“La scalinata Trinità dei Monti è un patrimonio di Roma. Nessuna pretesa francese”
Il Sovrintendente capitolino ai Beni culturali Claudio Parisi Presicce interviene sulla querelle Roma-Parigi delle ultime ore: “La Francia contribuì alla scalinata, ma non coprì tutte le spese”
Roma, 13 settembre 2024 – “La Scalinata è un luogo monumentale e di altissimo valore artistico ma è anche un passaggio pubblico ed è quindi senza discussioni parte integrante di Roma capitale d’Italia. Su questa vicenda mi pare ci sia un po’ di confusione ed è importante innanzitutto separare le valutazioni della Corte dei Conti francese nei confronti dell’amministrazione dei “Pieux établissements de la France a Rome” dalla gestione della scalinata di Trinità dei Monti che dal Novecento in poi è sempre stata mantenuta, restaurata e gestita in tutti gli aspetti dalle amministrazioni comunali di Roma. Solo nel periodo più recente ricordo i due importanti restauri del 1995 e poi del 2014 e i continui interventi di manutenzione e ripristino effettuati sempre da Roma Capitale su uno dei luoghi più iconici della città, divenuto simbolo indiscusso della Roma moderna, frequentato giornalmente da migliaia di persone. Il rapporto tra la Scalinata e la Francia è una storia che ciclicamente si ripropone proprio perché per la sua realizzazione ci fu contributo economico francese, che comunque non coprì tutte le spese, ma anche in questo caso è una polemica senza fondamento perché non c’è nessuna pretesa da parte francese”.
Lo dichiara il Sovrintendente capitolino ai Beni culturali Claudio Parisi Presicce, in merito alla polemica sollevata dalla Corte dei Conti francese, la quale critica la gestione “approssimativa” delle cinque chiese francesi di Roma – fra cui appunto Trinità dei Monti che affaccia sulla scalinata – e denuncia decisioni “opache e derive“, avocandone la proprietà alla Francia.
Trinità dei Monti, la controversia
L’affidamento delle cinque chiese di Roma all’istituzione francese che le gestisce è parte di accordi internazionali bilaterali tra la Francia e la Santa Sede. Questi accordi, a loro volta, derivano da una decisione presa da papa Pio VI nel 1790, che incaricò il cardinale de Bernis, ambasciatore francese presso la Santa Sede, di raggruppare tutti gli edifici religiosi a Roma e porli sotto la sua tutela. Durante il fascismo, ai rappresentanti dell’ambasciata francese presso il Vaticano fu chiesto di riconsegnare i beni dei Pieux établissements e la Villa Medici. All’ambasciatore di Francia e al suo consigliere fu vietato di lasciare il Vaticano, dove si rifugiarono di fatto dopo il 1940 per evitare l’espulsione del corpo diplomatico che toccò invece ai loro colleghi dell’ambasciata francese in Italia.
Gli abitanti del centro: “E’ nostra, i francesi si tengano Parigi. Ma…”
“I francesi? Si accontentino della loro Parigi e lascino stare Trinità dei Monti. E’ evidente che la scalinata sia nostra, che tutto questa è una boutade, ma al rapporto della Corte dei conti transalpina risponderei con un decoro e una sicurezza reali. La scalinata merita maggiore attenzione; vero è che a ottobre del 2016, in accordo con il Primo Municipio, facemmo una giornata di volantinaggio, sulla stessa scalinata di piazza di Spagna, proprio finalizzata a istruire turisti e non solo sui corretti comportamenti da adottare per rispettare un bene patrimonio Unesco“. Così Viviana Piccirilli di Capua, coordinatore responsabile dell’associazione abitanti centro storico, commenta all’Adnkronos il rapporto della Corte dei conti di Parigi che critica la gestione “approssimativa” delle cinque chiese francesi di Roma – fra cui Trinità dei Monti – avocandone la proprietà.
“Bisogna far sì che la polizia municipale si decida a salire e scendere gli scalini, perché di quello si tratta – ribadisce – Capisco che è faticoso, ma è bene ricordare in presenza alle persone che sulla scalinata non ci si siede, non ci si mangia né tanto meno si bivacca“.
Santanchè: “Vogliono pure la scalinata, i francesi ora esagerano”
“Ma cosa sarebbe la Francia senza l’Italia. Non possono fare a meno del nostro lusso, delle nostre opere, della nostra bellezza. Ma ora esagerano. Vogliono prendersi pure la scalinata di Trinità dei Monti“. Lo scrive il ministro del Turismo Daniela Santanchè.
“Bizzarrie francesi, allora rivendichiamo le costruzioni dell’Impero Romano”
“I francesi rivendicano la proprietà della scalinata di Trinità dei Monti in quanto costruita secoli fa con soldi pubblici francesi? Siamo di fronte a un fatto che dire bizzarro è poca cosa“. Lo dichiara all’Adnkronos lo scrittore e ricercatore storico Silvano Vinceti, presidente del Comitato nazionale per la valorizzazione dei beni storici, culturali e ambientali, che in anni recenti ha avviato anche una campagna per la restituzione temporanea della Gioconda del Louvre all’Italia per una mostra eccezionale.
“Se si accetta tale rivendicazione come una cosa seria, allora il governo italiano potrebbe rivendicare tutte le costruzioni che gli antichi Romani hanno realizzato nei secoli in diversi stati del Mediterraneo e credo anche in Francia, pagate con soldi pubblici da parte dell’Impero Romano – azzarda ironicamente Vinceti – Se si accetta tale rivendicazione, allora il governo dovrebbe svolgere un pressante richiesta per far pervenire in Italia parte delle opere selvaggiamente portate in Francia da Napoleone come bottino di guerra. Infine, credo che la vendita della Gioconda a Francesco I Re di Francia sia ancora avvolta da scarsità di documenti storici che certificano l’avvenuta vendita da parte dell’allievo di Leonardo, Francesco Melzi, dopo la morte del suo maestro“.
Sgarbi:”Ci ridiano i quadri del Louvre, li ha portati via Napoleone”
“I francesi vogliono la scalinata di Trinità dei Monti? Allora noi dobbiamo riappropriarci di tutti i quadri del Louvre che Napoleone ha portato via“. Al rapporto della Corte dei conti di Parigi che critica la gestione “approssimativa” delle cinque chiese francesi di Roma – fra cui Trinità dei Monti – avocandone la proprietà, Vittorio Sgarbi risponde all’Adnkronos con una provocazione. “Con questo tipo di esternazioni aprono una serie di questioni sospese che si possono usare come reazione. A quel punto non si finisce più. Ci vorrebbe sicuramente una trattativa per una manutenzione più rigorosa – ammette – e questo può essere uno stimolo“. (Foto: comune.roma.it)