La Pet Therapy si diffonde: “I pazienti assimilano meglio le cure”
Il veterinario: “C’è stato un incremento di queste iniziative perché i Dg degli ospedali o delle cliniche hanno visto e toccato con mano come bambini e anziani assimilino meglio le terapie che devono fare quando con loro c’è un animale”
Roma, 3 ottobre 2024 – La “Pet Therapy” è sempre più diffusa. In hospice dove si cura anche chi non può guarire da malattie oncologiche, come in un progetto dell’Asl Cuneo 1. A Forlì dove 4 cani e un gatto danno supporto alle pazienti oncologiche nel reparto di Ginecologia dell’ospedale Morgagni-Pierantoni. O la “dog pet therapy” per i bambini del reparto pediatrico del San Paolo di Milano. “Parliamo di una scienza che nasce in Usa negli ’70 – spiega all’Adnkronos Salute Federico Coccìa, veterinario a Roma – ed è una cura che viene fatta contestualmente alla cura tradizionale. C’è stato un incremento di queste iniziative perché i Dg degli ospedali o delle cliniche hanno visto e toccato con mano come bambini e anziani assimilino meglio le terapie che devono fare quando con loro c’è un animale. Per gli anziani in Rsa avere un incontro settimanale con un cane, accudirlo e giocarci, o solo accarezzarlo, aiuta ad andare avanti con più serenità“.
“Per la Pet Therapy ci sono precisi protocolli che individuano il percorso e le finalità per il paziente – spesso con una disabilità fisica o mentale – che deve avere l’ok del medico curante e poi deve essere presente il conduttore dell’animale, un veterinario e anche uno psicologo”, ricorda il veterinario. “Poi c’è anche l’assistenza assistita con animali o Aaa – continua – una variante della pet therapy che prevede l’incontro dei bambini ricoverati con gli animali”. Ma il cane o il cavallo che partecipano ad una seduta capiscono che in quel momento davanti a loro c’è una persona che sta male? “Non sono oggetti, quando si lavora in pet therapy c’è un beneficio anche per l’animale – risponde Coccìa – che non fa differenza tra un persona con disabilità o meno come possiamo fare noi umani. Per l’animale il paziente è un essere vivente con cui avere un rapporto che è biunivoco con uno scambio di emozioni. Il cane non si rende conto, ma per lui è giocare con una persona che dall’altra parte si emoziona“.
Ma quali animali si preferiscono? “Per i cani quelli educati e di indole buona, anche i meticci possono essere usati, e spesso le femmine perché sono più tranquille”. Quando gli anziani sono ricoverati per lunghi periodi in ospedale o in Rsa, suggerisce il veterinario “si potrebbe ipotizzare che durante le visite, rispettando tutte le norme e con l’autorizzazione del direttore sanitario, i pazienti possano incontrare il proprio cane una volta ogni tanto. Per l’anziano padrone sarebbe davvero un’iniezione di amore“. (fonte: Adnkronos)
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