Salvini, Sangiuliano, Santanchè e… Draghi: tutti i grattacapi di Meloni
E’ il momento più duro per la premier da quando siede a Palazzo Chigi. Con l’imminente legge finanziaria (che sarà scarsa), Meloni deve fare i conti con tante – forse troppe – situazioni scomode
Roma, 16 settembre 2024 – Il Governo Meloni si trova al momento più duro e critico del suo mandato, a causa delle vicende che riguardano i ministri. Una brutta gatta da pelare per la premier, anche in vista dell’imminente legge finanziaria: sarà scarsa, non ci stanno i soldi. Non si daranno più bonus a pioggia, ma si userà – come voluto soprattutto dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti – la politica della prudenza, un modo istituzionale per dire che Palazzo Chigi non ha sufficienti fondi per rispondere ai bisogni di chiunque. E non si escludono alcuni tagli. Tuttavia, ciò che ora preoccupa Meloni sono le grane, soprattutto giudiziarie, che rischiano d’inguaiare alcuni ministri di spicco.
Salvini, Sangiuliano, Santanchè: i casi che inguaiano il Governo
A cominciare dal vicepremier Matteo Salvini per cui la Procura di Palermo ha appena chiesto di 6 anni di carcere per sequestro di persona e violazione d’atti d’ufficio. Il caso risale al 2018 quando Salvini, all’epoca ministro dell’Interno nel Governo Conte I, bloccò lo sbarco della ong Open Arms del 2019 Secondo i magistrati di Palermo, però, avrebbe “violato i confini del diritto“. Nonostante la destra sia compatta nel difenderlo, giudicandolo un “processo politico” – addirittura Elon Musk è sceso in campo a sua difesa, “chiedendo” che sia il pm ad andare in galera per 6 anni – e pur essendo una vicenda che nulla ha a che fare con Meloni, la premier è costretta a farci i conti.
Ma la vicenda di Salvini è solo l’ultima, ed arriva al termine di un’estate di fuoco in cui è saltata la testa di Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura, a causa del caso Maria Rosaria Boccia. Tra presunte consulenze, interviste al TG1, storie Instagram pubblicate in notturna per aumentare la suspance, e registrazioni, Sangiuliano è attualmente indagato dalla Procura di Roma, con l’ipotesi di peculato e rivelazione del segreto d’ufficio. Sangiuliano si è dimesso, è tornato in Rai (ma ha numerose ferie da smaltire). Al suo posto è arrivato Alessandro Giuli, un fedelissimo di Meloni. Ma, intanto, le sue dimissioni hanno infranto il sogno di Meloni, che voleva essere l’unica ad evitare rimpasti di Governo sino al termine della legislatura. Ma tant’è, la frittata è fatta, con l’Italia costretta a riparare al pesante danno d’immagine in vista del G7 Cultura, che si terrà tra pochissimi giorni.
Oltre a tutto ciò, nonostante non se ne parli mai, c’è la questione più delicata di tutte: quella relativa al ministro del Turismo, Daniela Santanchè, per la quale è stato chiesto il rinvio a giudizio dalla Procura di Milano per falso in bilancio e truffa aggravata. La vicenda ruota tutta intorno ai dipendenti di Visibilia: secondo la tesi dell’accusa, sarebbero stati messi in cassa integrazione a zero ore in tempi di emergenza Covid e pagati dallo Stato con gli aiuti pubblici varati dal Governo Conte II, ma che – secondo gli inquirenti – continuavano a lavorare). Una vicenda resa nota dalla trasmissione d’inchiesta Report, in onda su Rai 3, anche a causa di alcune presunte rivelazioni di ex dipendenti.
L’ombra di Draghi
Come se ciò non bastasse, Meloni deve guardarsi anche dal “suo” passato. Un passato che ha un nome ed un cognome: Mario Draghi. L’ex premier e banchiere centrale, in realtà, è più attuale che mai. Non solo perchè ultimamente si è ripreso la scena, illustrando il report sulla competitività europea affidatogli dalla presidente Von Der Leyen, ma anche perchè si è incontrato con Marina Berlusconi, figlia di Silvio e che punta ad “ereditare” l’impero del padre. Non si conoscono i dettagli sul loro incontro, ma secondo quanto trapela, sarebbe stato presente anche Gianni Letta. E tanto basta per scatenare rumors, voci, qualcuno parla di “complotti” per buttare giù Meloni e far nascere un Governo tecnico. Già, perchè agli osservatori non è sfuggita l’estate di tensioni in maggioranza. Non tanto per le ferie di Meloni in Puglia, di cui si è parlato anche troppo senza una reale ragione, ma per le continue frecciate tra la Lega e Forza Italia. Casus belli (almeno apparente): lo Ius Scholae, voluto da Tajani, bloccato da Salvini. Che fosse solo la punta dell’iceberg di altre tensioni interne?
L’intrigo Fitto in Europa
In ultimo, ma non per importanza, la questione europea. A distanza di 4 mesi dalle elezioni, a Bruxelles non c’è ancora una commissione. C’è solo la sua presidente, von der Leyen. La quale continua a rinviare la formazione della squadra: mancano gli accordi sulle nomine, in Italia come non solo. Meloni ha scelto di mandare a Bruxelles Raffaele Fitto, attuale ministro degli Affari Europei, con la speranza che le trattative possano portare ad un portafoglio importante. Ma non sarà facile, dato che Ecr (il partito che fa capo a Meloni al Parlamento Europeo) ha votato contro la ri-elezione di Ursula. In soldoni: i socialisti, Fitto, non lo vogliono. E forse neanche il Pd, la cui segretaria non dà indicazioni chiare: voteranno o non voteranno per Fitto? Un mistero, esattamente come il futuro del Governo Meloni. (Foto: governo.it)
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