Scuola, graduatorie e diplomi esteri. Il caso degli insegnanti di sostegno
L’equipollenza dei titoli TFA ottenuti in Spagna e Romania ha rivoluzionato le graduatorie, mentre i precari aumentano. In corso una manifestazione sotto il Ministero dell’Istruzione
Roma, 4 settembre 2024 – Le scuole nel Lazio ripartiranno il 16 settembre: le vacanze sono finite, si torna in classe. Non tutti, però. Già, perchè c’è un esercito d’insegnanti di sostegno precari che rischia di rimanere a casa a causa del maxi-scorrimento di graduatorie delle ultime settimane. Nel Lazio come in tutt’Italia. Ad oggi, le cattedre non sono state ancora assegnate (se ne parlerà dal 9 settembre in poi, con molta calma…). E chi ha lavorato fino a giugno, potrebbe rimanere con le mani in mano fino a data da destinarsi. Motivo per cui è attualmente in corso una manifestazione con centinaia d’insegnanti di sostegno sotto il Ministero dell’Istruzione, sito in Trastevere. Casus belli? Il rinnovo delle graduatorie, dovuti a “nuovi ingressi” inaspettati.
Già, perchè il ministro dell’Istruzione del Merito, Giuseppe Valditara, ha deciso d’inserire anche coloro che hanno ottenuto l’abilitazione all’estero, precisamente in Spagna e Romania. L’equipollenza dei titoli – cosa mai avvenuta fin’adesso – ha permesso a molte persone di recuperare migliaia e migliaia di posizioni, dato che sono stati inseriti a pettine. Il tutto a discapito di insegnanti che hanno già maturato esperienza e accumulato anni di servizio.
Insegnanti di sostegno ed equipollenza dei TFA
Si sa, il mondo della scuola è un mare in burrasca. Ci sono insegnanti che, prima di entrare di ruolo, aspettano anche 20 anni. Per gli insegnanti di sostegno, oltre tutto, è ancora più complicato. Non solo devono conseguire i titoli di studio richieste, CFU ed abilitazioni varie, ma devono anche frequentare con successo il TFA (Tirocinio Formativo Attivo) da svolgere in Università, ovvero un corso di specializzazione molto intenso, a cui si poteva accedere tramite una prova preselettiva.
Manifestazione in corso al Ministero dell’Istruzione
Il TFA, che costa migliaia di euro e presuppone una piena dedizione, è stato inserito tanti cicli fa, per sopperire alla carenza d’insegnanti di sostegno e riempire le cattedre. Insomma, un posto di lavoro sicuro per gli insegnanti che avessero voluto intraprendere questo percorso. La mossa però non si è rivelata azzeccata, dato che le graduatorie si stanno intasando. Ed anzi, ora c’è il problema inverso: ci sono troppi potenziali insegnanti per pochi posti messi a disposizione.
Oltre a ciò, quest’anno non si è nemmeno svolta la prova preselettiva per l’accesso al TFA, di fatto dando la possibilità a quasi chiunque di accedere. Ebbene, qui nasce il problema: in graduatoria sono stati inseriti coloro che il TFA l’hanno frequentato in Spagna e Romania, i quali sono – diciamo così – molto più semplici rispetto a quelli che vanno affrontati in Italia. Motivo per cui nessun ministro, fin’adesso, aveva optato per una soluzione così drastica. Poi a Trastevere è arrivato Valditara e le cose sono cambiate. L’equipollenza dei titoli esteri, come detto all’inizio, ha dunque permesso a queste persone di fare un balzo avanti in graduatoria, mentre chi non ce li ha ne ha persi tanti, tantissimi. Dunque, piuttosto che stabilizzare gli insegnanti che ci sono già adesso, si continuano a sfornare precari.
Motivo per cui i manifestanti – e insieme a loro alcuni sindacati – stanno chiedendo la costituzione di una graduatoria permanente per il reclutamento, la formazione gratuita dei docenti, il blocco dell’immissione a pettine nelle GPS dei titoli in attesa di riconoscimento di equipollenza, una soluzione per risolvere la sproporzione creata dai titoli di abilitazione e, ovviamente, la risoluzione del problema precariato. A quanto apprende il faroonline.it, una delegazione di manifestanti sarà ricevuta in udienza dal ministro. E vediamo se qualcosa, a pochi giorni dall’inizio delle scuole, cambierà.