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Latina, bodyshaming contro la sindaca: scattano le denunce

20 novembre 2024 | 09:23
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Latina, bodyshaming contro la sindaca: scattano le denunce

Il sindaco ha deciso di denunciare i fatti alla locale DIGOS tramite il proprio legale di fiducia

Latina, 20 novembre 2024- La Polizia di Stato ha identificato e denunciato all’Autorità Giudiziaria gli autori della diffamazione aggravata ai danni del Sindaco di Latina, Matilde Celentano.

In particolare, lo scorso 14 ottobre, la redazione del quotidiano di informazione locale “Latina Oggi” ha pubblicato sulla propria paginaFacebookun’intervista rilasciata dall’attuale Sindaco di Latina, Matilde CELENTANO, a seguito della sua partecipazione ad un evento pubblico.

Immediatamente dopo la pubblicazione del citato video diversi utenti, travalicando il diritto di critica politica e di libera espressione costituzionale garantito ad ogni individuo, hanno diffuso sul Web commenti offensivi e diffamatori nei confronti del Sindaco di Latina, la quale, vittima del cosiddetto “Body Shaming”, nel pomeriggio del 17 ottobre, ha deciso di denunciare i fatti alla locale DIGOS tramite il proprio legale di fiducia.

Le indagini, condotte da personale DIGOS con il supporto della Direzione Centrale Polizia di Prevenzione unitamente alla locale Sezione Operativa Sicurezza Cibernetica e coordinate dalla Procura della Repubblica di Latina, hanno consentito di cristallizzare i fatti e raccogliere ogni possibile elemento necessario per la ricostruzione degli episodi in argomento che hanno portato all’identificazione di tutti e 4 gli autori dei commenti diffamatori.

Tra questi, due sono stati destinatari di attività di perquisizione locale ed informatica, delegata dalla Procura della Repubblica di Latina, che ha permesso di riscontrare l’effettivo utilizzo da parte degli indagati dei profili facebook attraverso i quali erano stati pubblicati i commenti che hanno offeso l’onore e la reputazione del Primo Cittadino di Latina.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio

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