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Differenze salariali e presunto dumping, la posizione di Federterziario

16 dicembre 2024 | 18:51
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Differenze salariali e presunto dumping, la posizione di Federterziario

“Il calcolo così come effettuato porta all’errata conclusione secondo cui il CCNL CIFA CONFSAL, avrebbe delle retribuzioni maggiori di quello sottoscritto da Federterziario. Invero, tale calcolo è sfalsato in quanto non prende in considerazione la circostanza che il CCNL CIFA CONFSAL  non prevede l’erogazione della quattordicesima mensilità”.

Riceviamo da Federterziario e pubblichiamo.
Egr. Direttore, in data 12 dicembre u.s., nella sezione economica del vostro giornale, è stato pubblicato un articolo dal titolo: “Lavoro, troppi accordi “pirata”: differenze salariali fino a 7 mila euro a parità di mansione” (leggi qui), nel quale si riportano dei dati di una ricerca che  coinvolgono anche la scrivente confederazione Federterziario, in qualche modo tacciata di svolgere attività di dumping.

Per dovere di verità ci preme, quindi, svolgere alcune considerazioni chiedendo la pubblicazione di quanto di seguito specificato.

In primo luogo, va detto che il CCNL Federterziario -UGL, dal 2019 e sino al 1° aprile 2023, ha sempre avuto una retribuzione per il IV livello  (preso in considerazione dalla ricerca pubblicata) maggiore rispetto a quello sottoscritto da CGIL, CISL e UIL (€ 1.619,24 a fronte dei  1.616,68). A conferma di quanto detto, è sufficiente consultare il CCNL pubblicato sul nostro sito ovvero una qualsiasi banca dati nella quale  siano presenti i contratti testé citati.

Tale retribuzione ha cominciato ad avere scostamenti solo a far data dall’aprile 2024, in quanto in tale  data il CCNL di CIGL, CISL e UIL prevedeva l’introduzione di un aumento pari ad € 70,00 per il IV livello (la tranche più alta di tutte quelle  previste dal Protocollo straordinario sottoscritto il 12 dicembre 2022 e dopo 3 anni di vacanza contrattuale) a fronte di un aumento di €  30,00 del CCNL Federterziario e UGL, previsto nelle more del rinnovo.

È evidente, pertanto, che lo scostamento salariale evidenziato (pari a 67,44 euro), non è dovuto alla volontà della scrivente Confederazione e  di Ugl di operare, come lamentato, in dumping, ma in ragione di tempi differenti per i rinnovi contrattuali e, conseguentemente, per  l’introduzione dei relativi aumenti salariali.

Ma vi è di più. Invero parlare di dumping o addirittura di contratti pirata per uno scostamento salariale mensile che, per quanto detto sopra,  si verifica da soli 8 mesi e nelle more del rinnovo, quando per 4 anni la comparazione tra i due contratti risultava favorevole a quello  sottoscritto da Federterziario e UGL, risulta quantomeno strumentale.

E lo è ancor più se si tiene presente che un Organo Costituzionale quale il CNEL, nella relazione del 4 ottobre 2023, testualmente afferma  “che l’espressione (contratto pirata), per quanto efficace sul piano della comunicazione pubblica, è allo stato oggetto di controversie…  perché non si dispone ancora di criteri condivisi… per classificare un contratto collettivo, regolarmente depositato, come “pirata” o “non pirata””.

Sul punto va poi sottolineato che, secondo quanto indicato nella circolare 2/2020 dell’INL un contratto si deve considerare “allineato” al cd.  contratto leader quando sui 9 punti che la circolare stessa individua (ore massime di lavoro straordinario, clausole elastiche, periodo di prova  e di preavviso, malattia ecc..) almeno in 7 risulti equivalente o migliorativo.

Quindi, pare a dir poco diffamatorio definire “pirata”, come fatto nella ricerca e riportato nel Vostro articolo, un CCNL che, secondo i criteri  dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, non solo è allineato al cd. contratto leader, ma in alcuni punti addirittura migliorativo e che risulta attualmente discostato dal punto di vista retributivo solo in ragione dell’introduzione dall’aprile 2024 di una tranche di aumento da parte del contratto di CGIL, CISL e UIL (dopo essere stato migliorativo anche sotto tale aspetto per diversi anni).

Un’ulteriore notazione merita la modalità di calcolo retributivo svolto nella ricerca che, sempre secondo quanto disposto dalla Circolare  2/2020 dell’INL, va valutato con riferimento alla retribuzione globale annua e non già, come fatto nella ricerca, mensilmente. Infatti, il  calcolo così come effettuato porta all’errata conclusione secondo cui il CCNL CIFA CONFSAL, avrebbe delle retribuzioni maggiori di quello sottoscritto dalla scrivente. Invero, tale calcolo è sfalsato in quanto non prende in considerazione la circostanza che il CCNL CIFA CONFSAL  non prevede l’erogazione della quattordicesima mensilità.

L’attacco mosso attraverso la Vostra testata alla scrivente e ad altre sigle risulta lesivo del principio di libertà sindacale costituzionalmente  garantito, nonché fuorviante rispetto alle vere problematiche del mondo del lavoro, che, contrariamente a quanto sostenuto nell’articolo di  cui trattasi, ha bisogno di maggiore pluralismo per evitare quanto evidenziato dal CNEL solo nello scorso ottobre e cioè un immobilismo delle parti sociali (che potrebbe anch’esso essere definito “dumping”) che aveva portato all’assurdo che, nel 2023, al 54 % dei lavoratori dipendenti  venisse applicato un contratto collettivo scaduto (percentuale che arrivava al 96% nel settore del terziario).

Anche la presunta e decantata piaga dei contratti pirata, costantemente utilizzata per giustificare le problematiche del lavoro “povero” e in  materia di sicurezza, secondo il CNEL (e non già secondo la scrivente) è un “non problema”, in quanto i lavoratori cui tali contratti si  applicano sono solo 54.220. Con l’ovvia conclusione che le sacche di lavoro povero (circa 3 milioni di lavoratori secondo i sindacati) e le morti o infortuni sul lavoro riguardano quasi esclusivamente imprese che applicano contratti sottoscritti da soggetti rappresentativi (sempre  secondo i dati CNEL, infatti, al 96,5% dei dipendenti italiani è applicato un CCNL sottoscritto da CGIL, CISL e UIL).

Ne consegue, come affermato anche dal massimo organismo internazionale che si occupa di diritto del lavoro, l’ILO, che se vogliamo davvero  dare nuova linfa al sistema delle relazioni sindacali nel nostro paese, più che restringere un pluralismo che è di fatto più sulla carta che nei  fatti, bisognerebbe scardinare il corporativismo che caratterizza tale sistema.