La truffa

Gaeta, donna raggirata su WhatsApp dal finto figlio: truffa da 1700 euro

30 gennaio 2025 | 15:33
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Gaeta, donna raggirata su WhatsApp dal finto figlio: truffa da 1700 euro

Il giovane ha fatto credere di aver smarrito il telefono cellulare

Gaeta, 30 gennaio 2025 – La Polizia di Stato di Gaeta ha denunciato all’Autorità giudiziaria un giovane, classe 1992, residente nell’’hinterland napoletano ed indiziato di essere l’autore di una truffa on line ai danni di una donna di Gaeta

“Mamma ho perso il telefono”

La vittima si era presentata lo scorso mese di novembre presso gli uffici del Commissariato ed aveva segnalato di aver subito una truffa tramite l’applicativo WhatsApp. La donna aveva infatti ricevuto un messaggio di testo con il quale il sedicente interlocutore, asserendo di essere suo figlio e di aver smarrito lo smartphone, le chiedeva di anticipare le spese per l’acquisto di un I Phone 15 nuovo.

Convinta che si trattasse effettivamente del figlio, la vittima ha risposto alla richiesta versando dapprima circa 1000 euro ed in seguito ad una seconda richiesta, altri 700 euro su una poste pay. Dopo aver versato queste somme, ad una terza richiesta di soldi, la donna si è insospettita e, contattando il figlio, ha capito di essere stata raggirata.

Le indagini

Gli investigatori hanno acquisito gli elementi emersi in fase di denuncia, ed effettuato i primi accertamenti relativi all’utenza dalla quale erano avvenuti i scambi di messaggi e che aveva indotto la vittima ad effettuare il bonifico. Le successive indagini correlate alla poste pay utilizzata, hanno consentito di risalire all’identità del presunto truffatore, un uomo già gravato da precedenti per truffa, furto e ricettazione e non nuovo a tali schemi delittuosi.

Alla luce dei riscontri ottenuti, l’uomo è stato denunciato all’Autorità giudiziaria per truffa aggravata e sostituzione di persona. La Polizia di Stato proseguirà nell’impegno contro le truffe on line, che sempre più spesso colpiscono persone di tutte le età e invita tutti i cittadini colpiti da questi reati a denunciare, perché solo attraverso la denuncia è possibile rispondere in maniera concreta ed individuare i responsabili di questi reati.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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