La politica (inutile e fastidiosa) del braccio di ferro

Il rischio concreto è di allontanare i cittadini dal voto. Il dato sull’astensionismo crescente lo dimostra.
C’è un malessere diffuso, eppure poco considerato, che attraversa la vita politica locale e nazionale: l’indifferenza crescente dei cittadini “neutri”. Quelli che non tifano, che non si schierano per partito preso, che non si riconoscono nei continui duelli verbali tra maggioranza e opposizione. Sono persone che osservano con distacco, a volte con fastidio, il teatrino delle accuse reciproche che sembra aver preso il posto del dibattito serio e costruttivo.
Già nella scorsa legislatura, a Fiumicino la politica del braccio di ferro era diventata una costante. Un gioco di forza tutto interno al Comune, in cui attaccare la controparte appariva più importante che risolvere i problemi reali delle persone. Ma a furia di giocare al massacro, il rischio è di lasciare indietro proprio quei cittadini che non vogliono fare il tifo per nessuno, ma solo vedere risultati concreti; o perlomeno ascoltare un dibattito costruttivo.
Oggi le dinamiche politiche assomigliano sempre più a una guerra di logoramento, dove l’obiettivo principale sembra essere rovinare il lavoro della controparte piuttosto che proporre soluzioni migliori. In un contesto simile, è inevitabile che a votare siano sempre più spesso solo i supporter fedeli, quelli che vedono nella politica un’arena in cui si vince o si perde, ma mai un luogo di confronto per il bene comune; costoro partono dal presupposto di avere ragione a prescindere, e dalla convinzione dell’inferiorità dell’altro.
Se questo trend continua, la politica diventerà un affare per pochi, allontanandosi sempre più dalle esigenze dei cittadini comuni, e chi si erge a capo-popolo, girandosi, non vedrà che un risicato manipolo di supporter invasati ad incitarlo. E questo non è solo un problema per chi governa o per chi si oppone: è un problema per la democrazia stessa. Quella democrazia che tutti dicono di voler tutelare, ma che sembra sempre più un pretesto per litigare e sempre meno un obiettivo da perseguire.