Il fatto

Blitz antidroga a Pomezia e Ardea: sequestrate anche armi ed esplosivi

29 gennaio 2025 | 19:00
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Blitz antidroga a Pomezia e Ardea: sequestrate anche armi ed esplosivi

L’attività eseguita nell’ambito della maxi operazione della Polizia di Stato

All’alba di ieri mattina, nei comuni di Pomezia ed Ardea, è scattato il blitz della Polizia di Stato finalizzato a dare esecuzione al provvedimento del Tribunale Ordinario di Roma – Sezione Misure di Prevenzione con il quale è stato disposto il sequestro, ai fini della confisca, di tutti i beni riconducibili direttamente o indirettamente ad un quarantenne di Roma, esponente di spicco di un’associazione criminale operante nel traffico degli stupefacenti.

Nell’espletamento dell’attività esecutiva, conclusasi con la materiale apprensione di beni mobili, immobili e oggetti preziosi per un valore complessivo di circa 3 milioni di euro, presso una delle abitazioni riconducibili al proposto, è stato altresì rinvenuto e sequestrato un ingente quantitativo di materiale pirotecnico, consistente in oltre 150 petardi di elevata capacità esplosiva, batterie mono colpo e plurimi artifizi artigianali del tipo “cipolle”, illecitamente detenuto perché interamente riconducibile a categorie di esplosivi il cui possesso è soggetto a specifica abilitazione. Per tale ragione, il quarantenne è stato denunciato alla competente A.G.

Blitz Ardea e Pomezia

Il proseguo dell’attività ha poi consentito di accertare come il destinatario della misura di prevenzione, presso la quasi totalità di immobili poi sequestrati, detenesse pistole e carabine ad aria compressa, alcune delle quali predisposte per un pronto utilizzo, e relativo munizionamento in biglie d’acciaio. Tutto il materiale rinvenuto, comprensivo di un totale di 8 pistole e 1 carabina, è stato pertanto acquisito dai poliziotti e sono in corso accertamenti diretti a verificarne eventuali alterazioni.

Maxi sequestro a Pomezia e Ardea: colpo al crimine organizzato

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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