SOGNO AMERICANO: L'ALTRA FACCIA |
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Homeless, il dramma d’America

30 ottobre 2024 | 20:23
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Homeless, il dramma d’America

Afroamericani, latinos (specie messicani), veterani di guerra: oltre 500mila senzatetto riempiono le strade delle città americane, dove dilaga fortemente la percezione di insicurezza

Palo Alto, 30 ottobre 2024 – Rappresenta il vero dramma con cui, quotidianamente, gli Stati Uniti sono chiamati a convivere. Sono il paradosso dell’America: nella terra delle mille opportunità, in cui milioni di persone emigrano alla ricerca di maggior fortuna (specie dall’Europa, ma anche dall’estremo Oriente), migliaia di esseri umani vivono per strada, non hanno di che campare, completamente esclusi da una società che non ha intenzione di accoglierli. Stiamo parlando degli homeless, ovvero i senzatetto, che riempiono le strade americane. Uomini, donne, anziani, bambini, che spesso hanno con loro un cane (ridotto ad una vita del genere), una coperta sporca ed un carrello della spesa trovato da qualche parte, con la speranza che qualche passante ci infili del cibo e raffazzonare qualcosa. O, in altri casi, vivono in macchina, spesso e malvolentieri appostati fuori dai supermercati. Ma la maggior parte delle volte, le persone girano lo sguardo dall’altra parte, facendo finta di non vedere la disperazione che si trova sotto i loro occhi.

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Homeless, i numeri del dramma

Gli homeless si trovano dappertutto, purtroppo. Soprattutto nei centri delle grandi città, i “downtown”: da New York a Los Angeles, da San Francisco a Miami, senza considerare le città limitrofe. I posti caratterizzati dai grandi grattacieli, che si ergono a paladini del sogno americano, per migliaia di persone è un incubo quotidiano, vissuto ad occhi aperti. Stando ai dati più recenti (2023), le analisi più recenti della National Alliance to End Homelessness e dello Hud – il Dipartimento per l’Edilizia e lo Sviluppo urbano – i enzatetto negli Stati Uniti sono aumentati del 6% dal 2017 e oggi sono 582.462, quindi quasi 600mila. Un vero e proprio esercito che non ha da mangiare.

Il triste destino dei messicani

Nella maggior parte dei casi, gli homeless o afroamericani o latinos, specie provenienti dal Messico. Hanno attraversato la frontiera – chi in maniera legale, chi no –  con la speranza di trovare una vita migliore, confidando nei propri ricchissimi vicini di casa, che però spesso non hanno intenzione di accoglierli. Molti di loro non hanno neanche documenti, quindi in termini di legge sono veri e propri clandestini. Non c’è troppo da stupirsi, dato che nel 1993 il presidente George H.W. Bush ordinò la costruzione di un muro di separazione al confine per impedire ai messicani di entrare. Il muro – ribattezzato in Messico il “muro della vergogna” – venne poi sviluppato ancor di più dalle Amministrazioni successive, compresa quella guidata da Donald Trump (che anzi, se n’è preso tutti i meriti facendolo passare per un’idea sua) ed anche sotto Joe Biden il muro si è allungato. 

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I veterani di guerra

Ma c’è un altro fatto che, invece, dovrebbe far riflettere: tra gli homeless ci sono anche tanti veterani di guerra. Un esempio: sono tanti gli ex marines che hanno combattuto tra le giungle del Vietnam – nella guerra più assurda e inutile della storia moderna – che speravano di essere accolti da trionfatori al loro ritorno, dopo aver rischiato la vita o aver perso qualche arte. Invece? Nulla. Non riescono a reinserirsi nella vita precedente, a reintegrarsi in famiglia e nella propria comunità: il trauma è troppo forte. E, spesso, purtroppo porta anche all’estremo gesto. Ma ciò dovrebbe far riflettere: com’è possibile che in America, dove le forze armate sono quasi divinizzate a causa dell’enorme senso patriottico (specie in alcuni Stati), chi ha combattuto si ritrova in mezzo alla spazzatura? E’ l’altra faccia del sogno americano.

La percezione di insicurezza e l’utilizzo delle armi

Tutto ciò, però, di solito resta lettera morta. Chi vive in America ed ha una vita agiata o comunque dignitosa, si sente minacciato dall’enorme presenza degli homeless. Nelle grandi città soprattutto vige una sorta di coprifuoco auto-imposto in cui, dopo una certa ora (e qui le giornate finiscono molto prima, si cena prestissimo a differenza dell’Europa) viene consigliato di non uscire fuori di casa, perchè è in tarda serata che gli homeless tentano qualche azione. In effetti, negli Stati Uniti c’è un’alta percezione d’insicurezza: le persone non si sentono tranquille. L’America è un territorio enorme, è una specie di continente a tratti ingovernabile. Il Governo federale e i singoli Stati non possono arrivare dappertutto. Ecco perchè molta gente qui – a differenza di quel che crediamo in Europa – è favorevole alle armi: nella visione degli americani, sono gli unici strumenti a disposizione  della popolazione per difendersi. 

La stessa candidata democratica alla presidenza ed attuale vice-presidente, Kamala Harris, ha pubblicamente dichiarato di avere un’arma in casa e che, in caso dovesse servire, sarebbe disposta a sparare. Una dichiarazione del genere ce la si potrebbe aspettare da Trump, non da Kamala Harris. Ma chi vive qui, non si stupisce affatto: il II emendamento, ovvero quello che garantisce il diritto degli americani di possedere le armi, non viene toccato anche perchè gran parte della popolazione scenderebbe in piazza per protestare ed organizzerebbe scioperi su scioperi.

Alcune differenze con l’Italia

A tutto ciò, noi non siamo abituati. E’ vero, i senzatetto ci sono anche in Italia ed in Europa, ma non sono così tanti, nè sono sparpagliati ovunque. Sono concentrati soprattutto nei pressi delle stazioni ferroviarie ed in pochissimi altri posti (tra i quali, parte del centro di Roma). Questo anche perchè in Italia vige uno stato sociale che, tra tutti i suoi problemi (e sono tanti) funziona a suo modo, mentre qui di fatto non esiste. Quindi, da questo punto di vista, è un vero e proprio choc culturale per noi europei.

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