoso se non avessimo collezionato ben 25 quarti posti. Non so se sia record del mondo, ma poco ci manca. Insomma: oltre all’Oro, l’Argento ed il Bronzo, portiamo a casa tante medaglie di legno. Le quali, però, vanno comunque osannate ed esaltate.

Olimpiadi di Parigi 2024, l’Italia brilla. E punta a fare meglio di Tokyo 2020

Elogio alla medaglia di legno

L’importante non è vincere, ma partecipare” disse il barone Pierre De Coubertin, fondatore dei Giochi Olimpici moderni, in occasione di una riunione del Comitato Olimpico Internazionale nel 1896 riferendosi allo scarso numero di Nazioni partecipanti alle prime Olimpiadi di Atene: solo 14 tra cui l’Italia. Per cui si trattava di un appello alle varie Nazioni ad aderire alla nuova rivoluzionaria, per l’epoca, iniziativa. Ma la frase del barone, nel corso degli anni, è stata oggetto di riflessioni, approfondimenti e, soprattutto, errori di valutazione.

Bisogna intendersi: nessuno scende in campo per perdere o per non vincere. Chiunque pratichi uno sport in cui vige la competizione – da quello amatoriale a quello olimpionico – lo fa per un unico fine: la vittoria. Tuttavia, non sempre si vince. Anzi, sono molte più le volte in cui si perde, se non altro per questioni matematiche. E allora come si giustifica la frase del barone? Va interpretata come un invito ad impegnarsi al massimo, a donare se stessi allo sport, a lasciare tutto sul campo, uscire con la maglia sudata (come si suol dire soprattutto nel calcio), non lasciare nulla d’intentato. Ecco cosa s’intende con “partecipare”, non di certo fare le belle statuine che si “accontentano” di essere lì. Che l’atleta arrivi primo o arrivi ultimo, in questo caso, non cambia: ciò che conta è l’abnegazione. Perchè solo chi pratica sport conosce i sacrifici che ci sono dietro, quelli che non si vedono. Ma che sono i più importanti di tutti, forse anche più della medaglia d’Oro.

Olimpiadi di Parigi 2024: lo sport italiano decolla, il calcio tracolla. Com’è possibile?

L’esempio di Benedetta Pilato

Un esempio? Pensiamo a Benedetta Pilato, 19enne arrivata quarta nei 100 rana per un solo, dannato, centesimo di secondo. Intervistata nel post-gara dalla giornalista Rai Elisabetta Caporale – intervista che è diventata una questione nazionale – ha detto: “Ci ho provato fino alla fine, mi dispiace. Però sono lacrime di gioia. Sono troppo contenta, è stato il giorno più bello della mia vita”. “Ma veramente?” ha risposto la giornalista, evidentemente incredula nel fatto che una 19enne potesse essere così felice di arrivata quarta e, dunque, essere la quarta nuotatrice rana più forte del mondo.

Ma non è tutto. Poco dopo ci ha pensato l’ex campionessa olimpica Elisa Di Francisca, medaglia d’Oro nella scherma alle Olimpiadi di Londra 2012, a metterci il carico da 90: “Non c’ho capito niente. Ma lei c’è rimasta male, obiettivamente è rimasta male, è impossibile, non può essere contenta. Cioè ‘non ci credevo’, è assurdo, surreale questa intervista, devo essere sincera. Non voleva andare sul podio e allora che c’è andata a fare? Rabbrividisco. Fatene un’altra di intervista per capire cosa voleva dire, servono i sottotitoli. Io non l’ho capita”. Dichiarazioni che, giustamente, hanno fatto scalpore. Anche perchè provengono dalla bocca di una grande sportiva, che dovrebbe conoscere il valore del sacrificio, dell’impegno e dell’abnegazione. E Di Francisca dovrebbe sapere più di chiunque altro come vincere alle Olimpiadi sia una cosa molto complicata, dato che lei stessa ha vinto la medaglia d’Oro all’età di 30 anni, 11 in più di Benedetta Pilato.

Ora, tralasciando il fatto che la stessa Pilato ha già vinto un Oro mondiale e 4 Ori europei, e ricordando che all’età di 14 anni è stata l’atleta più giovane a partecipare ad un campionato del mondo (insomma, di medaglie s”intende), la domanda è questa: è davvero possibile essere così felici, pur non avendo portato una medaglia a casa? La risposta è molto semplice: sì. E per fortuna, aggiungerei. Perchè quel quarto posto è una vittoria. Perchè lasciato il suo sangue in vasca, ha dato l’anima, braccia e gambe tremavano dalla fatica. E questo conta ben di più della tossica cultura del successo ad ogni costo. Anche perchè il successo, nello sport come dappertutto, è una diretta conseguenza dei sacrifici che nessuno vede. E’ dunque questione di tempo: la medaglia d’Oro olimpica arriverà anche per lei. Novak Djokovic, nonostante abbia vinto tutto in vita sua, ce l’ha fatta all’et di 37 anni suonati. Bisogna davvero aggiungere altro?

Parigi 2024, Pilato è quarta nei 100 rana: “C’ho provato fino alla fine, ma sono felice. E’ solo l’inizio”

Sosteniamo i nostri atleti, non distruggiamoli

E allora godiamoci i nostri atleti e le nostre atlete. Non massacriamoli alla prima difficoltà, o alla prima non vittoria. Perchè nello sport vince solo uno, massimo due o tre. Ma sono forti anche coloro che non arrivano a medaglia o che non alzano trofei. Spesso e volentieri, è tutta una questione di dettagli. Come un centesimo di secondo.

Sosteniamo a gran voce i nostri atleti e le nostre atlete. Non massacriamo Sinner per una tonsillite (i cui effetti si sono visti a Montreal, dove è uscito ai quarti di finale contro Rublev dopo una prestazione tutt’altro che esaltante), o Tamberi perchè giudicato “troppo esibizionista”, o Pilato per essere “troppo felice” nonostante il quarto posto. Sono campioni, i nostri campioni. E godiamoci anche le medaglie di legno che, ben presto, si trasformeranno in metallo. (Foto Giorgio Scala, Andrea Masini e Andrea Staccioli / DBM)

Parigi 2024. Dentro il dramma olimpico di Gimbo Tamberi

ilfaroonline.it è su GOOGLE NEWS. Per essere sempre aggiornato sulle nostre notizie, clicca su questo linke seleziona la stellina in alto a destra per seguire la fonte.