Mangione spara sulla sanità privata. Ma gli americani la vogliono
L’omicidio del Ceo Brian Thompson ha acceso un dibattito globale. In Europa vediamo la sanità privata statunitense come un sistema inaccettabile, ma gli americani la considerano una parte fondamentale della loro libertà
New York, 22 dicembre 2024 – L’omicidio di Brian Thompson, amministratore delegato di UnitedHealthCare, una delle più potenti compagnie assicurative sanitarie americane, ha squarciato il velo su uno dei nervi più scoperti della società statunitense: la sanità privata. Luigi Mangione, il presunto assassino, non è solo un nome nei titoli di cronaca nera, ma il protagonista di un dramma che ha travalicato l’oceano, alimentando un acceso dibattito anche in Europa. Le pallottole che hanno freddato Thompson nel cuore di New York non hanno colpito solo un uomo, ma un intero sistema accusato di barattare la salute con il profitto. Sui social, Mangione è stato accolto da una parte dell’opinione pubblica come una sorta di vendicatore o giustiziere, l’incarnazione della rabbia di chi vede nel modello sanitario americano un’ingiustizia sistemica che nega il diritto alle cure a chi non può permettersele.
Ora Mangione, che rischia di pagare con la pena capitale, è diventato il simbolo di un sistema in bilico, un detonatore umano di un malcontento che sembra sul punto di esplodere. Ma questa narrazione, così carica di indignazione, riflette soprattutto il punto di vista europeo, dato che nel Vecchio Continente la sanità pubblica rimane un pilastro fondamentale (nonostante ce ne lamentiamo ogni giorno, spesso a ragione). La vera domanda da porsi, però, è un’altra: gli americani percepiscono davvero la sanità privata come il male assoluto? In Europa, tendiamo a descriverla come il tallone d’Achille della più grande democrazia occidentale, ma la prospettiva oltreoceano racconta una storia ben diversa.
Qui negli Stati Uniti, il dibattito sulla questione è complesso e spesso polarizzato, ma non si può dire che gli americani siano contrari alla sanità privata in generale. Già: milioni di americani sostengono la sanità privata per una serie di motivi legati a cultura, economia e percezione della qualità dei servizi.
Sanità privata e cultura americana
Cominciamo da un concetto semplice, quanto fondamentale: la cultura americana dà grande valore alla libertà individuale. Ciò significa che molti vedono la sanità privata come un sistema che permette di scegliere il proprio medico, ospedale e piano assicurativo senza interferenze governative. Con la sanità privata, le persone possono accedere a specialisti e trattamenti senza lunghe liste d’attesa, cosa che in alcuni sistemi sanitari pubblici è percepita come un problema.
Inoltre gli ospedali e i medici negli Stati Uniti sono considerati tra i migliori al mondo, e il sistema privato consente un’innovazione continua grazie alla concorrenza. Motivo per cui molti credono che un sistema pubblico universale possa ridurre la qualità dei servizi, perché i finanziamenti governativi potrebbero non essere sufficienti per mantenere lo stesso livello di eccellenza: la sanità pubblica universale richiede un aumento significativo delle tasse per coprire i costi. Molti americani preferiscono pagare direttamente per un’assicurazione privata piuttosto che vedere aumentare le imposte, anche se il costo complessivo può essere simile. Quindi chi ha una buona assicurazione tramite il datore di lavoro spesso ha accesso a cure di alta qualità con costi relativamente contenuti. Per questi americani – che sono milioni – il sistema funziona bene e non vedono la necessità di un cambiamento.
A tutto ciò, aggiungiamo un fattore politico: generalmente gli americani non si fidano della capacità del governo di gestire un sistema sanitario universale in modo efficiente. Temono sprechi, burocrazia e una riduzione della libertà personale. La mentalità è questa: meno lo Stato entra nella vita delle persone e meglio è, a costo di pagarsi tutto.
Anziani tra Medicare e… sanità privata: l’ibrido vincente
Gli anziani sono tra i più tutelati, a dispetto di quel che si crede. Gli anziani americani, in generale, beneficiano di un sistema ibrido che unisce elementi di sanità pubblica e privata, e il loro rapporto con la sanità varia in base a queste dinamiche. La maggior parte di loro accede a Medicare, un programma pubblico creato per gli americani dai 65 anni in su (o con determinate disabilità), che fornisce copertura di base per ospedali (Parte A) e cure mediche (Parte B). Tuttavia, Medicare non copre tutto, lasciando scoperte aree essenziali come cure dentistiche, oculistiche e farmaci a lungo termine. Per colmare queste lacune, molti anziani acquistano piani integrativi privati (detti “Medigap”) o scelgono Medicare Advantage, un’alternativa gestita da compagnie private che offre benefici extra. Questo sistema ibrido permette loro di accedere a cure più complete e personalizzate rispetto a quelle offerte dal solo programma pubblico.
I poveri. prigionieri di un sistema inaccessibili
Il vero problema riguarda coloro che i soldi non ce l’hanno. Per i più poveri negli Stati Uniti, il rapporto con la sanità è complesso, anzi drammatico, spesso caratterizzato da un accesso limitato alle cure. Una delle principali reti di sicurezza è Medicaid, un programma pubblico finanziato da stato e governo federale, che offre assistenza sanitaria gratuita o a basso costo a persone con redditi molto bassi, inclusi bambini, donne incinte, anziani e persone con disabilità. Tuttavia, Medicaid non è accessibile a tutti: in molti Stati, l’accesso è riservato a categorie specifiche, e spesso gli adulti senza figli ne sono esclusi. Inoltre, molti medici e strutture sanitarie non accettano Medicaid a causa dei bassi rimborsi, limitando ulteriormente le opzioni di cura per i beneficiari.
Per chi non riesce ad accedere a Medicaid, il sistema privato rappresenta spesso l’unica opzione, ma i costi proibitivi delle assicurazioni rendono difficile, se non impossibile, ottenere una copertura adeguata. Anche con i sussidi previsti dall’Affordable Care Act (Obamacare), molti poveri non riescono a sostenere le spese dei premi mensili e delle franchigie. Questo li costringe a ricorrere a pronto soccorso o cliniche gratuite per bisogni immediati, rinunciando spesso a cure preventive o specialistiche.
Nonostante le difficoltà economiche, alcuni poveri preferiscono il sistema privato, percependolo come più affidabile e di qualità rispetto a Medicaid, che spesso è associato a servizi di livello inferiore e lunghe attese. In alcuni casi, la scelta del privato è anche influenzata dallo stigma sociale legato all’uso di programmi pubblici. Chi fa ampio utilizzo dei servizi pagati dallo Stato (quindi con le tasse dei lavoratori) viene visto come un parassita. Tuttavia, per la maggior parte delle persone a basso reddito, la mancanza di accesso a cure mediche adeguate rappresenta una vulnerabilità cronica, con gravi conseguenze sulla salute e il rischio frequente di accumulare debiti sanitari insostenibili.
Mangione non cambierà le regole del gioco
L’omicidio di Brian Thompson ha alimentato la retorica di un’America dipinta, soprattutto in Europa, come una terra brutale, dominata da disuguaglianze e da un sistema sanitario che, più che curare, divide. Ma questa lettura, per quanto emotivamente potente, rischia di essere solo parziale. Negli Stati Uniti, la sanità non è solo una questione di economia o di diritto: è il riflesso di una cultura che celebra la libertà individuale come un ideale assoluto, anche a costo di sacrificare l’universalità del diritto alla salute.
Mangione, che per molti è un simbolo di protesta contro un sistema percepito come ingiusto, incarna un conflitto che per gli europei è spesso difficile da comprendere appieno. Perché negli Stati Uniti, l’idea stessa di “sistema” è diversa: qui la sanità non è vista come un diritto automatico, ma come un bene che si conquista, si sceglie, si paga. Ed è in questa logica che milioni di americani sostengono la sanità privata, convinti che garantisca libertà, qualità e innovazione, anche se a un prezzo che non tutti possono permettersi.
Il caso di Thompson è quindi un paradosso: le pallottole che hanno messo fine alla sua vita hanno colpito il simbolo di un sistema, non la complessità che lo regge. In Europa siamo pronti a trasformare Mangione in un eroe popolare, un vendicatore della giustizia sociale, ma negli Stati Uniti è più probabile che la sua storia venga raccontata come quella di un uomo sopraffatto dalla rabbia, in un contesto dove le disuguaglianze sono una realtà accettata.
La verità è che l’America non è né l’inferno spietato che descriviamo in patria, né il paradiso in terra in cui gli americani credono di vivere. È una terra in cui la libertà ha un costo, e quel costo non è uguale per tutti. Di una cosa si potrà essere certi: l’omicidio di Thompson non cambierà le regole del gioco. Il sistema è, e continuerà, ad essere quello appena descritto, nonostante Mangione.
*Lorenzo Contigliozzi, corrispondente dagli Stati Uniti.