L'AGGRESSIONE

Lite in famiglia degenera a Latina: figlia colpisce la madre alla testa con un piatto

21 agosto 2024 | 14:28
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Lite in famiglia degenera a Latina: figlia colpisce la madre alla testa con un piatto

I poliziotti hanno trovato la donna che, con una vistosa fuoriuscita di sangue dalla testa e dalla mano sinistra

Latina, 21 agosto 2024 – I poliziotti della squadra volante nel pomeriggio del 19 agosto, hanno tratto in arresto una donna classe 1971, indiziata di maltrattamenti e lesioni aggravate ai danni della madre. Gli agenti sono intervenuti su segnalazione della sala operativa, allertata dalla vittima per una lite in corso con la propria figlia.

Giunti sul posto i poliziotti hanno trovato la donna che, con una vistosa fuoriuscita di sangue dalla testa e dalla mano sinistra, ha riferito agli agenti di aver subito un’aggressione da parte della figlia che l’avrebbe colpita con un piatto di ceramica a seguito di un litigio tra le due. La figlia invece si trovava sull’uscio della porta e mentre la madre veniva soccorsa dai sanitari intervenuti, ha iniziato a pronunciare frasi sconnesse, prima brandendo dei cocci in ceramica e successivamente un paio di forbici senza però avvicinarsi agli agenti.

Questi per evitare gesti inconsulti hanno tentato di instaurare con la donna un rapporto di fiducia ma senza esito positivo, tanto che la donna si è barricata in casa e per procedere a soccorrerla è stato necessario l’accesso forzato nell’appartamento.

Le violenze duravano da mesi

La madre, sentita dagli investigatori, ha ricostruito un contesto di aggressioni fisiche e minacce, un atteggiamento da parte della figlia che negli ultimi mesi si sarebbe aggravato, sebbene la donna non l’avesse mai denunciata. In alcuni casi la figlia, oltre ad offese verbali, l’avrebbe picchiata con calci e pugni ovvero colpendola con oggetti presi in casa, fino all’ultimo episodio di ieri scaturito a seguito di una lite per futili motivi.
Alla luce dei fatti emersi, la donna è stata dichiarata in arresto per maltrattamenti e lesioni aggravate e il P.M. di turno ne ha disposto il trasferimento presso il carcere di Rebibbia a disposizione dell’A.G. ed in attesa dell’udienza di convalida.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio

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