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Ora c’è Trump e per l’Europa sono dazi amari

8 novembre 2024 | 22:32
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Ora c’è Trump e per l’Europa sono dazi amari

Le tariffe doganali che Trump vorrebbe imporre sui prodotti europei, mettono in luce tutti i problemi del Vecchio Continente. E Draghi interviene: “Sui dazi bisogna negoziare. Non è più il tempo di posporre le decisioni”

Washington, 8 novembre 2024 – La vittoria di Donald Trump, eletto 47mo presidente degli Stati Uniti, rischia di cambiare completamente il destino dell’Europa. Il trionfo del tycoon ha messo in evidenza una realtà difficile da accettare, ma di cui occorre prendere atto il prima possibile (di tempo ne abbiamo sprecato già abbastanza): l’Unione Europea si trova con le spalle al muro, costretto a confrontarsi con le conseguenze delle sue scelte politiche, le sue mancanze, la sua incapacità di guardare al futuro e cavalcarlo.

Ma cosa c’entra tutto ciò con Trump? Nonostante le dichiarazioni formali e di rito dei leader europei, Bruxelles guarda con occhi preoccupati (per non dire terrorizzati) quanto sta accadendo sull’altra sponda dell’Atlantico: Trump infatti, con la sua visione isolazionista – ed il suo disprezzo mai nascosto per l’Europa – ha promesso di imporre dei dazi pari ad almeno il 10% sui prodotti europei (leggi qui): “L’Ue dovrà pagare un prezzo elevato per non acquistare abbastanza prodotti americani. Vi dirò una cosa: l’Unione Europea sembra così carina, così adorabile, vero? Tutti i bei paesini europei che si uniscono. Ma non prendono le nostre auto. Non prendono i nostri prodotti agricoli. Vendono milioni e milioni di auto negli Stati Uniti. No, no, no, dovranno pagare un prezzo elevato“, ha detto durante uno dei suoi ultimi comizi in Pennsylvania (uno degli Stati chiave in cui Trump ha trionfato). Insomma, per l’Europa rischiano di essere… dazi amari.

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Trump e recessione in Europa

Secondo le stime di Goldman Sachs – come riporta Euronews – l’introduzione di dazi pari al 10% per cento potrebbero il PIL dell’Eurozona dell’1 per cento. Le proiezioni più pessimistiche suggeriscono che, entro il 2028, i dazi potrebbero ridurre la crescita dell’Eurozona dell’1,5 per cento. In una parola: recessione. Già, perchè le maxi-tariffe doganali che Trump vorrebbe imporre il colpo di grazia ad un’economia – quella europea – che sta vivendo una fase di crisi nel suo complesso. Anche e soprattutto a causa della situazione in Germania, dove dilaga la crisi economica (incredibile, ma vero) la quale sta portando alla caduta del Governo presieduto da Olaf Scholz. In una parola: con Trump noi europei rischiamo la recessione.

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Ue, è tempo della svolta

Questa situazione dunque apre il vaso di pandora e mette in risalto l’incapacità dell’Ue di affrontare le sfide globali in modo proattivo. Negli ultimi anni, l’Unione Europea si è concentrata su questioni interne, spesso trascurando il panorama internazionale e le sue dinamiche: mentre il mondo evolve rapidamente, l’Europa sembra essere rimasta immobile, incapace di elaborare strategie efficaci per affrontare le nuove realtà geopolitiche, economiche, energetiche e quelle legate al progresso tecnologico. Qualche esempio? Su Intelligenza Artificiale e High Tech siamo indietro anni luce rispetto agli Stati Uniti.

Trump prepara la guerra commerciale all’Europa

Ora è arrivato il momento per l’Europa di assumersi le proprie responsabilità. Non può più permettersi di restare al palo, in attesa che le decisioni degli altri (ovvero degli americani) definiscano il suo destino. La sfida di Trump dovrebbe fungere da catalizzatore per un rinnovamento, spingendo i leader europei a sviluppare una visione comune, rafforzare la coesione interna. Solo un’Europa unita e determinata potrà rispondere adeguatamente alle provocazioni e tutelare i propri interessi, esattamente come sono soliti fare gli statunitensi.

L’intervento di Draghi

Sulla vittoria di Trump, i probabili cambiamenti nel rapporto Ue-Usa e soprattutto sulla delicata questione dazi, è intervenuto anche Mario Draghi, già presidente del Consiglio e governatore della BCE. L’ex premier nelle scorse settimane ha illustrato un rapporto, affidatogli da von Der Leyen, sullo stato di competitività dell’Unione Europea, indicando criticità e soprattutto gli interventi che occorre mettere in atto per evitare la morte politica dell’Ue (leggi qui). Un report in cui Draghi ha voluto lanciare non uno, ma diversi allarmi: o si cambia registro o per l’Europa è finita.

L’influenza di Draghi in Europa

Questa la dichiarazione di Draghi in merito alla vittoria di Trump : “Non c’è alcun dubbio che la presidenza Trump farà grande differenza nei rapporti tra gli Stati Uniti e l’Europa, non necessariamente tutto in senso negativo, ma certamente dovremo prenderne atto. Quest’amministrazione sicuramente darà grande impulso all’High Tech, dove noi siamo già molto indietro: questo è il settore trainante della produttività. Già ora c’è una differenza molto ampia tra Europa e Stati Uniti, quindi noi dovremo agire e gran parte delle indicazioni del rapporto (il suo, ndr) vanno in questa direzione”.

Sull’imposizione dei dazi doganali, Draghi ha detto: “Trump tanto impulso darà nei settori innovativi, e tanto proteggerà le industrie tradizionali, ovvero quelle che noi esportiamo di più negli Stati Uniti. Dovremo negoziare con l’alleato americano, con spirito unitario per proteggere i nostri produttori“.

Infine, un duro monito alla classe dirigente del Vecchio Continente: “L’Europa non può più posporre le decisioni. In tutti questi anni, si sono posposte tante decisioni importanti in attesa del consenso che non è mai arrivato. Abbiamo avuto uno sviluppo più basso, una crescita minore ed oggi una stagnazione. Mi auguro che ritroveremo uno nostro spirito unitario con cui riusciremo a trovare il meglio da questi grandi cambiamenti. Andare in ordine sparso? Siamo troppo piccoli, non si va da nessuna parte“. (Foto: Pagina Facebook Donald Trump)

*Lorenzo Contigliozzi – corrispondente dagli Stati Uniti.

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