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I dazi di Trump: l’Europa ascolti Draghi

29 dicembre 2024 | 09:15
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I dazi di Trump: l’Europa ascolti Draghi

Mesi fa Draghi aveva avvertito l’Europa: o s’investe o si muore. Ora, con Trump, non c’è più tempo da perdere

Washington, 29 dicembre 2024 – Natale è appena passato, ma l’Europa ha trovato un regalo sgradito sotto l’albero: una raffica di dazi annunciata da Donald Trump, pronto a tornare alla Casa Bianca tra poche settimane. Il 2025 si preannuncia un anno esplosivo sul fronte commerciale. Settori strategici come il vino, i formaggi, le automobili e i beni di lusso sono nel mirino, con tariffe che potrebbero devastare le esportazioni e mettere in ginocchio interi comparti produttivi. Trump ha già dimostrato di essere un maestro nell’usare il protezionismo come arma politica, e ora punta a rilanciare il suo messaggio di “America First” con un assalto frontale all’Europa. Insomma, a Bruxelles l’atmosfera è quella di un fortino sotto assedio, con i leader europei “costretti” ad alzare le barricate per non rischiare che le rispettive (già fragili) economie non crollino definitivamente sotto i colpi tariffari di Trump. Non è più possibile nascondere la testa sotto la sabbia: occorre mettere in atto una vera strategia a lungo termine.

Potenzialmente, Trump sarebbe in grado di imporre i dazi già dal primo giorno di mandato, seppur con alcuni vincoli. Non è necessario alcun passaggio del Congresso (comunque a maggioranza repubblicana). Ed anche se ciò non avvenisse, i mercati resterebbero comunque in fibrillazione. Il presidente eletto sa perfettamente come usare l’arma dei mercati a proprio vantaggio, pur senza apporre firme: lo ha già dimostrato durante il suo primo mandato. Dunque, l’Europa ora è chiamata a fare ciò che non ha (quasi) mai fatto nella sua storia recente: essere lungimirante. A prescindere da Trump, è nell’interesse di Bruxelles mettere in atto una strategia d’investimenti e produttività. Qualcuno, a dir la verità, ha già messo una proposta sul tavolo: Mario Draghi.

“O si cambia o si muore”

L’ex premier e banchiere centrale ad inizio settembre ha illustrato il proprio report, intitolato “Competitività e futuro: l’Europa alla prova del decennio” (leggi qui). E’ un’analisi dettagliata e spietata dello stato di salute economico dell’Europa. Draghi non ha usato mezzi termini: se l’Unione Europea non investe massicciamente in settori strategici e non aumenta la produttività, sarà destinata a morire. E subito dopo l’elezione di Trump, ha espresso forti preoccupazioni riguardo alla strategia economica dell’Unione Europea, criticando l’eccessiva dipendenza dall’export e la politica di mantenere bassi i salari per incrementare la competitività. Una strategia che non è più sostenibile, ammesso e non concesso lo sia mai stata.

La ricetta di Draghi per salvare l’Europa: “Serve il doppio del Piano Marshall”

I numeri

I dati del report parlano chiaro:

1. Produttività stagnante: la produttività del lavoro nell’Ue è cresciuta a un ritmo dello 0,7% annuo nell’ultimo decennio, contro il 2% degli Stati Uniti e il 5% della Cina.

2. Investimenti insufficienti: solo il 2,1% del Pil europeo viene destinato alla ricerca e sviluppo, contro il 3,5% degli USA e il 4,5% della Cina.

3. Settori strategici in declino: comparti come tecnologia, semiconduttori e green energy, fondamentali per il futuro, vedono l’Europa perdere terreno rispetto ai rivali globali.

Draghi traccia la strada. Ora l’Ue la percorra

Draghi non si è limitato a lanciare l’allarme, ma ha tracciato una strada per risollevare la competitività europea. La sua proposta ruota attorno a tre pilastri principali:

1. Un piano massiccio di investimenti pubblici e privati: Draghi ha suggerito che l’UE destini almeno il 3% del suo PIL a settori strategici come energia pulita, tecnologia avanzata e infrastrutture digitali. Questo piano dovrebbe essere sostenuto sia dai singoli Stati membri sia da un fondo comune europeo.

2. Riforme per aumentare la produttività: Draghi ha sottolineato la necessità di riforme del mercato del lavoro e del sistema educativo per adattarsi alle esigenze della transizione tecnologica.

3. Una politica industriale comune: secondo il report, l’Europa deve abbandonare il protezionismo interno tra Stati membri e adottare una visione unitaria per competere con le grandi economie mondiali.

Trump, minaccia o svolta?

La guerra commerciale annunciata da Trump potrebbe essere l’evento che costringerà l’Ue a fare quello che finora ha evitato: investire, innovare e costruire un futuro comune, mettendo sul piatto miliardi di euro da spendere bene. Secondo Draghi, serve “il doppio del Piano Marshall”. Dunque, in conclusione: le barricate contro i dazi non basteranno: sarà necessario cambiare il modello economico europeo dalle fondamenta. E il report di Draghi potrebbe essere il punto di partenza per riscrivere il futuro dell’Unione. Sperando che qualcuno gli dia retta.

*Lorenzo Contigliozzi – corrispondente dagli Stati Uniti.

La ricetta di Draghi per salvare l’Europa: “Serve il doppio del Piano Marshall”

*Lorenzo Contigliozzi – corrispondente dagli Stati Uniti.

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