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Omicidio Sharon Verzeni,”L’ho vista e l’ho uccisa”: la confessione choc dell’assassino

30 agosto 2024 | 15:25
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Omicidio Sharon Verzeni,”L’ho vista e l’ho uccisa”: la confessione choc dell’assassino
Foto d'archivio

Ha confessato l’uomo che era stato ripreso dalle telecamere mentre scappava in bici dal luogo del delitto: cosa ha detto

Bergamo, 30 agosto 2024 – “Non so spiegare perché sia successo, l’ho vista e l’ho uccisa“: con queste parole Moussa Sangare, il 31enne fermato oggi, ha confessato l’omicidio di Sharon Verzeni, avvenuto a Terno d’Isola, nel bergamasco. L’uomo è il soggetto che è stato ripreso dalle telecamere di videosorveglianza, mentre scappava in bicicletta dal luogo dove è stata accoltellata la 33enne, nella notte fra il 29 e il 30 luglio. Moussa Sangare, a quanto si apprende, è nato in Italia da una famiglia originaria della Costa d’Avorio. Disoccupato, è nato a Milano e residente a Suisio, pochi chilometri di distanza dal paese dove è avvenuto l’omicidio.

I Carabinieri, coordinati dalla Procura di Bergamo, che hanno individuato l’uomo dopo “complesse e laboriose indagini”, che hanno permesso di raccogliere a carico dell’uomo “gravi indizi di colpevolezza, elementi probatori del pericolo di reiterazione del reato, di occultamento delle prove, nonché del pericolo di fuga”. Così il Pubblico Ministero ha disposto il decreto di fermo. L’uomo ha reso piena confessione nella notte durante il primo interrogatorio.

“Moussa Sangare -ha detto la procuratrice facente funzioni di Bergamo, Maria Cristina Rota – ha reso prima spontanee dichiarazioni e, poi, in sede di interrogatorio una piena confessione”. Sangare era stato portato in caserma ieri mattina come testimone. In un primo momento “si è dichiarato estraneo ai fatti e non presente sul luogo del delitto, una circostanza contestabile per le immagini delle telecamere” e le dichiarazioni di due testimoni. Così, il 31nne, dopo aver parlato con il suo avvocato, ha confessato l’omicidio e verso le 4 di questa notte è stato sottoposto a fermo d’indiziato di delitto. “Non prevedevamo di avere un risultato in meno di 24 ore, ma sapevamo di essere sulla pista corretta”, ha fatto sapere Rota.

La Procura ha contesto l’aggravante della premeditazione: “Aveva 4 coltelli per colpire qualcuno”. Le armi insieme ai vestiti sono stati trovati nell’Adda. L’uomo “era uscito di casa con 4 coltelli e quindi l’obiettivo evidente – come da quello che ha dichiarato – era di andare a colpire qualcuno”, ha spiegato Rota in conferenza stampa.

La minaccia a due minorenni

Prima di “scegliere di individuare e scegliere Sharon Verzeni come vittima“, Moussa Sangare avrebbe “come da lui stesso dichiarato, puntato il coltello contro due ragazzini di 15-16 anni, minacciandoli”. La procuratrice invita, pertanto, i due minorenni a “presentarsi in una caserma dei carabinieri o al comando provinciale per riferire se erano presenti e se effettivamente si è verificata questa minaccia”. Prima dei due ragazzini – sempre stando a quanto ha confessato dal 31enne – Sangare avrebbe “individuato un soggetto, a cui non sembra aver rivolto minacce”. Quindi l’incontro con i due ragazzini in strada, contro i quali “avrebbe puntato a distanza il coltello minacciandoli, poi ha desistito nei loro confronti e si è imbattuto nella signora Verzeni”. L’uomo quando l’ha incrociata su via Castegnate proveniva dalla direzione opposta, “evidentemente ha deciso di fare inversione di rotta e seguire la vittima fino al momento dell’aggressione”, che non è stata ripresa dalle telecamere”. Quattro le coltellate inferte alla 33enne. (Fonte: Andkrnos)

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.