Nel giorno in cui il M5S dà il via alla Costituente, Grillo ordina: “Non si toccano nome, simbolo e la regola dei due mandati”. Ma l’ex premier tira dritto: “Nessuno decide a priori cosa si può votare”
Roma, 20 agosto 2024 – Beppe Grillo scende in campo. Il fondatore e garante del Movimento 5 Stelle, un po’ a sorpresa, ha scritto una lunga lettera sul proprio blog personale, intitolata “Il nostro DNA“. Un vero e proprio diktat, certamente indirizzato agli attivisti ma sopratutto, pur senza citarlo, al presidente Giuseppe Conte. Nel giorno in cui l’ex premier dà il via alla Costituente, pronta a rivoluzionare il M5S, Grillo ha sottolineato 3 punti chiave: il nome, il simbolo e la regola dei 2 mandati non si toccano. Un chiaro messaggio al leader pentastellato che, dopo il fallimento alle Europee e dopo aver ammesso di essere disposto a farsi da parte, vuole un cambio di rotta totale, specie sulla regola dei due mandati. “Nessuno decide a priori su cosa si può votare” ha risposto piccatamente l’ex premier. Insomma, un martedì d’agosto di fuoco, nonostante le condizioni metereologiche stiano peggiorando.
Conte-Grillo, alta tensione (da sempre)
Questa è solo l’ultima di una serie di tensioni che, nel corso degli anni, si sono abbattute sul tormentato rapporto Conte-Grillo. Un matrimonio forzato, che nessuno dei due vuole, ma con cui (per ora) devono convivere. Ed è così fin dal 2021, l’anno zero grillino, quando l’ex premier ha preso il comando. Ad un certo punto, Conte stava anche per mollare tutto, con tanto di conferenza stampa di annuncio: fratture insanabili, sembrava. Poi è tutto rientrato. Ma i 2 non si sono mai amati. Grillo se l’è dovuto prendere perchè non c’era nessuno meglio di Conte per risalire. L’ex inquilino di Palazzo Chigi godeva ancora di un altissimo consenso, ottenuto negli anni della pandemia, in cui è entrato nelle case di milioni d’italiani, che hanno cominciato ad amarlo. Bucava lo schermo, potenzialmente era una macchina da voti.
Governo Draghi. Il peccato originale
Tuttavia, il peccato originale del M5S è da ricercare nell’ingresso nel Governo Draghi nel febbraio 2021. Questa decisione ha scatenato una reazione contraria tra gli elettori, che percepivano l’esecutivo di unità nazionale come un tradimento rispetto ai valori fondanti del movimento. Il M5S ha sempre costruito la sua narrativa contro le istituzioni tradizionali e, in particolare, contro figure come Mario Draghi, visto come un simbolo del sistema che il Movimento pretenderebbe di combattere. L’affermazione di Grillo secondo cui “Draghi è grillino“, accompagnata dall’accettazione del Ministero della Transizione Ecologica, ha ulteriormente aggravato le tensioni interne. Una reale ed insanabile frattura tra il vertice del M5S e la sua base, crescente e discontenta. Essendo Conte arrivato a settembre, dunque 7 mesi dopo la nascita del Governo Draghi, non ha avuto voce in capitolo e non ha potuto far altro che conviverci, salvo poi fargli mancare la fiducia circa un anno dopo, concludendo una legislatura in cui il M5S governò con chiunque, dal Pd fino alla Lega (con Conte a fare il premier).
Il crollo elettorale
Alle Politiche successive, il 25 settembre 2022 (primo vero appuntamento elettorale del nuovo corso targato Conte) il M5S ottenne il 15,6% dei voti. Un mediocre risultato dati del 2018, quando prese oltre il 30%. Il doppio. Erano altri tempi: il M5S non aveva mai governato con nessuno e Luigi Di Maio ancora non aveva “tradito” la fiducia dei suoi elettori. Lo avrebbe fatto nel 2022, uscendo dal M5S di cui era stato capo politico per fondare “Impegno Civico”. Risultato? Non entrò nemmeno in Parlamento e riuscì a trovare una poltrona come Rappresentante Ue nel Golfo Persico.
Un crollo vertiginoso. Un detto dice che “Toccato il fondo, si può solo risalire”. Ma evidentemente non è sempre così, dato che alle ultime Europee il M5S è rimasto sotto la soglia del 10%, mai successo in un’elezione di stampo nazionale. E’ da lì che non solo è partita l’idea della Costituente, ma anche l’ipotesi di dimissioni di Conte, più o meno velate. Una volta accantonate, sul tavolo sono arrivati ipotesi forse ancor più rischiose: rivoluzionare tutto, per l’ennesima volta, cambiando il simbolo e la regola dei due mandati, che di fatto impone alla classe dirigente di consolidarsi e diventare tale.
Il diktat di Grillo
E’ in questo clima dunque che si arriva alla Costituente. Il cui animo si è acceso già intorno all’ora di pranzo, quando sul blog di Beppe Grillo è apparsa la seguente lettera che pubblichiamo in integrale.
“Cari attivisti, portavoce e sostenitori del MoVimento 5 Stelle, ci troviamo a un crocevia fondamentale nella nostra storia, in cui dobbiamo riflettere sulle nostre radici e su ciò che ci ha unito sin dall’inizio. Quando abbiamo fondato il MoVimento 5 Stelle, io e Gianroberto, lo abbiamo fatto con un ideale chiaro: creare un’alternativa al sistema politico tradizionale. Il nostro viaggio è nato da un sogno condiviso, un sogno che ci ha portato a sfidare un sistema corrotto, a restituire voce ai cittadini e a provare a costruire un’Italia più giusta e trasparente. Durante tutto questo cammino, ci siamo sempre ancorati a tre pilastri imprenscindibili: il nostro simbolo, il nostro nome e la regola del secondo mandato“. Inizia così la lettera di Grillo, che poi va più nel dettaglio.
“Il simbolo del MoVimento 5 Stelle non è solo un segno grafico, è un richiamo al cambiamento, è l’emblema di un’intera rivoluzione culturale e politica, la bandiera sotto cui milioni di italiani hanno marciato con noi. È il vessillo sotto il quale milioni di cittadini si sono riconosciuti e con il quale abbiamo combattuto battaglie importanti; da cui sono nate idee, valori e speranze condivise, è il segno visibile della nostra lotta per la trasparenza, la giustizia e la partecipazione. Un partito politico non dovrebbe mai cedere alla tentazione di mutare il proprio simbolo: è la bussola che orienta il cammino verso il futuro, senza mai tradire il passato.
Il nostro nome, MoVimento 5 Stelle, non è solo una sequenza di suoni o lettere: rappresenta la nostra piena identità, è un nome che racchiude storie, significati e speranze, come il nome di ognuno di noi, sin dalla nostra nascita. Quando pronunciamo MoVimento 5 Stelle evochiamo una connessione, riconosciamo la sua essenza, la sua unicità. Cambiare un nome è come rinunciare a un pezzo di quella magia, a un ponte invisibile che collega chi siamo a chi vogliamo diventare. Nella vita ci possono essere molte trasformazioni, ma il nome rimane un ancoraggio, un richiamo costante alla nostra essenza più vera. MoVimento 5 Stelle è il nome che ci ha guidato verso risultati concreti, difenderlo significa difendere la nostra storia e il nostro diritto di essere riconosciuti per ciò che siamo, ieri, oggi e domani.
E poi c’è la regola del secondo mandato. Era l’8 Settembre del 2007: con il V-Day si avviava la raccolta firme per tre proposte di legge di iniziativa popolare, tra cui l’introduzione di un tetto massimo di due legislature. Da cui tutto ebbe inizio.
La politica, nella sua essenza più pura, non deve essere un mestiere ma una nobile missione. Trasformare l’impegno politico in una professione perpetua significa tradire la fiducia dei cittadini e sprofondare nel pantano della mediocrità e dell’opportunismo. Limitare i mandati significa restituire al popolo la sovranità che gli spetta, è un presidio di democrazia, impedisce che pochi individui si arroghino il diritto di governare in eterno. Questo ricambio garantisce che la politica sia sempre animata da nuove energie, idee fresche e prospettive diverse, preservando così la sua natura dinamica e democratica. E’ un argine contro la degenerazione del potere e un invito costante al rinnovamento, per evitare che la politica si trasformi in un recinto chiuso, distante dalle vere esigenze di chi davvero ha bisogno”.
La risposta di Conte”
“Non possiamo ammettere che quando a pronunciarsi è la comunità degli iscritti si debba decidere da parte di alcuni arbitrariamente e preventivamente di cosa si può discutere, su cosa si può deliberare. In passato non è stato così” ha risposto Conte in un videomessaggio il leader del M5S Giuseppe Conte, rispondendo a Beppe Grillo pur senza citare il garante.
“In passato – ricorda Conte – il simbolo è stato cambiato più volte. E’ stata cambiata anche la regola del doppio mandato. Ricordate la regola del mandato zero? Bene, non possiamo ammettere che quando queste decisioni sono prese da 2, 3, 4, 5 persone va tutto bene e quando invece è la comunità degli iscritti, nell’ambito di un processo costituente così coinvolgente e così coraggioso e rivoluzionario, ecco questo non va bene. Allora affrontiamo questo processo con un animo sereno, coraggioso. Affrontiamolo liberando tutte le nostre energie. Dobbiamo rilanciare la nostra originaria carica rivoluzionaria e innovativa. Il sistema politico ha sempre più bisogno del Movimento 5 Stelle“, conclude l’ex premier lanciando la fase costituente del Movimento. (Foto: Facebook Beppe Grillo)
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