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Meta s’inchina a Trump

19 gennaio 2025 | 23:58
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Meta s’inchina a Trump

Con l’insediamento di Trump alla Casa Bianca, Meta cambia rotta: fine della censura politica e maggiore spazio alla community di Facebook e Instagram. Non è solo una questione di contenuti: è il segno di una resa simbolica di fronte al ritorno del Presidente più polarizzante della storia americana

Washington, 20 gennaio 2025 –  Mark Zuckerberg è pronto a cambiare radicalmente la gestione dei contenuti di Facebook e Instagram. Il CEO di Meta la rimozione dei fact-checker e l’abbandono della censura politica in nome di una “maggiore libertà di parola.” La mossa, giustificata come un passo verso una gestione più equa e sostenibile delle piattaforme, è vista da molti come un atto di sottomissione strategica a Donald Trump, che oggi s’insedierà alla Casa Bianca. Non è solo una questione di contenuti: è il segno di una resa simbolica di fronte al ritorno del Presidente più polarizzante della storia americana.

Zuckerberg si prepara al ritorno di Trump

Con un messaggio pubblicato su Facebook, Zuckerberg ha spiegato che Meta non si occuperà più di verificare l’accuratezza dei contenuti, lasciando il compito alla community, di fatto copiando il rivale Elon Musk. Il proprietario di X ha infatti introdotto sul suo social un sistema basato sulle “Community Notes”, che permette agli utenti di segnalare e correggere contenuti potenzialmente problematici senza una supervisione centralizzata. Zuckerberg, nel suo recente annuncio, ha descritto una politica simile, dove Meta si concentrerà sulla rimozione dei contenuti esplicitamente illegali o dannosi, lasciando agli utenti un maggiore ruolo nel decidere cosa è accettabile.

Dietro le parole di Zuckerberg si cela un messaggio chiaro: liberarsi di un modello che aveva generato enormi costi economici, accuse di parzialità politica (di fatto, ha ammesso che la censura c’è stata per tanti anni) e, soprattutto, tensioni con quello che sta per diventare l’uomo più potente del mondo (di nuovo).

Il rapporto tra il Presidente ed il Ceo è stato a lungo caratterizzato da durissimi scontri. Durante il primo mandato di Trump, Meta è stata accusata di censurare le voci conservatrici, una narrativa che ha trovato il suo apice quando, dopo l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021, Facebook ha sospeso gli account del Presidente. Trump non ha mai dimenticato quell’affronto, e per anni ha attaccato Zuckerberg, minacciando regolamentazioni punitive e azioni legali. Ora, con il ritorno di Trump alla Casa Bianca, Zuckerberg sembra essersi reso conto che lo scontro non è un’opzione, decidendo di alzare bandiera bianca ancor prima di combattere: con il ritorno di Trump alla Casa Bianca, Meta rischiava di trovarsi sotto il mirino del governo per accuse di parzialità e possibili indagini antitrust.

Ma la mossa di Zuckerberg non si limita a disinnescare le tensioni politiche. La scelta di eliminare i team di moderazione e fact-checking risponde anche a esigenze economiche: questi reparti rappresentano una spesa significativa per Meta, e il loro smantellamento consente all’azienda di abbattere i costi operativi. Allo stesso tempo, riducendo la moderazione, i contenuti più controversi – che tendono a generare interazioni più elevate – possono aumentare l’engagement degli utenti, migliorando i ricavi pubblicitari. Già, perchè quando un contenuto sui social è altamente divisivo o provocatorio, gli utenti (ovvero le persone) si scannano nei commenti, a suon di minacce ed insulti… che fanno salire l’audience.

Infine, la nuova politica di Meta potrebbe rappresentare un tentativo di riconquistare una parte del pubblico conservatore che si era allontanato dalla piattaforma. Negli ultimi anni, molti utenti avevano accusato Meta di essere ostile verso le voci di destra, scegliendo alternative più permissive come X (ex Twitter). Con una politica meno restrittiva, Zuckerberg punta a riconciliare questi utenti con le sue piattaforme, allontanandosi dalle accuse di censura che avevano danneggiato la reputazione di Meta. Anche a costo di danneggiare la sua, compiendo una giravolta.

Un sacrificio troppo caro

Ma questa decisione rischia di avere un costo altissimo. Pur guadagnando la benevolenza del nuovo Presidente e riconquistando una fetta di pubblico conservatore, Zuckerberg si espone alle critiche di aver tradito i valori che la sua azienda ha dichiarato di voler difendere. E mentre il pubblico si infiamma nei commenti divisivi e le piattaforme aumentano l’engagement, la vera domanda rimane: a che prezzo? Il Ceo di Meta ha scelto di seguire il vento del potere (ieri Biden, oggi Trump, domani chissà), allineandosi a un Presidente che non dimentica i torti che crede di aver subito. Ma nel farlo, ha sacrificato un pezzo della sua reputazione. Se questa mossa salverà Meta o la trasformerà in un’arena digitale senza regole, lo scopriremo presto. Quello che è certo è che Trump, ancora una volta, ha dimostrato di poter piegare anche i colossi più potenti al suo volere, senza che abbia messo ancora piede nello Studio Ovale. Ma ormai è questione di ore. (Foto: Facebook Donald J. Trump)

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