Parco archeologico del Colosseo, apre la Schola Praeconum alle pendici del Palatino
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Inaugurato il primo traguardo PNRR Caput Mundi, nell’ambito della Missione 1 Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura e Turismo
Roma, 31 gennaio 2025 – Il Parco archeologico del Colosseo porta a compimento il primo del 10 progetti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza Caput Mundi nell’ambito della Missione 1 Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura e Turismo. Apre al pubblico la Schola degli Araldi del Circo Massimo alle pendici meridionali del Palatino dopo 8 mesi di lavori e 500.000 euro di finanziamento che hanno previsto un intervento articolato (Responsabile unico del progetto Federica Rinaldi, Direttore Lavori Aura Picchione) che ha coinvolto tutti gli aspetti della ricerca interdisciplinare, dalle indagini preliminari tramite prospezioni, ai rilievi fotogrammetrici 3D (ante e post operam), fino agli scavi archeologici, ai restauri conservativi delle superfici, alla valorizzazione illuminotecnica con la sponsorizzazione di iGuzzini e la predisposizione di una nuova rampa e vetrata per la migliore visione del mosaico e delle pitture del vano F che hanno dato il nome al contesto.
La scoperta della sede degli araldi
La scoperta della sede degli araldi risale alla fine del XIX secolo quando fu rinvenuto l’ambiente ‘ipogeo’ con pitture raffiguranti figure umane alte al vero (m 1.60-1.80) intente ad un’attività di banchetto. Gli scavi parziali ripresero negli anni Trenta del XX secolo e permisero di dettagliare meglio la planimetria dell’edificio con tre ambienti principali, coperti a volta, affacciati su una corte porticata di cui fu individuato un pilastro angolare; uno dei tre ambienti, quello decorato con pitture, conservava uno straordinario mosaico bianco e nero, un unicum nel panorama della produzione musiva romana, con la raffigurazione del collegio degli araldi (i cosiddetti praecones) intenti in una processione e muniti del caduceo, il vessillo tipico del dio Mercurio, araldo per eccellenza.
Più recentemente, negli anni Settanta la British School of Rome e la Soprintendenza Archeologica di Roma intervennero nell’area della corte, non trovando strutture in posto, ma ingenti scarichi di ceramica da attribuire al momento finale dell’utilizzo della Schola. Grazie ai fondi PNRR è stato possibile riprendere molte delle ricerche interrotte e avviare un progetto scientifico di studio e recupero conservativo di questo edificio che, datato tra l’età Severiana e il V-VI secolo d.C., svolge un ruolo di cerniera storica e topografica fondamentale tra il Palatino, e precisamente il Paedagogium a nord – la scuola dei giovani destinati a ricoprire i servizi più importanti dell’Amministrazione imperiale – e il Circo Massimo a sud, con cui era collegato.
Le indagini archeologiche
Le indagini archeologiche, avviate in via preliminare per la realizzazione della nuova rampa che consente di accedere alla sala mosaicata, hanno ampliato le informazioni a disposizione consentendo di rinvenire una sequenza di fasi di vita, attribuibili ad almeno 7 periodi (dal I sec. d.C. al XIX secolo).
I resti archeologici rinvenuti, che risalgono al periodo compreso tra l’edificazione della Schola da collocare a metà del III sec. d.C. e le prime trasformazioni tra l’età massenziana e il V sec. d.C. cui seguì una fase di crolli dovuti probabilmente ai numerosi terremoti documentati nel periodo, comprendono il pilastro angolare della corte porticata già noto, un fusto di colonna in marmo cipollino appartenenete alla stessa corte e un esteso ambiente absidato.
In attesa delle future ricerche che dovranno meglio precisare l’assetto complessivo del sito e la sua articolazione planimetrica, sarà possibile ammirare i resti lungo il percorso della rampa che garantisce piena accessibilità al sito, terminando nella sala affrescata e mosaicata, davanti ad una vetrata che consente una ottimale visione degli apparati decorativi.
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L’illuminotecnica di iGuzzini
A migliorare ancora di più la percezione del prospetto della Schola rivolto verso il Circo Massimo e dello straordinario ciclo di affreschi e del mosaico è intervenuta nell’ambito della progettazione illuminotecnica del PArCo la sponsorizzazione di iGuzzini – gruppo internazionale dal 1959 leader nel settore dell’illuminazione architetturale – che ha realizzato sia l’apparato luminoso della sala ipogea, sia l’illuminazione architetturale del contesto, restituendo alla Schola il suo ruolo nell’ambito del sistema delle pendici meridionali del Palatino. Torna così alla vista l’impianto dell’edificio ben visibile anche dalla prospiciente via dei Cerchi e tornano a vista, grazie al restauro conservativo, i lacerti di intonaci dipinti della imponente sala centrale con soffitti cassettonati e colori sfumati dal rosso all’oro.
Ad accogliere il pubblico è anche installata una mappa tattile con la planimetria della Schola, i nuovi resti archeologici e brevi testi in italiano, inglese e braille.
I progetti del Pnrr Caput Mundi
Sono 10 progetti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza Caput Mundi nell’ambito della Missione 1 Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura e Turismo che il Parco archeologico del Colosseo sta portando avanti e due di questi sono stati conclusi nel 2024. La riapertura della Schola degli araldi costituisce il primo traguardo, terminato nei tempi previsti – commenta con orgoglio Alfonsina Russo, Direttore del Parco archeologico del Colosseo. Il cantiere, che ha unito archeologia, restauro, valorizzazione illuminotecnica e accessibilità, rappresenta un modello di ricerca e progettazione interdisciplinare, in cui le indagini archeologiche hanno fornito nuovi dati per la comprensione del sito, mentre il restauro ha disvelato colori perduti e l’accessibilità per tutti consente di vedere e toccare il mosaico che ha dato il nome all’edificio. La riapertura della Schola al pubblico, con percorsi didattici accompagnati la domenica e il lunedì, avvia un percorso di riqualificazione del fronte del Palatino rivolto verso il Circo Massimo, che vedrà ulteriori riaperture e nuovi ingressi entro il 2026 – conclude Alfonsina Russo.
“Siamo davvero orgogliosi di essere intervenuti come partner tecnici per illuminare reperti unici come i mosaici della Schola Praeconum – commenta Giulio Scabin, Italy Sales Director iGuzzini. Da oltre sessantacinque anni mettiamo a disposizione know how e soluzioni tecnologiche specifiche per valorizzare un asset così importante per il nostro Paese come quello dei Beni Culturali. In contesti come questo, l’illuminazione è più di una mera questione di illuminotecnica: è una responsabilità. La luce deve diventare infatti un vero e proprio propulsore di qualità percettiva e ambientale, che possa permettere a ciascuno di noi di sentirsi parte dell’opera stessa, vivendola, tra le sue luci ed ombre, nel profondo. Avere l’opportunità di confrontarsi con la tutela e la fruizione del bello e dell’arte ha permesso a tutti noi di vivere nel corso dei decenni un vero e proprio laboratorio di ricerca avanzata, attraverso collaborazioni con istituzioni pubbliche e private votate alla conservazione e alla promozione dei beni artistici e culturali di eccellenza. Ringrazio quindi la Direzione del Parco archeologico del Colosseo per la possibilità che abbiamo avuto di sviluppare insieme questo progetto.
Il nostro essere partners non è “solo” un atto di impegno civile o uno strumento di comunicazione ad alto valore sociale, ma occasione importante per sensibilizzare sia il pubblico degli specialisti, sia quello dei fruitori, sull’impatto della luce nel costruire una migliore qualità dei luoghi in cui viviamo. Una filosofia che abbiamo condensato nella nostra visione di una luce che muove ogni cosa: gli spazi, la cultura, le idee, le persone. Una luce che emoziona. Una luce che ci fa progredire“, conclude Giulio Scabin.