Roma, blitz antidroga nelle piazze di spaccio: 26 arresti

18 marzo 2025 | 10:47
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Roma, blitz antidroga nelle piazze di spaccio: 26 arresti

Armi da guerra e bombe a mano: questo l’arsenale di un agguerrito clan finalizzato al narcotraffico

Roma, 18 marzo 2025 – Sono 26 le persone arrestate nel blitz a Roma: la vasta operazione dei carabinieri del comando provinciale di Roma su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma, il Comando Provinciale di Roma, unitamente ai Comandi Arma territorialmente competenti, si è svolta nella mattinata di oggi, ha dato esecuzione a un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali e reali emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Roma nei confronti di 26 persone, gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti (art. 74 d.p.r. 309/90), detenzione e cessione ai fini di spaccio (art. 73 d.p.r. 309/90),detenzione e porto illegale di armi (artt. 10 e 12 legge 497/1974, 23 commi 3 e 4 legge n. 110/1975)e rapina (art. 628 c.p.).

L’enorme volume d’affari: circa 30mila euro al giorno

Più in particolare, nel corso della attività di indagine, condotta mediante attività tecniche e dinamiche dai Carabinieri del Comando Provinciale di Roma nel periodo tra marzo 2018 e febbraio 2024 con il coordinamento della DDA della Procura di Roma, sono stati raccolti elementi gravemente indiziari in ordine alla esistenza di un’importantissima rete del narcotraffico attraverso cui vengono approvvigionate le più floride piazze di spaccio della città (Tor Bella Monaca, Quarticciolo, Quadraro, Cinecittà, Tuscolano, Giardinetti, Primavalle e Casalotti) per un volume d’affari enorme: decine di milioni di euro al mese, con singole piazze di spaccio che arrivano a produrre un “fatturato” di circa 30 mila euro al giorno.

Gli omicidi e le condanne

Emergerebbe – come ricostruito dai carabinieri – per la prima volta in modo sistematico la rete di sodali e fiancheggiatori di Giuseppe Molisso e Leandro Bennato, le due figure gravemente indiziate di essere al vertice del gruppo, entrambe già in carcere per altri efferati delitti: Molisso per l’omicidio dell’albanese Selavdi Shehaje il tentato omicidio dei fratelli Costantini, Bennato per aver sottoposto a sequestro e seviziato Gualtiero Giombini e Christian Isopo al fine di recuperare circa un quintale di cocaina che gli era stata sottratta.

Il 2.11.2023, Molisso veniva condannato, in secondo grado, dalla Corte d’Appello di Roma, alla pena di anni quattordici di reclusione per il tentato omicidio dei fratelli Costantino Emanuele ed Alessio, avvenuto il 13.07.2021. In data 04.11.2024, Molisso, insieme a Calderon Raul Esteban, veniva condannato, in primo grado, dalla Corte d’Assise di Frosinone alla pena dell’ergastolo per l’omicidio di Shehaj detto “Simone”, avvenuto il 20.09.2020 in località Torvaianica del Comune di Pomezia (RM). Il 15.04.2024, Bennato veniva condannato, in primo grado, ad anni 20 di reclusione dal GIP del Tribunale di Roma, per la detenzione di 107 kg di cocaina e per il sequestro a scopo di estorsione di Giombini Gualtiero e di Isopo Christian.

Il 18.02.2025, Calderon veniva condannato, in secondo grado, dalla Corte d’Appello di Roma, alla pena di anni dodici di reclusione quale esecutore del tentato omicidio dei fratelli Costantino Emanuele ed Alessio, avvenuto il 13.07.2021.
In data 04.11.2024,CALDERON, unitamente a Giuseppe Molisso, veniva condannato, in primo grado, dalla Corte d’Assise di Frosinone alla pena dell’ergastolo per l’omicidio di SHEHAJ Selavdi detto “Simone”, avvenuto il 20.09.2020 in località Torvaianica del Comune di Pomezia.

Il monopolio della droga

L’attività investigativa e le fondamentali dichiarazioni dei collaboratori di giustizia hanno consentito di ricostruire in termini di gravità indiziaria il sistema sul quale si reggeva una sorta di monopolio della droga: Molisso e Bennato non si sarebbero limitati a dare vita a uno stabile e agguerrito clan finalizzato al narcotraffico ma avrebbero raggiunto l’ambizioso scopo di riunire le più importanti piazze di spaccio della capitale, imponendo ai capi piazza la fornitura di cocaina, peraltro a prezzi più elevati, importata prevalentemente da due fornitori albanesi di straordinarie capacità, Altin Sinomati e Renato Muska.

I ruoli

Molisso e Bennato, storicamente contigui al noto Michele Sense, potevano contare sulla fedeltà assoluta di:
– Emanuele Selva ,che si occuperebbe della detenzione, taglio, trasporto  e commercializzazione delle sostanze stupefacenti, intervenendo, su ordine di Molisso, con azioni violente a difesa delle piazze di spaccio rifornite dall’organizzazione; Marco DESIDERI, che oltre a detenere,trasportare e commercializzare le sostanze stupefacenti, gestirebbe in prima persona almeno una piazza di spaccio per la quale si rifornisce stabilmente attraverso i canali dell’organizzazione; Guido Cianfrocca ,cognato di Molisso , che si occuperebbe dell’approvvigionamento, del trasporto, della vendita di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti e della riscossione dei relativi proventi, nonché del trasporto delle armi dell’organizzazione;

Raul Esteban Calderon (condannato3 in primo grado poiché ritenuto l’esecutore dell’omicidio dell’albanese Selavdi SHEHAJ e del tentato omicidio dei fratelli Costantino ,nonché imputato nel processo per l’omicidio di Fabrizio Piscitelli (poiché ritenuto il killer), compartecipe in importanti scelte strategiche del sodalizio criminale, non si sarebbe limitato alla detenzione e alla cessione di diversi chili di cocaina, bensì si sarebbe attivato per il rinvenimento di ulteriori canali di approvvigionamento all’ingrosso della droga, procurando e consegnando armi a Molisso, assicurando la consegna di denaro ai familiari dei sodali detenuti per il pagamento delle spese legali.

Armi da guerra e bombe a mano

Il consolidamento dell’autorità criminale del sodalizio, di primissimo piano in termini di pericolosità, dotato di armi da guerra e persino di bombe a mano, sarebbe stato ottenuto attraverso l’imposizione della violenza a chi non stava alle regole dettate dai capi, Giuseppe Molisso e Leandro Bennato. Come documentato, infatti, in termini di gravità indiziaria, dalle intercettazioni e dalle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, il loro ascendente criminale è riconosciuto trasversalmente“…sti ragazzetti crescono tutti con il nome di Peppe Molisso e Bennato e ‘sta cosa si rafforza. Molisso è diventato il Michele Senese di dieci anni fa. Molisso a Cinecittà è diventato il Michele Senese di dieci anni fa e Bennato uguale”.

La violenza: “Lo spaccano tutto, lo mandamo all’ospedale”

D’altro canto, a chi si poneva sotto la loro ala veniva assicurata protezione in vario modo,risolvendo i contrasti ai vertici delle piazze di spaccio stabilendo la sostituzione o il mantenimento del titolare, intervenendo in difesa dei singoli capi piazza rispetto a nuovi soggetti intenzionati a intromettersi nel traffico degli stupefacenti, controversie che venivano risolte anche con il compimento di eclatanti atti di violenza. Emblematici sono: l’intervento di MOLISSO a sostegno di uno dei capi piazza di Tor Bella Monaca che a maggio 2020 era entrato in forte contrasto con un noto pregiudicato della zona. L’uomo al vertice del sodalizio si dimostrava disponibile a risolvere la questione anche con l’uso delle armi e con il supporto di SELVA Emanuele al quale impartiva l’ordine di proteggere il loro sodale ricevendo rassicurazioni dal suo interlocutore “Io sto qua in giro fra se lo vedemo lo spaccano tutto semo 7-8 […] Lo mandamo a ospedale”.

Molisso dava la disponibilità per un suo intervento diretto ipotizzando addirittura la possibilità di un agguato armato al quale avrebbe partecipato direttamente “Fra fateme trova moto fago la porta glie sparo io””; la ritorsione nei riguardi di alcuni cittadini magrebini che volevano ritagliarsi un proprio spazio ove affrancarsi e gestire in autonomia un’attività di spaccio in via dell’Archeologia a Tor Bella Monaca. Le mire degli extracomunitari venivano infrante nella notte tra il 21 e il 22.10.2022,quando SELVA interveniva presso un esercizio commerciale, armato di pistola, a sostegno dei Moccia, gestori di una delle piazze di spaccio più importanti di Tor Bella Monaca. Nell’occasione veniva esploso un colpo d’arma da fuoco, che attingeva la vetrata del palazzo antistante, e i nordafricani, impauriti, venivano violentemente percossi;

Rapina con i kalashnikov

Fra gli episodi rientra la rapina, commessa con l’uso di kalashnikov, posta in essere dall’organizzazione per appropriarsi di 10 Kg. di cocaina estorti al narcotrafficante Capogna  Fabrizio,poi divenuto collaboratore di Giustizia, e sottratti al solo fine di appropriarsi dei suoi canali di approvvigionamento.

Sequestri per 5 milioni

Unitamente alle misure cautelari personali, venivano disposte dal Giudice per le Indagini Preliminari misure cautelari reali, consistenti nel sequestro preventivo di beni e assets finanziari. Gli accertamenti patrimoniali hanno infatti evidenziato la presenza di beni immobili e mobili sproporzionati rispetto ai redditi dichiarati, derivanti dal reimpiego di fondi di natura illecita e provenienti dalle attivitàcriminali del sodalizio investigato. In particolare, sono stati individuati beni, nella disponibilità diretta dei principali indagati, tra cui1 villa, 1 appartamento e 1 appezzamento di terreno adibito a vigneto ubicati nella provincia di Roma, nonché i rapporti finanziari/bancari di 32 soggetti contigui agli indagati, sottoposti a sequestro preventive finalizzato alla successiva confisca ex art. 240 bis C.P.,per un valore di circa 5 milioni di euro.

Il procedimento versa tuttora nella fase delle indagini preliminari, con la conseguenza che per tutti gli indagati vige il principio di presunzione di innocenza.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.