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Siria, la caduta di Assad: il regime al capolinea dopo 50 anni

8 dicembre 2024 | 11:00
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Siria, la caduta di Assad: il regime al capolinea dopo 50 anni

Dopo 50 anni di dominio, il regime di Assad crolla sotto l’offensiva dei ribelli. Damasco è “libera”, ma il futuro della Siria resta incerto tra divisioni e nuove alleanze.

Damasco, 8 dicembre 2024 – Dopo 50 anni di dominio incontrastato, il regime della famiglia Assad è stato travolto da un’offensiva lampo dei ribelli siriani guidati dal gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham (HTS). In soli 11 giorni, i ribelli hanno conquistato gran parte del paese, concludendo la loro avanzata nella notte con la presa della capitale siriana, Damasco.

La città è stata dichiarata “libera”, e statue simboliche della dinastia degli Assad sono state abbattute in diverse località. Circolano notizie sul decollo di un aereo presidenziale diretto verso una destinazione ignota, con a bordo il presidente Bashar al-Assad, ormai ex leader. La caduta del regime, impensabile fino a poche settimane fa, rappresenta un evento epocale, ma il futuro della Siria appare ora quanto mai incerto.

La fine del regime

Il gruppo HTS, guidato da Ahmed al-Sharaa (noto con lo pseudonimo di battaglia Abu Mohammed Al-Jolani), ha rivendicato la vittoria su Assad. L’offensiva è iniziata nel nord della Siria ed è culminata con la conquista di Damasco, dopo giorni di accerchiamento.
L’Osservatorio siriano per i diritti umani ha confermato la fuga di Assad e il ritiro delle sue forze dalla capitale.

I ribelli hanno occupato edifici chiave, tra cui la prigione militare di Saydnaya, nota per le violazioni dei diritti umani. Migliaia di persone si sono riversate nelle strade per festeggiare la fine del regime, con immagini simboliche che ricordano la distruzione delle statue degli Assad.

Una Siria frammentata

La rapida avanzata dei ribelli ha evidenziato le debolezze delle truppe regolari siriane, rimaste senza il supporto decisivo di alleati strategici come Russia e Iran. La zona costiera, abitata principalmente dalla comunità alawita e sede delle basi russe di Tartus e Latakia, non è ancora sotto il controllo degli insorti. Anche il nord-est del paese, dominato dalle Forze democratiche siriane (SDF) guidate dai curdi, è fuori dall’influenza dei ribelli.

Le divisioni territoriali delineano un futuro frammentato per la Siria, con diverse fazioni che reclamano il controllo di aree strategiche. Intanto, i ministri degli Esteri di Turchia, Russia e Iran si sono incontrati a Doha per discutere il nuovo assetto politico del paese, cercando di preservare le loro sfere di influenza.

Il futuro della Siria

Con la fine del regime degli Assad, inizia una nuova fase per la Siria. La transizione politica sarà complessa, con la necessità di bilanciare le rivendicazioni delle varie comunità e i giochi di potere delle nazioni coinvolte. Il primo ministro uscente, Mohammed Al-Jalali, ha dichiarato di voler collaborare con qualsiasi leadership scelta dal popolo siriano, sottolineando l’importanza di preservare le istituzioni statali.

I prossimi giorni saranno decisivi per delineare il futuro di un paese segnato da oltre un decennio di guerra civile, che ha provocato una devastazione umanitaria senza precedenti. L’incognita principale resta il ruolo di Hayat Tahrir al-Sham e la sua capacità di governare una nazione profondamente divisa.

La caduta di Assad, pur rappresentando una svolta storica, lascia la Siria davanti a sfide enormi, con la speranza che questa fase possa portare finalmente pace e stabilità a un popolo martoriato.

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