Mass media statunitensi, cantanti ed attori multi-miliardari ed il Partito Democratico che rappresenta solo i più ricchi, hanno avuto solo un argomento: dipingere Trump come un nemico della democrazia. Ma questa retorica ormai non basta più: servono idee
Washington, 6 novembre 2024 – Per essere rieletto Presidente degli Stati Uniti, unico nella storia contemporanea ad ottenere un secondo mandato non consecutivo, Donald Trump non ha dovuto battere solo Kamala Harris: il tycoon se l’è dovuta vedere anche contro un intero sistema che non vedeva l’ora di vederlo fuori dalle grandi questioni. Gran parte dei mass media statunitensi, i vip l’apparato del Partito Democratico si sono coalizzati nel tentativo di demonizzare Trump all’inverosimile, spingendo fortemente per la vittoria di Harris, dipinta come l’argine a difesa della democrazia. Ma c’è un problema: il popolo americano, così come i popoli europei, sono stufi di questa retorica fondata sulla paura, priva di qualsiasi programma concreto.
Diciamolo subito: la campagna elettorale di Kamala Harris è stata pessima. Per gli anni a venire, dovrebbe essere considerato come un manuale delle cose da non fare se si vuole vincere. La vice presidente in carica ha dato prova di essere priva di carisma, quest’ultimo necessario per mobilitare milioni di persone a votare (chiedere a Barack Obama, l’ultimo grande leader dei Dem americani); non ha puntato su quelli che sarebbero dovuti essere i suoi cavalli di battaglia, ovvero l’essere eventualmente la prima donna Presidente e tra l’altro figlia di immigrati (a tal punto che nemmeno le minoranze hanno votato per lei). A ciò, aggiungiamo il fatto che Trump ha potuto preparare questa campagna elettorale per 4 anni, mentre Kamala ha potuto beneficiare di pochi mesi scarsi. Ma qui le responsabilità sono da attribuire, quasi esclusivamente, al presidente Joe Biden, che ha preso atto dell’ovvio troppo tardi.
Ma a prescindere da tutto ciò, che già basterebbe ed avanzerebbe per spiegare questa clamorosa debacle elettorale, il vero motivo per cui Kamala Harris è un altro. Ed è doveroso analizzarli nel dettaglio.
La demonizzazione di Trump da parte di mass media, star e… Kamala
L’unico vero “argomento” portato dalla vice presidente in quest’elezioni è stato il seguente: “Votate me così non vince Trump“. Un disperato tentativo di convincere gli americani che, in caso di vittoria del tycoon, l’America avrebbe rischiato una svolta autoritaria dall’oggi al domani, giocando sul presunto senso di paura che, nella schiacciante maggioranza degli americani, non esiste (leggi qui).
Non è bastata nemmeno l’eccessiva demonizzazione di Trump da parte di giornali e televisioni amici dei Dem, che ogni giorno hanno lanciato allarmi sul rischio dittatura con l’eventuale vittoria del tycoon. Ebbene: si erano accorti tutti di come Trump avesse grosse chance di vittoria, tranne i mass media americani che hanno preferito raccontare una realtà che non c’è.
Non sono gli unici però, sono in buona compagnia. In America c’è una tendenza abbastanza odiosa, o nel migliore dei casi snervante: cantanti, attori ed altri Vip miliardari che fanno endorsement ai candidati Democratici. Alla faccia degli operai: si tratta di persone che – beate loro – vivono in una sorta di mondo parallelo, circondate dal lusso sfrenato, che non hanno idea di cosa effettivamente pensino gli americani. Ormai è quasi una legge matematica non scritta: appena un cantante indica chi votare, l’elettore premierà il suo avversario. La sfortuna di Kamala è che, mai come in questa tornata elettorale, tutti si sono schierati con lei. Tranne uno: Elon Musk, l’imprenditore illuminato che ha avuto il coraggio di schierarsi dalla parte di Trump. Ed è l’unico che, a quanto pare, ci ha visto lungo.
Insomma, un intero sistema (completamente distante dal mondo che ci circonda) si è mobilitato contro Trump, demonizzandolo come il male assoluto e parlando di Harris come la salvatrice della patria. Il risultato è quello che ormai tutti sanno.
La Sinistra americana rappresenta solo i ricchi
La Sinistra statunitense, così come quasi tutta quella occidentale (tranne quella spagnola ed in parte quella francese) ormai rappresenta esclusivamente le classi medio-alte, ricchi e super-ricchi, i laureati, i benestanti. Motivo per cui il Partito Democratico ha sfondato in Stati come California e New York (come sempre, d’altronde). Non parla più agli operai, ai lavoratori, alla classe medio-bassa, che più o meno dappertutto rappresenta la maggioranza di un Paese: queste classi votano tutte per i Repubblicani. Addirittura le minoranze di latinos (che sono comunque milioni) ed afroamericani hanno preferito Trump piuttosto che Harris, e questo dovrebbe indurre a profonde riflessioni.
Ragionando sulla campagna elettorale in se, c’è anche poco da dire: Trump ha dato una lezione di politica ad Harris, che evidentemente deve fare ancora tanta gavetta prima di potersi ripresentare – anche se rischia di essersi bruciata del tutto -. Il tycoon ha parlato continuamente di economia, dato che l’inflazione è alle stelle (costa tutto il triplo, a causa dell’eccessiva spesa pubblica messa in atto dall’amministrazione Biden) ed immigrazione clandestina. Problemi che esistono, si toccano con mano, basta girare anche solo una volta in una strada americana, entrare in un supermercato o parlare con qualche cittadino. Harris ed il suo staff della comunicazione, invece, hanno preferito fare finta che questi problemi non esistano. Se n’è uscita con qualche frase forzata e mal riuscita, volta solo ad inseguire Trump, come per esempio la dichiarazione che segue: “Ho una pistola, se qualcuno entra in casa mia gli sparo”. E sull’economia non ha mai dato risposte adeguate ai giornalisti che le facevano domande, anche perchè non poteva ammettere di avere grosse responsabilità – con Biden – in merito all’inflazione. Insomma, la sconfitta era annunciata. Magari non di queste dimensioni, ma una vittoria di Trump era facilmente ipotizzabile. Con i sondaggi che, di nuovo, hanno fatto un buco nell’acqua.
Sulla politica estera, stendiamo un velo pietoso. Discutibili o meno, l’elettore medio americano ha capito perfettamente cosa Trump voglia fare in Ucraina (leggi qui) ed in Medio Oriente (leggi qui). Mentre nessuno ha capito cosa avesse intenzione di fare Harris, impegnata nel dare risposte fraintendibili e non chiare per non prendere una posizione netta.
I Dem devono mettersi in discussione
Ora la Sinistra americana, se vuole rinascere, è chiamata ad un arduo compito che non sempre (mai) le riesce: mettersi in discussione, capire che non sono gli unici con la verità in tasca, evitare di rappresentare l’avversario come un pericolo per la democrazia. Prendere atto che bisogna tornare a parlare alle classi meno abbienti, se si vuole tornare al potere e possibilmente restarci a lungo. Fare campagni elettorali in cui si toccano i temi cruciali (economia, immigrazione, sanità, diritti civili, lavoro, energia, politica estera), evitando di demonizzare l’avversario. Ma anche trovare volti nuovi che, veramente, rappresentino il cambiamento. Cosa che Kamala Harris, pur essendo una donna afroamericana, non incarna, dato che è stata messa lì esclusivamente per sostituire Biden all’ultimo minuto. Il lavoro da fare è tantissimo, ma anche il tempo non manca: 4 anni sono lunghi. (Foto: Instagram @realdonaldtrump)
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