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Alluvione Emilia Romagna, lo scaricabarile all’italiana

19 settembre 2024 | 23:13
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Mentre gli emiliano-romagnoli hanno perso tutto e migliaia di sfollati sono disperatamente alla ricerca di un posto dove dormire, e gli imprenditori fanno la conta dei danni, Governo e Regione si accusano a vicenda. Come sempre accade in Italia, è sempre colpa di qualcun altro

Ravenna, 19 settembre 2024 – C’è una disciplina dove l’Italia primeggia: lo scaricabarile. Se fosse una competizione olimpica, vinceremmo la medaglia d’oro in ogni edizione, senza se e senza ma. Specie se a gareggiare fossero i politici: è sempre colpa di qualcun altro. Ahimè, però, l’alluvione in Emilia Romagna non è uno sport, ma un dramma in corso. L’ennesimo, per una regione che già nel maggio 2023 è finita sott’acqua.

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Gente che ha perso tutto, le imprese sono state divorate dall’acqua, i tetti delle case sono crollati, migliaia di sfollati sono alla ricerca di uno straccio di sistemazione, sperando nei posti letti messi a disposizione da associazioni, scuole o altre strutture che sono rimaste miracolosamente in piedi, chissà ancora per quanto. E c’è già qualche disperso nel ravennate. Stando ai numeri, sono caduti 350 millimetri di pioggia in sole 48 ore, causando oltre un migliaio le persone evacuate, cui 800 solo nel ravennate. Protezione Civile e vigili del fuoco stanno lavorando giorno e notte per salvare il salvabile, ma la situazione è critica.

emilia romagna

L’Emilia Romagna sott’acqua (Foto: Profilo Facebook Stefano Bonaccini)

Eppure, nonostante il dramma in corso, le nostre Istituzioni sono impegnate a fare politica anche su questo, se non propaganda. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l’intervento del ministro della Protezione Civile, Nello Musumeci, che ha puntato il dito contro la Regione, che negli ultimi 10 anni è stata guidata dal presidente Stefano Bonaccini (ora europarlamentare). Secondo la versione di Musumeci, l’Emilia Romagna non avrebbe speso tutti i soldi messi a disposizione per fare prevenzione. “Mezzo miliardo di euro in 10 anni” a sua detta. Come in ogni cosa, c’è un tempo per tutto: prima puliamo tutto, salviamo le famiglie e l’economia locale, per quanto possibile, poi vediamo di chi sono le responsabilità. Tuttavia, il ministro non la pensa evidentemente così ed ha deciso di puntare il dito, anche se pare stia valutando lo stato d’emergenza.

Risultato? Da un anno a questa parte, il problema non è stato risolto, nonostante l’Ordine degli Geologi – dopo l’alluvione del 2023 – abbia sottolineato come fosse necessario dare spazio ai fiumi fosse la via maestra da percorrere (leggi qui). E i ristori? Non si contano più le testimonianze di imprenditori che affermano di non aver visto una lira nel 2023, o di aver ricevuto cifre irrisorie rispetto al danno subito. E ora che i danni aumentano di migliaia di euro, chi paga? Chissà, magari le Istituzioni, tra un attacco e l’altro (anzi, tra un barile e l’altro), troveranno il tempo di dare delle risposte. (Foto: Profilo Facebook Protezione Civile)

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