![Latina, bracciante intossicato: amputate le gambe](https://cdn.ilfaroonline.it/photogallery_new/images/2024/07/ambulanza-177659.webp)
Il 46enne di origini indiane è ricoverato in terapia intensiva: aperta un’inchiesta
Latina, 10 febbraio 2025 – Un bracciante è ricoverato in gravi condizioni nel reparto di terapia intensiva cronica all’Ospedale Santa Maria Goretti di Latina con un’intossicazione che gli ha provocato necrosi agli arti tanto avanzata da dovergli amputare le gambe L’intossicazione potrebbe essere legata ad una prolungata esposizione a sostanze chimiche.
Il 46enne, di origini indiane, è arrivato nel nosocomio pontino per una grave cardiopatia, – riporta l’Ansa -ma durante gli accertamenti è emerso che gli arti inferiori, un braccio, il naso e la milza erano interessati da una vasculite autoimmune, provocata probabilmente dalla reazione del sistema immunitario all’esposizione a pesticidi o diserbanti senza le dovute precauzioni previste per legge, sembrerebbe per addirittura tre giorni.
Il quarantaseienne ha perso entrambe le gambe e i medici gli hanno potuto salvare solamente il braccio. Sulla vicenda indagano adesso carabinieri, polizia e guardia di finanza. Si cerca di risalire all’azienda agricola per cui ha lavorato lo straniero, che non parla italiano. Sono stati informati anche i servizi sociali per rintracciare la famiglia di origine.
Flai Cgil Roma e Lazio: “Si poteva fare di più per intervenire”
“Ancora un lavoratore agricolo straniero in gravi condizioni per un infortunio riconducibile a motivi di lavoro, come l’esposizione a sostanze nocive. Ancora nell’Agro Pontino – denuncia in una nota la Flai Cgil Roma e Lazio -. Siamo allarmati poiché anche in questo caso all’origine di quanto accaduto ci sono mancanza di formazione, errata applicazione dei contratti anche in tema di salute e sicurezza, poca chiarezza sulla dinamica dei fatti che stanno portando conseguenze gravissime per il lavoratore”.
“Nostri studi e denunce hanno portato all’attenzione delle conseguenze a breve, medio e lungo termine dell’esposizione a sostanze concimanti e fertilizzanti, non utilizzate secondo le giuste procedure e con adeguati dispositivi di protezione – prosegue la nota -. Tutto ciò riguarda il lavoro, la sua qualità, la condizione di chi lavora che dovrebbe essere libero da ricatti e in grado di far valere i propri diritti. Anche in questo caso si poteva fare di più per prevenire, cioè modificare strutturalmente il mercato del lavoro in agricoltura sul territorio”.
Zeppieri: “Ennesimo caso drammatico”
“Dalle ricostruzioni che leggo – scrive in una nota la Consigliera regionale Alessandra Zeppieri – siamo di nuovo davanti a un caso di caporalato, di sfruttamento disumano di persone esposte per giorni a sostanze tossiche come i fitofarmaci. La differenza tra questi trattamenti e la schiavitù pura e semplice è inesistente e provo un grande senso di rabbia e mortificazione quando mi rendo conto delle condizioni in cui lavorano le persone in alcune aziende agricole. Mentre i medici si adoperano per le cure, spero che gli inquirenti facciano luce su questo ennesimo caso drammatico che colpisce un cittadino indiano a cui va la mia vicinanza sperando ci siano presto buone notizie sulla sua salute”.
Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.
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