Prestiti a colleghi con interessi fino al 900%: usuraio in manette a Roma

2 settembre 2024 | 10:45
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Prestiti a colleghi con interessi fino al 900%: usuraio in manette a Roma

Guai per un 60enne, il quale ha eseguito sempre lo stesso modus operandi. I dettagli

Roma, 2 settembre 2024 – I carabinieri della stazione di Roma Porta Portese hanno eseguito un’ordinanza di applicazione della misura cautelare personale degli arresti domiciliari, emessa dal gip del Tribunale di Roma, nei confronti di M.P., romano di 60 anni, gravemente indiziato dei reati di usura, rapina, tentata estorsione ed esercizio abusivo dell’attività finanziaria. Le indagini sono state avviate, nel mese di settembre 2022, a seguito della denuncia di una delle vittime, un 58enne romano, collega di lavoro dell’indagato che ha raccontato che, nel mese di giugno del 2018, trovatosi in un particolare momento di difficoltà connesso anche allo stato di salute della compagna e della madre anziana, aveva richiesto ed ottenuto un prestito di 500 euro.

Trascorso circa un mese, a fronte dell’apparente disinteressata disponibilità iniziale, l’indagato aveva iniziato a pretendere la restituzione non solo della somma elargita ma anche degli interessi maturati specificando al suo debitore come gli avesse prestato i soldi per un guadagno e non per niente. Così, soggiogato dalle richieste vessatorie, a partire dal 2018 e fino al 2022 la vittima aveva versato all’indagato 51 “mensilità” per un ammontare totale di circa ventimila euro, a fronte del prestito iniziale di soli 500 euro, con un tasso di interesse calcolato del 917,64%.

Il modus operandi

A seguito della denuncia, le indagini dei Carabinieri della Stazione di Porta Portese, di concerto con la Procura di Roma, hanno portato a raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico del sessantenne, in ordine ad almeno altri quattro episodi di usura tra il 2019 e il 2023, con lo stesso modus operandi: a seguito della concessione iniziale di prestiti di somme comprese tra i 500 e 4.800 euro, a colleghi di lavoro o parenti e conoscenti di questi ultimi, in un loro particolare momento di difficoltà economica, l’indagato è gravemente indiziato di aver successivamente preteso, per la restituzione dilazionata delle somme, consistenti interessi usurari compresi tra il 35% e l’80% e in caso di ritardo o mancato pagamento, alla scadenza mensile concordata, di avere applicato sanzioni pecuniarie comprese tra i 90 e i 100 euro.

I pagamenti da parte dei debitori avvenivano, di persona, sul luogo di lavoro e, a seguito dei problemi di mobilità connessi alla pandemia, attraverso l’accredito delle somme su una carta prepagata, intestata a una delle vittime, e di cui l’indagato si era impossessato sottraendogliela con violenza. L’attività investigativa ha permesso di ricostruire transazioni pari a 35.260,00 euro e un volume di affari illecito di oltre 100.000 euro. Nel corso delle fasi esecutive dell’ordinanza, di questa mattina, i Carabinieri hanno perquisito l’abitazione dell’indagato dove sono stati trovati diversi fogli utili alle indagini e nella cantina, pertinenza dell’abitazione, in una busta sono stati rinvenuti 13.000 euro in contanti che sono stati sequestrati.

“Da sottolineare il coraggio della vittima”

Siamo di fronte ad uno schema che potremmo definire classico – afferma Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici –, ad una situazione che si ripete sempre più frequentemente e che merita la massima attenzione. C’è una persona in difficoltà che chiede aiuto, un conoscente che si presenta come il suo salvatore, ma in breve tempo quello che sembrava un favore da amico si trasforma in un incubo. Altro aspetto che merita una sottolineatura è il coraggio dimostrato dalla vittima. È grazie alla sua denuncia che sono state avviate le indagini, che hanno permesso di portare alla luce una situazione che avrebbe coinvolto anche altre persone”.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.