Gli Stati Uniti non hanno l’obbligo di arrestare Netanyahu (e non lo faranno)
La CPI ha emesso i mandati di cattura per Netanyahu e Gallant, suo ex ministro della Difesa. Ma gli USA non ne riconoscono l’autorità
Washington, 23 novembre 2024 – La Corte Penale Internazionale ha emesso un mandato di cattura per il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, e per il suo ex ministro della Difesa, Yoav Gallant: entrambi sono accusati di crimini di guerra contro l’umanità commessi nella Striscia e in Israele dopo il 7 ottobre 2023. Ciò significa che nel momento in cui metterà piede in uno dei 123 Paesi che riconosce lAja (tra cui l’Italia, con il Governo spaccatissimo sulla vicenda), Netanyahu – che già parla di “Corte antisemita” – dovrà essere immediatamente arrestato.
La richiesta della CPI – che non è un organo dell’Onu e non va confusa con la Corte Internazionale di Giustizia – ha ricompattato la popolazione israeliana, anche quella che non vede l’ora che Netanyahu si faccia da parte: secondo la comunità ebraica, rappresenta una sorta di equiparazione tra Israele e Hamas. Questo perchè il mandato di cattura è stato richiesto anche per il capo militare di Hamas Deif, che tuttavia Tel Aviv ritiene di aver ucciso.
Comunque, in quella lista di 123 Stati, mancano i pezzi grossi: Russia, Cina e, soprattutto, gli Stati Uniti. La Casa Bianca è, almeno apparentemente, furiosa: “L’emissione di mandati di arresto da parte della Corte Penale Internazionale contro i leader israeliani è scandalosa. Vorrei essere chiaro ancora una volta: qualunque cosa la Cpi possa insinuare, non c’è equivalenza, nessuna, tra Israele e Hamas. Saremo sempre al fianco di Israele contro le minacce alla sua sicurezza” ha dichiarato in una nota il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, nonostante quest’ultimo abbia più volte intimato a Netanyahu di frenare la sua furia in Palestina (salvo poi continuare ad inviargli le armi). Mentre il suo imminente successore, Donald Trump, non ha rilasciato dichiarazioni, ma secondo quanto trapela da fonti di Washington starebbe pensando di imporre sanzioni all’Aja: il provvedimento riguarderebbe in particolare il procuratore capo della Cpi, Karim Khan, e i giudici che hanno emesso i mandati. Insomma, un’insolita all’alleanza Biden-Trump, con l’unico scopo di difendere il governo israeliano, nell’occhio del ciclone a causa del massacro in corso nella Striscia di Gaza.
Gli Stati Uniti, così come gli altri Paesi che non riconoscono l’autorità della Corte Penale Internazionale, non hanno alcun obbligo di arrestare Netanyahu, Gallant e – per assurdo – nemmeno Putin. Già, perchè l’obbligo pende solo sulla testa dei Paesi firmatari dello Statuto di Roma, tutti gli altri possono tirarsene fuori. Cosa che farà Washington, che non tirerà fuori le manette per il premier israeliano ed il suo ex ministro della Difesa nel caso in cui dovessero rimettere piede su suolo americano. La Casa Bianca non mollerà il proprio storico alleato israeliano, nonchè protettore degli interessi americani nella regione. Non c’è sentenza della Corte Penale Internazionale che tenga.
*Lorenzo Contigliozzi – corrispondente dagli Stati Uniti.
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