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Sotto l’ombra nucleare: guerra di propaganda Europa-Russia, in attesa di Trump

27 novembre 2024 | 07:35
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Sotto l’ombra nucleare: guerra di propaganda Europa-Russia, in attesa di Trump

La Germania ha iniziato a stilare una lista di bunker antiatomici, mentre i Paesi nordici preparano opuscoli per informare i cittadini sulla guerra. Ma Trump deve ancora insediarsi

Kiev, 27 novembre 2024 – La Germania sta stilando una lista di bunker antiatomici da utilizzare in caso di conflitto nucleare, i Paesi del nord Europa (Svezia, Norvegia e Finlandia) stanno distribuendo opuscoli per preparare i cittadini alla guerra, inglesi e francesi pensano (anzi, “non escludono”) l’invio di truppe in Ucraina (cosa già ripetuta più volte negli scorsi mesi). I governi europei lanciano più di un allarme dopo le recenti minacce di Vladimir Putin, il quale ha parlato di guerra mondiale ed ipotetici attacchi russi su Stati Uniti e Gran Bretagna. Ma mentre la guerra delle dichiarazioni va avanti (ed insieme ad essa, purtroppo, anche quella sul campo), tutti aspettano solo un giorno. Ovvero il 20 gennaio, quando il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump s’insedierà. Solo da quel momento in poi, le cose prenderanno una piega decisiva, ma il processo è già iniziato, la macchina già si è messa in moto.

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Tra guerra e propaganda

L’Europa corre ai ripari, almeno a parole. E mentre l’Europarlamento sarà oggi chiamato a votare per la nuova Commissione europea, nuovamente capitanata da Ursula von der Leyen (una rappresentante dei falchi per quanto riguarda la questione ucraina), i governi di alcuni singoli Stati hanno preso l’iniziativa da soli, dando vita a macabri mind games, come li chiamano qui in America. “Giochi di logica” improntati sul convincere la popolazione che la guerra è vicina e, nel peggiore dei casi, inevitabile. Volantini, opuscoli, liste di bunker, ipotesi dei soldati Nato sul campo di battaglia: serve aggiungere altro? Ma non siamo più nel 1914-1918, quando questi colpi di propaganda sortivano gli effetti sperati dai governi.

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In Europa si aggira lo spettro di Trump

L’escalation verbale è drasticamente aumentata nelle scorse settimane, immediatamente dopo l’elezione di Trump, come abbiamo già visto (leggi qui). La guerra delle dichiarazioni ha subito un’impressionante accelerata, ed anche in Ucraina la crisi sta peggiorando. Insomma: tutto rapido, tutto all’improvviso, quasi inaspettato agli occhi dell’opinione pubblica. Poi, come un fulmine a ciel sereno, tutto ciò.

Già, perchè, in questo freddo e spietato mondo chiamato geopolitica, tutti devono giocare la loro parte: il 20 gennaio – data dell’insediamento di Trump – è alle porte. Sarà quello il momento in cui ci sarà la svolta decisiva, in un modo o nell’altro. Fino ad allora, chiunque degli attori coinvolti cerca di mettere sul tavolo tutte le armi a propria disposizione, anche e soprattutto retoriche. Putin minaccia l’utilizzo di armi nucleari: lo fa da 2 anni e mezzo, ma ora con più prepotenza. Di solito, però, can che abbaia non morde. E chi minaccia, poi, non agisce. La storia ce lo dice, e chiunque deve augurarsi che la storia mantenga fede a se stessa. Il capo del Cremlino sa che l’utilizzo anche “solo” di un’arma tattica avrebbe ripercussioni devastanti per la Russia.

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La Germania in crisi

In particolare, fa riflettere il comportamento di Berlino: il cancelliere tedesco Olaf Scholz si trova con l’acqua alla gola in patria, a causa della recessione che sta colpendo la più Germania (ovvero la più grande potenza europea, almeno fino adesso). Ciò ha “obbligato” la maggioranza a semaforo verde che lo sostiene – chiamata così in quanto dentro ci sono Spd, Liberali e Verdi) a chiudere baracca e burattini, accordandosi per le elezioni anticipate che ci saranno il 23 febbraio. Scholz – che, a sorpresa, è stato confermato candidato cancelliere – ha tentato di rialzare la testa in politica estera, cercando di riallacciare i rapporti con Putin. Un disperato tentativo che, stando a quanto detto da Scholz, non è andato a buon fine, con la telefonata che non è piaciuta nè a Zelensky nè ai vertici dell’Unione Europea.

Dalla diplomazia al pericolo atomica, il passo è brevissimo. Stando ai media tedeschi, la Protezione Civile locale sta portando avanti un censimento sui bunker presenti in Germania e sulle strutture che potrebbero diventarlo, in caso Putin lanciasse un attacco atomico. Tra gli spazi idonei a diventare o a ospitare nuovi rifugi ci sarebbero edifici pubblici, parcheggi sotterranei, stazioni ferroviarie e della metropolitana. Insomma, un messaggio inequivocabile a tutti: la guerra, quanto meno, è possibile. Ma è davvero così? Dal 20 gennaio in poi, le cose saranno più chiare. Basteranno 24 ore, come promesso da Trump, per far finire tutto? Probabilmente no. E a quali condizioni? Non lo sappiamo. Noi, almeno. Ma c’è da credere che il tavolo dei negoziati si sia già aperto, sperando che non salti per aria. (Foto: Facebook Donald J. Trump)

*Lorenzo Contigliozzi – corrispondente dagli Stati Uniti.

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