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Vi porto con me in California

26 ottobre 2024 | 06:26
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Vi porto con me in California

Da circa una settimana, ho messo piede a Palo Alto, alle porte di San Francisco, dove rimarrò per un anno. Da Trump-Harris all’amore per l’Italia, vi porto nel cuore dell’America

Palo Alto, 26 ottobre 2024 – E’ solo l’inizio di un lungo viaggio, il primo di molti articoli e approfondimenti. Tanto devo ancora da vedere, scoprire, e conoscere, ma intanto partiamo con l’episodio pilota. Da pochi giorni ho messo piede negli Stati Uniti d’America, dove rimarrò per un anno. Il sogno di una vita che, quasi per caso, si è realizzato. Dopo oltre un giorno di attesa tra voli, scali e attesa alla dogana, sono atterrato all’aeroporto internazionale di San Francisco, prima di spostarmi nella vicina Palo Alto, dove rimarrò per un anno. La Silicon Valley della California, per i prossimi 350 e rotti giorni, sarà la mia casa. E cercherò di far sì che anche i lettori si sentano coinvolti, portandoli con me in questo lungo viaggio.

Trump-Harris, America al bivio

Prima di partire con il racconto vero e proprio, partiamo con uan premessa: questo non è un periodo come un altro per l’America. Il 5 novembre (che è dietro l’angolo), il Paese più potente del mondo e traino dell’Occidente (nonostante, almeno in Italia, imperversi un forte senso di anti-americanismo, spesso e volentieri per moda) sarà chiamato a scegliere tra il ritorno di Donald Trump e la “novità” (neanche troppo) Kamala Harris, potenzialmente la prima donna presidente degli Stati Uniti. E lo si capisce non appena si fa un giro: nei giardini di quasi tutte le case, ci sono dei veri e propri manifesti elettorali che inneggiano ad uno dei 2Lo vedo con i miei occhi, ogni volta che giro per strada. Una cosa inimmagibaile per noi italiani ed europei, che ormai a votare non ci andiamo nemmeno più.

In California quasi tutti voteranno per Kamala, essendo da sempre uno Stato liberal e di sinistra. Ma parlando con alcune persone dall’altra parte del Paese, come la Florida, il supporto è altissimo a favore dell’ex tycoon. E ciò vi testimonia come parlare di “America” sia forse sbagliata: bisogna parlare di Americhe, al plurale.

Palo Alto, il centro tecnologico

Partiamo dalla California e precisamente da Palo Alto, dove al momento vivo. Si tratta di una città poco conosciuta dalla maggior parte delle persone, eppure è il centro tecnologico del Paese e quindi dell’Occidente. Qui ci sono le sedi di Facebook, Linkedin, Tesla, ma anche il motore di ricerca Amazon. E ho citato solo quelle più importanti, potrei fare un elenco molto lungo. Tanto per dire: qui ci vive Marc Zuckenberg, uno degli uomini più ricchi ed influenti del mondo. E’ una zona ricca, ricchissima: stando ai dati, un reddito medio supera abbondantemente i 100mila dollaril’anno. Forse è per questo che le persone qui sono sempre allegre: gli stipendi e gli introiti imprenditoriali fuori dalla nostra logica, lo consentono. 

A tutto ciò, aggiungiamo il fattore meteo: come in quasi tutta la California, a Palo Alto è primavera tutto l’anno. Tranne i grandi manager o lavoratori di settori particolari, girano tutti in pantaloncini corti e maglietta. Sotto questo aspetto – almeno per me – è il paradiso in Terra.

L’America è enorme

Lo choc culturale si percepisce subito. Le strade, rispetto a quelle italiane ed in generale europee, sono enormi. Non esistono vicoli o stradine strette, ma esclusivamente stradoni che collegano una città all’altra. Si trova parcheggio dappertutto, non esiste il timore di non trovare mai un posto per la propria macchina (personalmente, è la cosa che preferisco). Il traffico? Di fatto non esiste, tranne nelle grandi città come New York o Los Angeles (un traffico comunque “dolce”, dato che quasi tutti guidano le macchine automatiche, mentre in Italia sono ancora in voga quelle manuali). Insomma scordatevi le affascinanti vie nascoste di Roma e le isole pedonali, ma anche le ore perse a cercare un buco per mettere l’automobile o in mezzo al drammatico traffico romano.

Il cibo spazzatura

Ad essere enorme, purtroppo, è anche il cibo spazzatura. Ve l’assicuro: non è un luogo comune, gli americani mangiano malissimo. Ma non perchè vogliano effettivamente farlo (chi lo vorrebbe mai?), ma perchè i nativi non conoscono altre cucini fuori dalla propria (pessima). Se non fosse per le tante comunità straniere presenti – compresa quella italiana, molto numerosa in California e non solo – sarebbe un vero e proprio dramma. Non siamo a livelli drastici, anche perchè gli americani sono soliti fare workout, ma do comunque un consiglio (non richiesto, ma certamente utile): se mai arriverete qui, fate di tutto per mantenere le vostre buoni abitudini alimentari.

Le comunità straniere

A proposito di comunità straniere in precedenza citate, è incredibile il multiculturalismo che persiste. A spopolare sono soprattutto gli asiatici: cinesi, giapponesi, coreani del sud, taiwanesi. Giovani e meno giovani che hanno attraversato il Pacifico per cercare la fortuna in America, a testimonianza di come la rivalità tra Stati Uniti e Cina, sia solamente una bega tra potenti che però non trova il minimo riscontro nella realtà (almeno negli Stati Uniti, non so come la pensino i cinesi che vivono in Cina o comunque in Asia). Ma qui le persone sono troppo impegnate a pensare al proprio benessere, piuttosto che pensare ai litigi tra Biden e Xi o chi per loro.

Gli americani amano l’Italia (più di quanto l’amiamo noi)

Appena dico a qualcuno di essere italiano, l’interlocutore di riferimento va in brodo di giuggiole. Cominciano a farmi domande, ad escalamare il loro amore per l’Italia, a raccontarmi i viaggi che si sono fatti nel nostro Paese. Parlano di Roma, Firenze, Napoli e gli occhi diventano a forma di cuore. Gli americani amano l’Italia. Anzi, mi spingo oltre: hanno un’altissima considerazione di noi, molto più di quella che noi stessi abbiamo. Siamo considerati geni della cucina (qui ci vuole poco…), padri della moda, padroni della lingua più bella del mondo, persone in grado di farsi apprezzare da chiunque. Tuttavia, credo sia normale: chiunque ama un Paese più di chi, quel Paese, lo vive ogni giorno ed ha a che fare con tutti i problemi. Ma mi prendo il buono di tutto ciò, e rifletto.

Questo, per ora, è quello che ho vissuto. Ma si tratta solo di un’infarinatura generale: il viaggio è appena iniziato. E ancora tante storie ci saranno da raccontare.

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