Porto crocieristico, aspettiamo il “fronte del Nì”
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In una città dove il dibattito pubblico è troppo spesso solo un ring tra tifoserie, un po’ di sano pragmatismo non guasterebbe.
Sarebbe bello, per una volta, vedere un “fronte del Nì”. Sì, proprio così: non il solito muro del No a prescindere, né l’entusiasmo cieco di chi dice Sì senza farsi troppe domande. Ma un approccio razionale, che valuta pro e contro e cerca di trasformare un’idea discutibile in un’opportunità concreta.
Il porto crocieristico a Fiumicino non convince tutti: il rischio di avere un’infrastruttura invasiva con benefici limitati per l’economia locale è reale. Ma dire solo “no” significa anche rinunciare a infrastrutture che servirebbero comunque: strade, trasporti, servizi. Meglio allora un “ni” intelligente, che apra la porta a una trattativa vera.
E se invece di un porto per le grandi navi si puntasse su uno per yacht di lusso? Royal Caribbean potrebbe investire in una struttura dedicata a un turismo di qualità, con ricadute economiche dirette sul territorio: rifornimenti, cantieristica, accoglienza, shopping, ristorazione di alto livello. Un indotto vero, non un fugace sbarco di massa. E compatibile con i fondali melmosi di Fiumara.
In una città dove il dibattito pubblico è troppo spesso solo un ring tra tifoserie, un po’ di sano pragmatismo non guasterebbe. Perché dire “ni” non è debolezza, ma intelligenza: significa negoziare, migliorare i progetti, trasformare un’idea che non convince in una giusta. Peccato che il “fronte del ni” sia ancora un’utopia.
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