Canada, Groenlandia e Panama: la strategia del caos di Trump
Dietro le provocazioni di Trump c’è una strategia chiara: Panama, Groenlandia e Canada sono le sue mosse. E Trudeau ha già pagato il prezzo dimettendosi
Washington, 10 gennaio 2024 – Donald Trump ha sempre giocato una partita tutta sua sulla scacchiera geopolitica mondiale. Il suo ritorno alla Casa Bianca ha riacceso tensioni e timori: le sue ultime provocazioni riguardano l’annessione del Canada, l’acquisizione della Groenlandia e il controllo del Canale di Panama. Dietro queste dichiarazioni apparentemente folli, c’è una strategia precisa: usare il caos come arma di negoziazione. Trump non è nuovo a questo gioco. Sconvolge, destabilizza e crea incertezza, costringendo gli interlocutori a reagire alle sue mosse imprevedibili. Non è diplomazia, è manipolazione geopolitica pura.
Canada, la prima vittoria di Trump
Trump non è ancora entrato ufficialmente alla Casa Bianca, ma ha già ottenuto una vittoria politica clamorosa: le dimissioni di Justin Trudeau, il leader che ha rappresentato per anni la voce liberale del Canada. E se è vero che Trudeau era già in difficoltà per questioni interne, le provocazioni di Trump hanno dato il colpo di grazia definitivo.
Da tempo Trump si divertiva a deridere Trudeau, definendolo non “primo ministro” ma “governatore del 51º Stato”, un modo ironico (ma neanche troppo) per sminuire la sovranità canadese. E ora che Trudeau ha lasciato, Trump ha colto la palla al balzo per rilanciare la sua proposta più provocatoria: “Facciamo del Canada il 51º Stato degli Stati Uniti”.
Questa uscita non è stata solo una battuta: Trump ha accompagnato la provocazione con la minaccia di dazi punitivi del 25% sulle importazioni canadesi. La tatica è sempre la stessa: creare una crisi artificiale, indebolire il proprio interlocutore e poi imporre condizioni favorevoli. Insomma, un presidente americano non ancora in carica ha già avuto la capacità di influenzare la politica interna di un Paese sovrano, destabilizzandolo a proprio vantaggio. È un avvertimento per il resto del mondo: Trump non ha bisogno di sedersi nello Studio Ovale per muovere le sue pedine. Ha cominciato a farlo da tempo.
L’ossessione Groenlandia
La Groenlandia è un’ossessione di Trump dal 2019, quando aveva già tentato di comprarla dalla Danimarca. Ora, torna alla carica. Perché? La risposta è semplice: risorse e rotte strategiche. La Groenlandia è ricca di terre rare, minerali essenziali per l’industria tecnologica e per la transizione energetica. Lo scioglimento dei ghiacci sta rendendo navigabili le rotte artiche, accorciando le distanze tra Asia, Europa e Nord America e aprendo nuove vie commerciali. Controllare la Groenlandia significa controllare le rotte artiche e le risorse del futuro. Significa contrastare l’influenza russa e cinese nella regione e rafforzare la presenza militare americana.
Trump sa tutto questo e lo ha detto chiaramente: “Se la Danimarca non vuole vendercela, potremmo prenderla con la forza”. Una provocazione? Sì, ma anche una dichiarazione d’intenti.
L’interesse per la Groenlandia non riguarda solo Trump. La Russia e la Cina sono già attive nella regione, costruendo basi militari e rafforzando la loro presenza. La Russia considera l’Artico una zona strategica vitale e ha potenziato la sua flotta di rompighiaccio militari, mentre la Cina ha dichiarato di voler diventare una “potenza artica” e ha già investito in progetti infrastrutturali in Groenlandia.
Panama, strategia semplice e brutale
Se la Groenlandia rappresenta il futuro delle rotte commerciali, il Canale di Panama è già oggi una delle arterie più importanti del commercio mondiale. Il Canale collega l’Atlantico al Pacifico, permettendo il transito di navi che trasportano merci per un valore di miliardi di dollari ogni anno. Chi controlla il Canale, controlla una delle rotte commerciali più strategiche del pianeta. Trump vuole che gli Stati Uniti riprendano il controllo totale del Canale, una posizione che avevano fino al 1999, quando Panama ne ha assunto la gestione. Ma c’è un problema: la Cina ha stretto forti legami economici con Panama, investendo in infrastrutture e guadagnando influenza nella regione. La strategia di Trump su Panama è semplice e brutale: ridurre le tasse di transito per le navi americane e limitare l’influenza cinese. Per farlo, Trump ha già minacciato ritorsioni economiche contro Panama e ha dichiarato che gli Stati Uniti potrebbero riprendersi il controllo del Canale, anche con la forza.
In conclusione, Trump sa esattamente cosa vuole: riprendere il controllo delle rotte strategiche globali, ridurre l’influenza cinese e riaffermare il dominio americano nel mondo. Ma gli altri non staranno a guardare. (Foto generata con l’AI Grok2)
*Lorenzo Contigliozzi – corrispondente dagli Stati Uniti.
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