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Olimpiadi, Italia d’Oro. Ma le infrastrutture sono vecchie (e i soldi pochi)

12 agosto 2024 | 12:26
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Olimpiadi, Italia d’Oro. Ma le infrastrutture sono vecchie (e i soldi pochi)

Gli Azzurri portano a casa 40 medaglie, ma i problemi restano: infrastrutture vecchie e abbandonate, sport messo da parte nelle scuole e costi troppo alti per le famiglie

Parigi, 12 agosto 2024 – Che voto dare all’Italia che ci ha fatto sognare alle Olimpiadi di Parigi 2024? Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, ha dato un 8,5. Il capo del Comitato Olimpico Nazionale è “rimasto umile”, come si suol dire. La votazione sarebbe potuta essere ben più alta, avendo eguagliato le 40 medaglie di Tokyo, ma con 2 Ori in più. Entrambe le cose sembravano imprese impossibili ed anzi, in molti credevano che il grande risultato ottenuto ai Giochi Olimpici giapponesi fosse solo un colpo di fortuna, dovuta all’exploit dell’atletica. Ma i nostri Azzurri a Parigi hanno smentito i più scettici, dimostrando come sia in atto un vero e proprio decollo dello sport italiano. Un decollo che si vede, oltre che al talento degli atleti, anche alle singole Federazioni, in grado di valorizzarli al massimo. Se avessero aspettato l’intervento delle Istituzioni, avrebbero fatto notte. Dunque: all’Italia olimpica un voto altissimo, all’Italia politica un bel 3 in pagella non glielo toglie nessuno.

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Già, perchè le 40 medaglie parigine – e la raffica di quarti posti – non devono far distogliere lo sguardo dal vero problema che affligge il Bel Paese, dal punto di vista sportivo (e non solo). Le infrastrutture sono vecchie, vecchissime, in molti casi abbandonate. Non degne, dunque, di rappresentare l’Italia all’estero, salvo rare e brillanti eccezioni. Un esempio eclatante? Le Vela di Calatrava a Roma (nella foto), progettata per ospitare i Mondiali di nuoto 2009, non è mai stata completata ed è rimasta abbandonata fino a pochi mesi fa, quando il Campidoglio ha deciso d’inserire il completamento dell’area all’interno del cronoprogramma per il Giubileo. Un ritardo di oltre 15 anni, costato anche bei quattrini. Ma è solo uno dei tanti esempi.

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A livello scolastico, lo sport è giudicato un problema più che una risorsa. Un’ora di educazione fisica, massimo 2, fatte come obbligo e non come opportunità. Nessuna varietà di attività, nessuna spinta propulsiva, nessuno scopo. Solo un obbligo, perchè bisogna rispettare il programma ministeriale. Per non parlare del fatto che, per una famiglia media, far praticare sport al proprio figlio è diventato un lusso, qualunque esso sia. Pochi, pochissimi sostegni, sussidi, finanziamenti, volti a far emergere il talento dei giovanissimi che, un giorno, potrebbero diventare medaglie d’Oro olimpiche. E’ la solita visione miope della politica, impegnata più a dibattere su Imane Khelif o sulla cerimonia d’apertura piuttosto che prendere la palla al balzo e risolvere, in maniera strutturale, i problemi. Anche perchè per farlo bisogna investirci, e dunque metterci i soldi, senza che poi spariscano o finiscano i mani sbagliate.

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Dunque, va ripetuto: gli atleti medagliati a Parigi, coloro che sono arrivati quarti e tutti coloro che hanno dato l’anima a Parigi, ce l’hanno fatta per meriti quasi esclusivamente propri e delle rispettive Federazioni. Non di certo grazie alla politica, a cui piace tanto prendersi meriti non propri. Magari un giorno, quando torneremo ad avere infrastrutture adeguate, regole che funzionano e programmi strutturali, anche l’Italia potrà ospitare le Olimpiadi (le ultime risalgono a Roma 1960). Ma è tutto distante anni luce.

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