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Attentato di Bruxelles, espulso tunisino: su Facebook inneggiava all’amico terrorista

25 settembre 2024 | 11:00
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Attentato di Bruxelles, espulso tunisino: su Facebook inneggiava all’amico terrorista

L’uomo, un 32enne,è stato tradotto all’aeroporto di Roma-Fiumicino da personale della Questura al fine di riportarlo in Tunisia

Fiumicino, 25 settembre 2024 – E’ stato espulso un 32enne tunisino per motivi di sicurezza dello Stato e prevenzione del terrorismo, dato che dai controlli è stato scoperto che è amico Facebook del terrorista autore dell’attentato a Bruxelles del 16 ottobre 2023. Ieri il Questore della Provincia di Vercelli, Giuseppe Mariani ha dato esecuzione all’espulsione nei confronti di un cittadino tunisino 32enne, in ottemperanza al decreto del ministro dell’Interno, emesso il 18 settembre scorso, mediante l’accompagnamento del predetto presso la frontiera di Roma.

Il 32enne, a partire dal maggio 2024, è stato oggetto di attento controllo e monitoraggio info-investigativo da parte dei militari del Raggruppamento Operativo Speciale Carabinieri di L’Aquila, sotto la direzione della Procura di L’Aquila. Dalle indagini dell’Arma è emerso come il cittadino tunisino fosse propenso ad una radicalizzazione religiosa violenta e rappresentasse un serio e concreto pericolo per la sicurezza.

In particolare, lo stesso, “amico” Facebook del terrorista dello Stato Islamico autore dell’attentato avvenuto a Bruxelles (Belgio) il 16 ottobre 2023, aveva più volte manifestato, a mezzo social network, la sua adesione ideologica alle organizzazioni terroristiche Stato Islamico e Hamas mediante la condivisione di post inneggianti al jihad. Al cittadino extracomunitario è stata altresì revocata la protezione speciale in precedenza concessagli e, in esecuzione dell’ordine d’accompagnamento emesso dal Questore di Vercelli, il medesimo è stato tradotto all’aeroporto di Roma Fiumicino da personale della Questura al fine di riportarlo in Tunisia. (Fonte: Adnkronos)

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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