Sinner d’America. Il sogno italiano
Il cielo di New York si tinge d’Azzurro, o forse di arancione come la sua folta chioma. Sinner trionfa nonostante le polemiche legate all’antidoping, dimostrando cosa significhi essere il numero uno. E dando anche una lezione di umanità
New York, 8 settembre 2024 – Melbourne e New York distano circa 22mila chilomestri di distanza, un aereo ci mette quasi un giorno per completare la tratta. A livello di fuso orario, si passano 10 ore: quando in Australia è mattina, nella Grande Mela è notte fonda, poli opposti del mondo. Eppure, ad unirle, o quanto meno a renderle molto più vicine grazie ad un unico filo conduttore, ci ha pensato… un italiano. Jannik Sinner.
Sinner d’America
Nel gennaio di quest’anno, Jannik Sinner ha conquistato il suo primo Slam a Melbourne, un traguardo che ha segnato l’inizio di una nuova era per il tennis italiano. La sua vittoria in Australia non è stata solo un successo personale, ma ha rappresentato un momento storico per il nostro sport, con Jannik che ha portato il Tricolore in alto in uno dei tornei più prestigiosi del mondo, dove nessun’italiano era mai arrivata prima di allora. Non smetterò mai di ripeterlo.
Ma la storia di Sinner non si è fermata in terra australiana: era solo l’inizio, un punto di partenza. Jannik ha tagliato il nastro d’arrivo – almeno per il 2024 a livello di Slam – proprio a New York, trionfando in finale contro Taylor Fritz. Il tennista americano, nonostante il tifo a favore ed i cori “Usa! Usa!” provenienti dallo stadio, in pieno stile calcistico (non certo lo sport più popolare negli Stati Uniti), si è dovuto arrendere di fronte alla macchina da guerra italiana, con una semplice racchetta a fungere da razzo. Neanche a dirlo, nessun’Azzurro era riuscito a trionfare nel singolare maschile di Flushing Meadows: è l’ennesimo record battuto da Sinner, ormai si fa fatica a contarli. Insomma: per una volta, l’american dream è stato sostituito… dall’italian dream, il sogno italiano, che ha tinto d’Azzurro il cielo di New York. O forse d’arancione, come la sua folta chioma. Ma poco cambia, a noi va bene tutto.
Sinner e antidoping: la freddezza del numero uno
Numero uno del mondo da ormai inizio giugno, nel mezzo c’è stato di tutto. A cominciare dalle sconfitte al Roland Garros e Wimbledon, rispettivamente in semifinale e ai quarti, la rinuncia alle Olimpiadi causa tonsillite (che gli ha causato numerose polemiche in Italia, a testimonianza di come nessuno sia profeta in patria). Ma, soprattutto, la positività al doping accertata il 18 marzo 2024, poco dopo la conclusione del Master 1000 di Indian Wells. Positività per la quale è stato scagionato dall’Itia, che ha accertato come l’assunzione della sostanza sia stata dovuta ad un errore non suo. La vicenda è diventata di dominio pubblico solo una volta conclusa, poco prima dell’ATP di Cincinnati. Jannik ha dovuto giocare per mesi e mesi con questo demone nella testa, che avrebbe buttato giù chiunque. Ma, appunto, “chiunque” non diventa il numero uno del mondo, con buona pace di Kyrgios. E’ con la solidità mentale che si arriva in cima.
A proposito di ciò, c’è un dato che fa accomodare Sinner tra le leggende del tennis mondiale, nonostante abbia solo 23 anni e molta strada davanti a sè. Insieme alla cerchia ristretta composta dai fab four Federer, Nadal, Djokovic, Murray, oltre ad Agassi, Wawrinka e Ferrer (mica male come compagnia…) , Jannik ha raggiunto nello stesso anno i quarti di finale di tutti gli Slam. Spaventoso.
“Oltre al campo, c’è la vita”
Oltre a ciò, Jannik ha dato anche una lezione di umanità: il tennis è importante, ma ciò che c’è fuori lo è di più. Gli affetti, i cari, le persone che ci vogliono bene, a cui siamo legati. Non cè nulla di più importante di star loro vicino, specie quando soffrono. Come, purtroppo, la zia di Jannik, che per sua stessa ammissione sta male (leggi qui): “Oltre al campo, c’è una vita. Dedico lo Slam a zia, che non sta bene e non so per quanto ancora rimarrà nella mia vita. Quello che auguro a tutti è la salute, ma è un augurio che purtroppo non si può fare sempre” ha detto, con il cuore gola, strozzato, di chi sta soffrendo internamente. E con accenni di lacrime che trasudano amore.
Ora, la stagione non è ancora finita. Nel mirino di Jannik ci sono soprattutto le ATP Finals di Torino di fine stagione, un titolo che, per ora, non è ancora riuscito a portare a casa. Avrà un’altra opportunità per farlo, di fronte al suo pubblico. A differenza degli US Open, questa volta in casa ci giocherà lui. E lo farà con 2 Slam sulle spalle, con l’onere e l’onore di essere il numero uno del mondo: l’avversario da battere ora è lui, e così sarà per i prossimi 10 anni. Flushing Meadows lo ha certificato, per l’ennesima volta.