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Olimpiadi e multiculturalismo. L’Italia si apre al mondo

12 agosto 2024 | 13:46
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Olimpiadi e multiculturalismo. L’Italia si apre al mondo

Mai come in quest’edizione dei Giochi Olimpici, l’Italia Team ha schierato tra le proprie fila numerosi atleti di origine straniera, e molti di loro hanno contribuito a rendere ancor più ricco il nostro medagliere

Parigi, 12 agosto 2024 – Le Olimpiadi di Parigi 2024 rimarranno senza dubbio nella storia come un momento di grande successo per l’Italia. Non solo per le medaglie conquistate – 40, al pari di Tokyo ma con 2 Ori in più – ma anche per il multiculturalismo all’interno della squadra Azzurra. Mai come in quest’edizione, l’Italia ha schierato tra le proprie filea numerosi atleti di origine straniera, e molti di loro hanno contribuito a rendere ancor più ricco il nostro medagliere. Una diversità culturale all’interno della delegazione italiana che ha rappresentato una vera e propria ricchezza, mostrando come lo sport possa essere un potente veicolo di integrazione e inclusione, in un’epoca dominata da odio, divisioni e spaccature. Lo sport, ancora una volta, ha molto da insegnare.

L’esempio dell’Italvolley femminile

Ne è un esempio l’Italvolley femminile, in grado di conquistare la medaglia d’Oro demolendo gli Stati Uniti con un netto, e forse anche inaspettato, 3-0. Ekaterina Antropova, nata in Islanda da genitori russi, Sarah Fahr figlia di uno skipper tedesco e cresciuta sull’isola d’Elba. Myriam Sylla nata a Palermo da genitori ivoriani e cresciuta a Valgreghentino. Paola Egonu nata a Cittadella da genitori nigeriani. Tutte indossavano con orgoglio la maglia azzurra, simbolo della loro appartenenza a un’unica squadra, un’unica Nazione.

A guidare questo gruppo eterogeneo c’era Julio Velasco, allenatore con un passato altrettanto “variegato”. Figlio di un padre peruviano e madre argentina, ha un fratello “desaparecido” durante la dittatura. Arrivato in Italia nel 1983, nel 1989 era già alla guida della nazionale maschile. L’Italvolley femminile è la perfetta rappresentazione di un’Italia multiculturale, unita nella diversità. Giocatrici di origini e storie diverse, eppure legate dall’amore per i colori azzurri e dalla passione per uno sport che le ha rese campionesse olimpiche. Un trionfo che va oltre il semplice risultato sportivo, simboleggiando l’integrazione e la coesione di una nazione sempre più plurale e cosmopolita. (Foto: Instagram @italiateam)

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Ekaterina Antropova, nata in Islanda da genitori russi, Sarah Fahr figlia di uno skipper tedesco e cresciuta sull’isola d’Elba, Myriam Sylla nata a Palermo da genitori ivoriani e cresciuta a Valgreghentino, Alessia Orro avvolta nella bandiera sarda, Paola Egonu nata a Cittadella da genitori nigeriani. Tutte indossavano con orgoglio la maglia azzurra, simbolo della loro appartenenza a un’unica squadra, a un’unica nazione.

A guidare questo gruppo eterogeneo c’era Julio Velasco, allenatore con un passato altrettanto composito: padre peruviano, madre argentina, un fratello “desaparecido” durante la dittatura. Arrivato in Italia nel 1983, nel 1989 era già alla guida della nazionale maschile. Inseguiva un oro olimpico da allora, e finalmente a Parigi 2024 è riuscito a coronare il suo sogno, conquistando il primo titolo olimpico della pallavolo italiana.

Questa squadra è la perfetta rappresentazione di un’Italia multiculturale, unita nella diversità. Giocatrici di origini e storie diverse, eppure legate dall’amore per i colori azzurri e dalla passione per uno sport che le ha rese campionesse olimpiche. Un trionfo che va oltre il semplice risultato sportivo, simboleggiando l’integrazione e la coesione di una nazione sempre più plurale e cosmopolita.