L’ex presidente ha detto che, in caso di vittoria il 5 novembre, una delle prime iniziative sarà imporre dazi pari ad almeno il 10% su tutti i prodotti importati, inclusi quelli europei. L’Ue rischierebbe la recessione
Washington, 3 novembre 2024 – L’ex presidente degli Stati Uniti ed attuale candidato alla Casa Bianca per i Repubblicani, Donald Trump, disprezza l’Europa. Non lo ha mai nascosto, ed anzi ne ha sempre fatto un proprio mantra elettorale, in perfetta coerenza con la propria cultura isolazionista, secondo la quale gli Stati Uniti devono farsi gli affari propri, senza ficcare il naso nelle questioni altrui (“America First”, come dice il suo slogan). L’ex tycoon, che non vede l’ora di tirarsi fuori dalla guerra in Ucraina passando la patata bollente all’Unione Europea, ora prepara anche la stretta economica. Trump ha infatti dichiarato che, in caso di vittoria, una delle prime iniziative sarà imporre dazi di almeno il 10% su tutti i prodotti importati, inclusi quelli europei: “L’Ue dovrà pagare un prezzo elevato per non acquistare abbastanza prodotti americani. Vi dirò una cosa: l’Unione Europea sembra così carina, così adorabile, vero? Tutti i bei paesini europei che si uniscono. Ma non prendono le nostre auto. Non prendono i nostri prodotti agricoli. Vendono milioni e milioni di auto negli Stati Uniti. No, no, no, dovranno pagare un prezzo elevato“, ha detto durante un comizio in Pennsylvania, ovvero uno dei 7 Stati che saranno decisivi per l’esito finale.
Trump e la passione per i dazi
La sua passione per i dazi è ben nota: nel 2018 annunciò l’intenzione di imporre 50 miliardi di dollari di dazi doganali sui prodotti cinesi. Per ritorsione, la Cina impose dazi su più di 128 prodotti statunitensi, tra cui in particolare la soia, uno dei principali prodotti esportati dagli Stati Uniti in Cina. Una vera e propria guerra commerciale terminata nel 2020, quando Joe Biden e Xi Jinping hanno firmato la pace. Ora Trump ha deciso di rilaniare, spostando il proprio mirino sull’Europa.
L’obiettivo di Trump è quello di dare impulso alle imprese statunitensi, creare posti di lavoro e ridurre il deficit federale grazie a un gettito fiscale supplementare, come fatto durante la sua presidenza tra il 2016 e il 2020. Ma secondo i critici, l’onere economico degli eventuali dazi rischia di ricadere sui consumatori statunitensi, i quali si stanno ancora leccando le ferite dovute all’inflazione (che in America ha avuto gravi conseguenze). In molti casi i prodotti costano il doppio, a volte anche il triplo, mutui ed affitti sono saliti alle stelle. Gli americani potrebbero sopportare ulteriori rincari?
Dazi doganali: cosa rischia l’Europa
Le relazioni commerciali tra l’Unione e gli Stati Uniti valgono all’incirca 1000 miliardi di euro in beni e servizi all’anno. La bilancia commerciale con gli Usa è a favore dell’Ue, con un’eccedenza di 156 miliardi di euro nel 2023, a fronte di un deficit nei servizi di 104 miliardi di euro. Una maxi tariffa generalizzata del 10 o 20% per cento renderebbe più costoso per le aziende statunitesi importare beni dell’Ue, mettendo a rischio fino a un terzo delle esportazioni europee attraverso l’Atlantico in alcuni settori, come quelli dei macchinari industriali e dei prodotti chimici (che costituiscono il 68 per cento delle esportazioni verso gli Stati Uniti nel 2023).
Nonostante gli economisti siano divisi sull’entità esatta del danno, c’è un consenso crescente sul fatto che i dazi imposti dagli Stati Uniti potrebbero avere conseguenze devastanti per l’economia dell’Eurozona. Secondo le stime di Goldman Sachs – come riporta Euronews – l’introduzione di un dazio universale del 10% per cento potrebbe ridurre il PIL dell’Eurozona dell’1 per cento. Le proiezioni più pessimistiche suggeriscono che, entro il 2028, i dazi potrebbero ridurre la crescita dell’Eurozona dell’1,5 per cento. A pagare il conto più salato sarebbe la Germania, dove il Pil potrebbe diminuire dell’1,6 per cento.
Diamo altri numeri. La Commissione Europea ha evidenziato l’importanza del commercio e degli investimenti transatlantici, che sostengono direttamente circa 9,4 milioni di posti di lavoro tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti. Queste preoccupazioni non sono infondate. Le misure protezionistiche tendono a generare un effetto domino, in cui le aziende, di fronte a costi aumentati e a un mercato meno prevedibile, sono costrette a ridurre le assunzioni o addirittura a licenziare i lavoratori, cosa che accadrebbe su entrambe le sponde dell’Atlantico.
Al voto mancano pochi giorni, pochissimi. Probabilmente il tema dei dazi all’Europa non sarà decisivo ai fini del voto finale, perchè non scalda pance e cuori. Eppure, per noi europei, è la questione più importante di tutte o dovrebbe esserlo. Noi, però, non votiamo: il destino di parte della nostra economia è nelle mani degli americani. (Foto: Instagram @realdonaldtrump)
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