Sinner, la Wada ed il caso dei nuotatori cinesi scagionati
Oggi la Wada mostra i muscoli, facendo ricorso contro Sinner. Ma nel 2021 ha deciso di tirare in dentro la pancia
Losanna, 28 settembre 2024 – Il caso doping sembrava essere ormai alle spalle. Ma, come sempre, le brutte notizie sono sempre dietro l’angolo. La doccia fredda è arrivata in mattinata, quando a Pechino – dove Sinner sta giocando l’ATP 500, ed ha pure vinto raggiungendo i quarti di finale – erano più o meno le 16 del pomeriggio. La Wada, Agenzia Mondiale Anti Doping, ha deciso di fare ricorso in merito all’assoluzione dell’Itia, relativa alla positività al clostebol di Jannik (leggi qui) Nonostante l’Itia abbia decretato l’assenza di colpevolezza e negligenza, la Wada ha messo l’Azzurro nel suo mirino, affermando come “la constatazione non è corretta ai sensi delle norme applicabili“. Ed ora starà alla Corte Arbitrale di Losanna chiudere definitivamente il caso o meno. Jannik si è detto sorpreso e deluso, e come lui milioni d’italiani e di appassionati di tutto il mondo. Anche perchè la Wada se l’è presa molto comoda, ostinandosi nel prendere il più tempo possibile, come se non sapesse bene che cosa fare. Ma ora finalmente l’Agenzia ha deciso di uscire allo scoperto – con calma, senza fretta – appellandosi al Tas: ecco l’appello.
La Wada e i nuotatori cinesi scagionati
Ora, la domanda che tutti dovremmo porci è questa: dov’era la Wada nel 2021 quando 23 nuotatori cinesi (ripeto, 23) vennero trovati positivi alla trimetazidina? Gli atleti vennero assolti dall’antidoping locale e l’Agenzia, come noto, non mosse un dito, accettando passivamente e silenziosamente le “giustificazioni” dell’autorità cinese. Nello specifico, l’Agenzia ha ripetuto fin dall’inizio di non aver commesso alcun errore nel non sanzionare questi nuotatori controllati positivi alla trimetazidina, accettando la versione delle autorità cinesi di una “contaminazione alimentare” in un hotel. Il Governo di Pechino, non esattamente un modello di trasparenza, tenne una conferenza stampa in pompa magna, vantando la propria pulizia nello sport, la “tolleranza zero” nei confronti del doping.
Ora, ammesso e non concesso che si fosse trattato realmente di una “contaminazione alimentare”, com’è possibile che un caso riguardante 23 atleti sia meno grave di una quantità infinitesimale di clostebol, assunta tramite un massaggio (con il fisioterapista che, a causa di questo errore, è stato prontamente licenziato)? Per quale motivo per i primi non si chiede nemmeno un giorno di squalifica, mentre per l’altro addirittura 1-2 anni? Qui non si tratta nè di campanilismo nè di strenua difesa di un campione italiano, come qualcuno sta provando a dire. Si tratta di comprenderne i criteri, capirne la logica, se esiste. Ma, a quanto pare, a volte si mostrano i muscoli, altre volte si tira indietro la pancia. Chissà come mai… (Foto: Instagram @janniksin)