DeepSeek-R1 sfida Trump. Inizia la guerra dell’AI
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DeepSeek-R1, l’alternativa cinese low cost ai colossi High-Tech americani, conquista il mercato e fa tremare la Silicon Valley. Ma la censura ne mina la credibilità
Washington, 28 gennaio 2025 – DeepSeek non è un nome che tutti conoscevano fino a poche settimane fa, ma ora è sulla bocca di tutti. Questa startup cinese, con il lancio del suo modello di Intelligenza Artificiale generativa DeepSeek-R1, ha messo in discussione il dominio della Silicon Valley nel settore tecnologico. La piattaforma, open-source e gratuita e che è di fatto la copia di ChatGPT, si distingue per la capacità di competere con giganti come OpenAI e Google, ma con una filosofia completamente diversa: rendere l’AI accessibile a tutti, abbattendo i costi e le barriere d’ingresso (o almeno, così si pubblicizza).
DeepSeek e lo choc dei mercati
Il suo impatto sul mercato è stato immediato e dirompente: le azioni delle aziende tecnologiche americane hanno registrato un drastico crollo. Nvidia, leader nei chip per l’Intelligenza Artificiale, ha perso oltre il 10%, mentre Microsoft ha visto le sue azioni calare del 3,5%. Il Nasdaq ha chiuso in rosso, con una perdita complessiva del 3%. Anche il Bitcoin, barometro della fiducia negli investimenti tecnologici, è sceso sotto la soglia dei 100.000 dollari. Un’ondata di flessioni che dimostra quanto il successo di DeepSeek stia scuotendo il sistema economico e finanziario occidentale, mettendo in discussione l’intero paradigma tecnologico della Silicon Valley.
DeepSeek vittima di cyberattacchi
Nelle ultime ore, DeepSeek ha subito un attacco informatico su larga scala, che ha temporaneamente bloccato le registrazioni di nuovi utenti e compromesso il funzionamento dell’API V3. Mentre l’API R1, il cuore del modello open-source, continua a funzionare normalmente, i problemi tecnici hanno acceso i riflettori sulla vulnerabilità della startup. Non è ancora chiaro chi sia responsabile dell’attacco, ma molti osservatori ritengono che sia un segnale della crescente tensione geopolitica intorno all’AI. E potrebbe essere solo il primo colpo di una guerra tecnologica più ampia.
Tuttavia, mentre DeepSeek si presenta come un simbolo di apertura e democratizzazione, le accuse di censura sono fortissime, e comprovate. Gli utenti hanno segnalato che la piattaforma evita sistematicamente di rispondere a domande su temi sensibili per Pechino, come le proteste di piazza Tiananmen in Tibet, quando l’esercito cinese uccise massacrò centinaia di manifestanti rivoltosi. Insomma, la copia cinese di ChatGPT – ma meno costosa – pare perfettamente in linea con l’agenda di Xi Jinping.
DeepSeek: la risposta cinese a Trump
L’emergere della startup cinese arriva come un messaggio calcolato e diretto al cuore del potere americano, una risposta quasi teatrale all’annuncio di Donald Trump sul progetto Stargate. Appena pochi giorni prima, il Presidente aveva svelato il suo da 500 miliardi di dollari, volto a consolidare la supremazia americana nell’Intelligenza Artificiale con l’appoggio dei colossi tecnologici come OpenAI, Oracle e SoftBank. Ma ecco che, si presenta con un modello open-source, accessibile a tutti e in grado di scuotere il predominio tecnologico della Silicon Valley con pochi soldi. Non è solo innovazione, è geopolitica: il lancio di DeepSeek è una dimostrazione che l’impero cinese può anche anticipare e destabilizzare l’America con una strategia di precisione, chirurgica, pianificata nei minimi dettagli. Come a dire: caro Trump, il futuro non lo decidi te. Non tutto, almeno.
*Lorenzo Contigliozzi – corrispondente dagli Stati Uniti.
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