
Non importa chi vince o perde, importa chi incassa: Ucraina e Palestina, Trump inaugura il suo manifesto, dove il futuro si compra al miglior offerente
Washington, 27 febbraio 2025 – Il presidente Donald Trump ha scatenato un’altra tempesta delle sue, condividendo su Truth Social e Instagram un video generato dall’Intelligenza Artificiale intitolato “Trump Gaza”, una versione surreale della sua visione per il futuro della Striscia. L’ex zona di guerra viene trasformata in un paradiso turistico, con grattacieli moderni, hotel di lusso, casinò, una statua dorata di Trump e persino Elon Musk che lancia banconote in aria ai bambini. Ma mentre il mondo occidentale s’indigna per l’ennesima provocazione su Gaza, a Washington si prepara un altro capitolo della dottrina Trump: tra due giorni, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky tornerà nella capitale americana per firmare l’accordo sulle terre rare, un’intesa che ridefinirà il rapporto tra Kiev e gli Stati Uniti. Due scenari apparentemente lontani, due guerre diverse, due crisi senza apparenti punti di contatto. Eppure, ora hanno trovato un comune denominatore: l’affarismo di Trump, che trasforma ogni conflitto in un’opportunità economica, un investimento, una trattativa da chiudere al miglior prezzo. E’ il manifesto trumpiano che sta rivoluzionando le regole del gioco, in cui la pace si compra.
Gaza: il business prima della diplomazia
Il video di Trump su Gaza non è solo una folle provocazione. Anzi, di pazzo non c’è nulla è la sintesi perfetta della sua politica. Il presidente ha sempre trattato il conflitto israelo-palestinese come un affare da risolvere con investimenti e non con trattative diplomatiche. La sua proposta, avanzata già a inizio febbraio, era chiara: sgomberare due milioni di palestinesi, spostarli in Egitto e Giordania e trasformare Gaza in una “Riviera del Medio Oriente”. Un piano che la comunità internazionale ha etichettato senza mezzi termini come pulizia etnica mascherata da speculazione immobiliare.
Il video è un messaggio esplicito: chi ha soldi può rifare la storia a suo piacimento. La devastazione della guerra viene sostituita da immagini patinate, con Netanyahu a bordo piscina e ballerine che si esibiscono tra hotel scintillanti. Un sogno di capitalismo senza limiti che ignora deliberatamente le macerie e i quasi 50.000 morti palestinesi degli ultimi mesi di conflitto.
Ucraina: terre rare e soldi indietro, o finisce qui
Non solo Medio Oriente: l’Ucraina è al centro delle attenzioni di Trump. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in una posizione di estrema debolezza, si appresta a volare negli Stati Uniti per firmare un accordo umiliante: la cessione del 50% dei profitti derivanti dallo sfruttamento delle terre rare ucraine agli americani, in cambio di un supporto non ben definito. Anche perché Trump ha chiarito che non darà più un solo dollaro a Kiev senza ottenere qualcosa in cambio.
E non è tutto: Trump vuole pure tutti i soldi indietro. Quei 350 miliardi di dollari inviati all’Ucraina durante l’amministrazione Biden, a cui Trump fa riferimento ogni giorno, non li considera aiuti a fondo perduto, ma un prestito. E i prestiti si ripagano. Trump lo ha detto chiaramente: Kiev deve restituire ogni centesimo, e non con vaghe promesse, ma con qualcosa di concreto. E quel “qualcosa” sono le terre rare ucraine, materiali strategici per il settore tecnologico, per l’intelligenza artificiale, per la corsa agli armamenti del futuro
La Dottrina Trump: chi paga, vince
Trump non combatte guerre per ideali (e, fino ad oggi, non ne ha mai combattute in generale), ma per profitto. L’America sotto la sua guida non sarà più il poliziotto del mondo, a meno che non ci sia un guadagno concreto. In Ucraina, Trump vuole che gli aiuti vengano ripagati con le risorse strategiche del Paese. A Gaza, l’unica prospettiva di pace che immagina è quella finanziata da investitori e miliardari. Non importa quanti morti ci siano stati, né quale sia la posta in gioco dal punto di vista umano e geopolitico. Il valore di un conflitto, per Trump, si misura in termini di ritorno economico. L’Europa parla di diplomazia, di diritto internazionale, di sovranità. Trump parla di soldi. E alla fine, in questa partita, chi ha i soldi ha il controllo. E se qualcuno protesta, la risposta è sempre la stessa: “È solo business”. Una spregiudicata realpolitik in cui l’unica voce in capitolo ce l’ha il denaro. Va oltre l’Ucraina e la Palestina: è una vera e propria dottrina. (Foto: Instagram @realdonaldtrump)
*Lorenzo Contigliozzi – corrispondente dagli Stati Uniti.
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