Paralimpiadi 2024, arrivano tre splendide medaglie dal triathlon azzurro. Il tiro con l’arco per la prima volta sul podio
Straordinari i risultati degli atleti italiani questa mattina a Parigi
Parigi, 2 settembre 2024 – Si è aperta con la medaglia d’argento di Veronica Yoko Plebani nel triathlon la quinta giornata dei Giochi Paralimpici Parigi 2024. L’azzurra, già bronzo nella specialità a Tokyo 2020, ha chiuso la gara in 1:15.37, preceduta dall’americana Haley Danz (oro 1:14.31) e seguita dall’altra atleta Usa Allysa Serly (bronzo con 1:16.33).
“Con un percorso così duro non pensavo fosse possibile arrivare a questo risultato. Non lo so, non lo sto capendo, giuro. A Tokyo l’ho realizzato nel momento in cui l’ho fatto, adesso non ci posso credere di aver preso una medaglia così. Sono emozionatissima”. È al settimo cielo Veronica Yoko Plebani al termine della gara di triathlon PTS2 femminile ai Giochi paralimpici di Parigi 2024, che l’ha vista portare a casa la medaglia d’argento.
“La gara è stata durissima, ma io mi sono veramente sorpresa di me stessa. Sono stata solidissima in tutte le tre fazioni. Non lo so, è veramente incredibile”, ha raccontato l’azzurra nella zona mista sul Pont Alexandre III. “Assolutamente non pensavo di poterlo fare, ho dei problemi a credere in me stessa ma quest’anno ho imparato anche questo e in gara ci ho creduto tantissimo. E poi avere i miei amici, tutti, che hanno fatto il tifo tutto il tempo…”.
Erano almeno in ottanta gli amici di Veronica arrivati fino a Parigi per assistere alla sua gara dagli spalti: “È stata una doccia d’amore incredibile. Anche a Tokyo c’era un po’ di tifo, ma vedere le facce amiche è tutto, avevo veramente una folla incredibile. Mi ha motivato tantissimo”. Sull’avvicinamento alle Paralimpiadi, Plebani ha spiegato che “gli ultimi tre anni sono stati difficilissimi per me. L’anno scorso pensavo di smettere, ora sono qui a fare questa gara e ottenere questo risultato. Non lo so, non ci sto credendo e finché non mi metteranno la medaglia addosso non penso che lo capirò”.
Cosa dobbiamo aspettarci adesso da Veronica Yoko Plebani? “Di tutto. Sicuramente questa è stata la mia ultima gara di triathlon, quindi sono all’avventura a cercare tutte le attività, cose nuove da provare, esperienze nuove. Ho proprio voglia di vivere”. Un messaggio potente, quello dell’atleta azzurra: “Il significato di questa medaglia è che l’amicizia è tutto. I miei amici sono stati incredibili negli ultimi anni. Mi hanno supportata tantissimo. Sono stati veramente anni duri, però all’inizio di quest’anno mi sono convinta di potercela fare. Ho abbandonato ciò che non mi faceva star bene. È difficile assolutamente trovare l’ambiente giusto, ma è vitale per crescere, per rifiorire”.
Ancora un argento dal triathlon, grazie alla coppia formata da Francesca Tarantello e da Silvia Visaggi nella PTVI femminile. Tarantello, al suo esordio in una Paralimpiade, ha chiuso la gara in 1:06.43, alle spalle della sola spagnola Susana Rodriguez, oro in 1:04.19, e precedendo la tedesca Anja Renner, bronzo in 1:08.21. Nella stessa gara, ottava la coppia formata da Anna Barbaro e Charlotte Bonin (1:12.01).
La prima medaglia del tiro con l’arco arriva grazie al mixed team, nel W1. È di bronzo. E la ottengono Daila Dameno e Paolo Tonon, protagonisti di una finale per il terzo posto destinata a rimanere impressa nella memoria del tiro con l’arco azzurro. Perché si concretizza al termine di una rimonta clamorosa (recuperati 8 punti nelle ultime due volée). E, soprattutto, perché è la numero 32 nella storia di una Nazionale italiana che, sul podio, sale dalla notte dei tempi: ovvero, da Los Angeles 1984. Ma le emozioni all’Esplanade des Invalides non sono concluse, se è vero che alle 16.30 toccherà a Eleonora Sarti e Matteo Bonacina, impegnati negli ottavi del Compound Open.
INIZIO COL BOTTO – Pronti, via. Ed è subito grande Italia. Di fronte agli Stati Uniti, nel confronto che metteva in palio un posto fra le migliori quattro coppie dell’Olimpo, Dameno e Tonon danno vita a una prova impeccabile. E hanno il merito di sfruttare qualche sbavatura degli americani: Jason Tabansky, neo campione paralimpico nell’individuale, e Tracy Otto. Le due volée iniziali sono allo specchio: gli azzurri dominano la prima e rimangono sempre all’interno del cerchio giallo, con due 10 e altrettanti 9. Ma gli Stati Uniti ricuciono quasi interamente il divario, di sei lunghezze, in un secondo atto in cui Daila e Paolo incappano in un paio di 7. Poi, però, si rimettono in moto all’istante, anche grazie a una freccia “scivolata via” a Tracy Otto e che si posa sul 4. Dameno, invece, inquadra il centro del bersaglio: l’Italia si porta nuovamente a +6. E chiude i conti nell’ultima volée: 139-126. La semifinale è contro la fortissima Repubblica Ceca, capace di superare il Brasile, nei quarti, in maniera netta: 144-121.
CECHIA INFALLIBILE – Peccato che la strada verso la finale per l’oro sia interrotta da due autentici fuoriclasse: Sarka Pultar Musilova e David Drahoninsky. Per superarli, servirebbe un’impresa. O qualcosa di simile. Anche perché Drahoninsky, rimasto a sorpresa fuori dal podio nella prova individuale, si esprime su livelli paradisiaci: tre 10 e un 9 nei primi quattro tiri. Sempre e solo “giallo”. Daila e Paolo provano a tenere il ritmo, ma dopo due volée devono già recuperare 7 punti: ne limano un paio, nel terzo capitolo della sfida (104-109), in virtù di un 10 di Tonon, salvo poi arrendersi definitivamente a una Repubblica Ceca capace di chiudere a quota 146 (a 138).
LA RIMONTA – Daila Dameno e Paolo Tonon si contendono la medaglia di bronzo con il duo della Corea del Sud: Kim Ok Geum e Park Hong Jo. I coreani partono meglio (35-32) e sembrano prendere il largo nella seconda volée: 71-63. Un risultato in cui pesano i due 6 confezionati dagli azzurri (in particolare da Dameno). Finita? No, come amava ripetere Rudy Tomjanovich, storico allenatore di basket, “mai sottovalutare il cuore di un campione”. E il cuore di una campionessa come Daila Dameno, alla terza Paralimpiade dopo le edizioni di Atene nel nuoto e di Torino nello sci, batte forte. Fortissimo. Come quello di Tonon, a proposito di campioni e di atleti che hanno qualcosa in più. Così, nella terza serie, arrivano tre 10 e un 9, mentre la Corea scivola in un inaspettato 1. La situazione è ribaltata: 102-97 per l’Italia. Si tratta di gestire il vantaggio. Ma Daila e Paolo, da questo punto di vista, sono magistrali: finisce 134-132. E con il liberatorio gavettone di coach Fabio Fuchsova a due atleti strepitosi.
CINA DA RECORD – Nel W1, mixed team, sul pennone più alto sventola la bandiera della Cina: Chen Minyi e Zhang Tianxin sfoderano una regolarità impressionante e, su 16 tiri, escono soltanto una volta dal “giallo”. Il 147 conclusivo è da applausi: o meglio, da record paralimpico. E Musilova e David Drahoninsky, fermi a quota 143, devono accontentarsi dell’argento.
Per quanto riguarda gli altri italiani di triathlon in gara, Giovanni Achenza ha concluso al quinto posto la gara di triathlon PTWC maschile ai Giochi paralimpici di Parigi 2024, con un tempo finale di 1:03.49. Squalificato invece l’altro azzurro in gara, Giuseppe Romele (che aveva concluso in 1:02.25).
A salire sul podio sono stati l’olandese Jetze Plat, medaglia d’oro con un tempo di 58.16, l’austriaco Florian Brungraber, argento con 59.25 e l’altro olandese Geert Schipper, bronzo con 1:00.20. Nella stessa gara, squalificato Giuseppe Romele. Nella PTS2 maschile, settimo Gianluca Valori con il tempo di 1:19.39.
“Poteva andare meglio. All’ultimo segmento il francese Noel, avendo una disabilità diversa dalla mia ed essendo molto più leggero, ha avuto la meglio con la carrozzina olimpica e quindi di conseguenza è riuscito a riprendermi. Le sensazioni però sono buone perché ho dato il massimo che potevo dare, e quindi di quello non mi devo lamentare e disperare. Certo, se fossi riuscito a prendere quel quarto posto…”. Queste le parole di Giovanni Achenza, quinto nella gara di triathlon PTWC maschile ai Giochi paralimpici di Parigi 2024, nella zona mista sul traguardo di Pont Alexandre III.
Comunque, ha sottolineato Achenza, “il quinto posto va bene, ci prendiamo questo per il momento e poi più avanti si vedrà come sviluppare tutto il prosieguo della mia carriera sportiva”. L’atleta sardo al momento non ha infatti ancora stabilito quale sarà il suo futuro: “Non lo so, o un ritiro o, a seconda di come vanno le cose, molto probabilmente proseguo e vado avanti e vediamo cosa riusciamo a fare ancora”. Un pensiero anche ai prossimi Gioci? “Los Angeles è parecchio oltre, ma da quel punto di vista mi piacerebbe anche poter aiutare altri ragazzi a fare quello che ho fatto io finora, dando una mano da quel punto di vista”.
Un passaggio involontario nella zona di cambio alla fine del primo in giro in handbike a causa di una moto della giuria troppo vicina, e Giuseppe Romele si è ritrovato squalificato nella gara di triathlon PTWC ai Giochi paralimpici di Parigi 2024.
“C’è stato un disguido in bici, con l’handbike, al primo giro. Sono arrivato dove c’era la transizione e personalmente non ho ben capito la direzione che dovevo prendere, visto anche il fastidio del terreno, molto vibrante”, ha spiegato Romele nella zona mista allestita al traguardo su Pont Alexandre III. Il problema, ha sottolineato, “è che la moto della giuria che mi stava filmando era molto vicino a me e visto che dovevo mantenere la destra sono finito, erroremente, nella transizione. Poi lì non c’era nessuno a dirmi o a farmi capire la direzione, ma non è la prima volta che mi capita. Certo, non bisogna fare questi errori in una Paralimpiade, però adesso vediamo con i giudici cosa si può fare”.
Romele era stato comunque autore di una performance di grande livello, che gli sarebbe valsa il quarto posto con un tempo di 1:02.25: “È stata una gara fantastica. Nel nuoto sono stato un po’ chiuso i primi 30 metri con l’australiano Beveridge e con Kimura, ma comunque sono due nuotatori forti e ho deciso di fare 50 metri a tutta per riuscire a mettermi davanti, perché è stata proprio una botta di qua e una botta di là. Avevo paura che mi togliessero gli occhialini, anche perché poi non si vedeva nulla. Però sono uscito davanti”.
Poi l’handbike: “In bici ho fatto una gran bella gara, nonostante l’errore e la situazione del terreno, che era così per tutti, credo di aver fatto una delle mie migliori performance. Anche Plat pensavo mi prendesse prima in realtà, non mi aspettavo di andare così davanti, sinceramente ho mantenuto a tutta quella che poteva essere la mia energia, non mi sono risparmiato in nulla e poi all’ingresso ho sbagliato, ho preso il penalty e l’ho scontato con la wheelchair. Mi sono fermato al secondo giro, ho scontato i 10 secondi, sono ripartito e poi ho chiuso. È stata veramente una gara che spero di ripetere ancora, un giorno”.
Ora, testa alle Paralimpiadi invernali con lo sci nordico e poi a Los Angeles, ancora con il triathlon: “Con il triathlon inizio la preparazione nel mese di aprile e finisco nel mese di ottobre. Quindi non ho neanche la possibilità al momento, in previsione di Milano Cortina, di prepararmi al 100% in questa disciplina. Ma sono sicuro che a Los Angeles potrò raddrizzare i capelli a qualcuno”. In Cina, nei Giochi invernali di Pechino, “è stata veramente una guerra aperta in tutti i sensi. Però la differenza è che negli sport invernali hai più gare e qui hai una gara secca. Quindi qui veramente bisogna mettere tutti i tasselli al posto giusto”. Per le Paralimpiadi americane, stavolta, Romele avrà più tempo per prepararsi: “Dal 2026 al 2028 mi concentrerò solo sul triathlon, e forse a Los Angeles farò anche handbike con la crono e la gara in linea. Ma vedremo, un passettino alla volta”.
Nel nuoto, finali a partire dalle 17:30 per Federico Bicelli nei 400 stile libero S7 maschili, Giulia Terzi nei 400 stile libero S7 femminili, Simone Barlaam nei 50 stile libero S9 maschili, Vincenzo Boni nei 50 dorso S3 maschili, Domiziana Mecenate nei 50 dorso S3 femminili, Carlotta Gilli nei 50 stile libero S13 femminili, Manuel Bortuzzo nei 100 rana SB4 maschili, Giulia Ghiretti nei 100 rana SB3 femminili. Chiude la staffetta mista 34 punti composta da Xenia Palazzo, Federico Morlacchi, Alberto Amodeo, Alessia Scortechini.
(Fonte comitatoparalimpico.it)
Foto comitatoparalimpico.it
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