Alla base del pestaggio liti all’esterno di un bar
Fondi, 7 novembre 2024 – Era stato trovato morto nella sua abitazione un 63enne di Fondi. Il cadavere era stato ritrovato dai familiari il 9 giugno scorso. Per i carabinieri i preliminari accertamenti erano apparsi incongruenti con una morte per cause naturali. Motivo per cui, la Procura della Repubblica di Latina, che ha coordinato le indagini, dispose l’esame autoptico sulla salma, permettendo di accertare che la morte era conseguenza di una doppia lesione alla milza, compatibile con un pestaggio avvenuto nei giorni precedenti.
Due gli indagati, cittadini di Lenola per i quali, nella mattinata odierna, i Carabinieri della Compagnia di Terracina hanno eseguito un’Ordinanza di Custodia Cautelare in carcere, emessa dal Tribunale – Ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari – di Latina, gravemente indiziati dell’omicidio preterintenzionale aggravato del 63enne.
La dinamica dei fatti
Le indagini avviate dai militari, anche di natura tecnica, hanno consentito di ricostruire come l’evento si fosse verificato il precedente 3 giugno , all’esterno di un bar di Lenola, ad opera dei due indagati, chiamati sul posto dal proprietario dell’esercizio, per liberarsi della presenza, fastidiosa, ma non pericolosa, del 63enne fondano che, spesso, si presentava palesemente ubriaco, come nell’occasione.
Nella circostanza, i due aggressori hanno colpito selvaggiamente la vittima, anche con alcune sedie reperite all’esterno del bar, come ripreso da una telecamera esterna dell’impianto di video-sorveglianza. Nel corso delle investigazioni è stato documentato un clima di diffusa omertà, caratterizzato da atteggiamenti reticenti di varie persone informate sui fatti, probabilmente per la paura nei confronti dei due indagati, di cui uno pluri-pregiudicato, temuto per l’indole aggressiva. I due arrestati sono stati condotti presso la casa Circondariale di Latina, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria, a cui, ferma restando la presunzione d’innocenza ex art.115 bis del c.p.p., dovranno rispondere delle gravi accuse di omicidio preterintenzionale aggravato.
Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.