L'ANALISI |
Esteri
/

Petrolio, l’arma letale di Trump per piegare Putin

25 gennaio 2025 | 07:16
Share0
Petrolio, l’arma letale di Trump per piegare Putin

Il Presidente degli Stati Uniti prepara il colpo mortale per Mosca. Con il petrolio e l’OPEC dalla sua parte, Trump lancia un ultimatum a Putin: trattare o crollare

Washington, 25 gennaio 2025 – Donald Trump, a pochi giorni dal suo ritorno alla Casa Bianca, lancia una minaccia che potrebbe cambiare le sorti della guerra in Ucraina e mettere in ginocchio il regime di Vladimir Putin. Ma questa volta, non si tratta delle classiche sanzioni economiche che l’Occidente ha già sperimentato negli ultimi anni. Nulla vieta di pensare che il Presidente degli Stati Uniti preparando una mossa ben più devastante: un’alleanza con l’Arabia Saudita e l’OPEC per far crollare i prezzi del petrolio, la linfa vitale di Mosca.

Durante il suo intervento al World Economic Forum di Davos, Trump ha esortato esplicitamente l’Arabia Saudita e l’OPEC a ridurre i prezzi del petrolio, sostenendo che questa mossa potrebbe indebolire le entrate della Russia e costringere il Presidente Vladimir Putin a negoziare una soluzione al conflitto in Ucraina: “Chiederò anche all’Arabia Saudita e all’OPEC di abbassare il costo del petrolio. Devono abbassarlo, il che, francamente, sono sorpreso non abbiano fatto prima delle elezioni… Sono in una certa misura responsabili di ciò che sta accadendo: milioni di vite vengono perse,” ha dichiarato il neo Presidente, tirando fuori l’arma più potente: il mercato petrolifero.

Ma non è tutto. Con un post su Truth Social, Trump ha scritto: “Non voglio ferire la Russia. Amo il popolo russo e ho sempre avuto un buon rapporto con il presidente Putin, nonostante l’HOAX della sinistra radicalizzata. Ma questa guerra ridicola deve finire. È tempo di fare un accordo!” Trump ha chiarito che, in assenza di progressi diplomatici, sarà costretto a “mettere alti livelli di tasse, tariffe e sanzioni su tutto ciò che viene venduto dalla Russia“. Questo messaggio contiene un mix di avvertimenti e promesse, ma anche una minaccia sottintesa: un piano più profondo, qualcosa che ricorda il colpo fatale che accelerò il crollo dell’Unione Sovietica nel 1991.

“Con le buone o con le cattive”

Trump sa che le sanzioni attualmente in vigore hanno colpito l’economia russa, ma non sono bastate per piegare il regime di Putin. La Russia ha continuato a finanziare il conflitto grazie agli introiti del petrolio, una risorsa che rappresenta quasi il 40% del bilancio federale. “Possiamo farlo per le buone o per le cattive,” ha avvertito, lasciando intendere che non si fermerà alle misure tradizionali. Se messa in pratica, la strategia ricorderebbe quella adottata negli anni ’80, quando gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita aumentarono la produzione di petrolio, facendo crollare i prezzi globali. Questo colpo economico mise in ginocchio l’Unione Sovietica, accelerandone il collasso. Ed ora la Casa Bianca potrebbe di nuovo usare l’arma del mercato petrolifero come un’arma per mettere in crisi il Cremlino.

Un prezzo del petrolio più basso significherebbe minori ricavi per Mosca, già in difficoltà nel finanziare la sua macchina da guerra. Il bilancio russo, che dipende in gran parte dagli introiti petroliferi, è stato chiuso a fatica negli ultimi mesi grazie a prelievi massicci dal Fondo Nazionale di Ricchezza. Ma queste riserve non sono infinite, e un crollo dei prezzi potrebbe esaurirle più velocemente del previsto.

“Trump è un teppista di quartiere, ci mancherà Biden”

Le parole di Trump hanno scatenato una reazione immediata a Mosca. I media di Stato e i blogger vicini al Cremlino, che durante il primo mandato del presidente americano avevano mantenuto una posizione relativamente indulgente nei suoi confronti, ora lo attaccano con ferocia. “Trump è un teppista di quartiere,” si legge su canali Telegram vicini al Cremlino, mentre alcuni opinionisti ironizzano: “Ci mancherà Biden” Questo cambiamento di tono riflette il timore che il nuovo presidente americano sia disposto a infrangere ogni regola per ottenere i suoi obiettivi.

Da settimane, anche dopo l’insediamento, Trump ribadisce pubblicamente che Putin ha mandato a morire “un milione di soldati,” accusandolo di aver sacrificato vite umane senza un chiaro obiettivo strategico. Allo stesso tempo, il presidente americano ha più volte sottolineato che Zelensky sarebbe pronto a negoziare un accordo di pace, a patto che Mosca dimostri una reale apertura. Con queste dichiarazioni, Trump punta a isolare ulteriormente Putin, dipingendolo come il principale ostacolo a una soluzione diplomatica. Per il presidente russo, che negli ultimi vent’anni ha sempre dettato le regole, l’idea di cedere a una pressione così calcolata e brutale è il vero incubo, specie se proviene da uno che veniva raccontato come un suo alleato. Trump lo sa. Dopo tutto, il suo marchio di fabbrica è chiaro: non negozia da pari a pari. E non ha intenzione di far diventare Kiev la sua Kabul. (Foto: Wikipedia)

*Lorenzo Contigliozzi – corrispondente dagli Stati Uniti.

ilfaroonline.it è su GOOGLE NEWS. Per essere sempre aggiornato sulle nostre notizie, clicca su questo link e seleziona la stellina in alto a destra per seguire la fonte.